Capitolo 6.

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La sveglia suonò incessantemente. Diedi alcuni colpi sul comodino prima di riuscire a spegnerla. Erano di nuovo le sei di mattina. E mi sarebbe aspettata una giornata orrenda. Mi alzai stancamente dal letto e mi diressi in bagno, afferrando i primi indumenti che mi capitarono a tiro. Mi guardai allo specchio. Avevo un aspetto orribile. Il livido sulla guancia destra era di un viola scuro ed un grumolo di sangue si era formato sul labbro inferiore. Afferrai il fondotinta che usavo appositamente per queste occasioni e cercai di coprire i segni degli schiaffi il più possibile. Mi lavai e vestii velocemente e tornai in camera. Afferrai alcuni libri a caso e li misi nello zaino, per poi scendere le scali e chiudere casa. Trovai un Range Rover nel vialetto e il mio cuore si strinse. La persona all'interno dell'abitacolo, aprì lo sportello, scendendo dal suv e potei vederla. Emily era lì, più bella che mai, che mi aspettava. Sorrise, ma di buono in quel sorriso, non c'era proprio niente. Si sistemò rapidamente i capelli prima di avvicinarsi. Quando fu a pochi passi da me, si tolse gli occhiali da sole e i suoi occhi furono come un tuono in ciel sereno.

-Buongiorno Clifford, cambio di programma, oggi niente scuola- disse. Rimasi fermo ma alzai solamente un sopracciglio facendole capire che volevo sapere dove saremmo andati. Lei camminò per il vialetto, lasciandomi la vista del suo fantastico sedere.

-Mi piacerebbe molto visitare casa tua, specialmente la tua camera, che ne dici se entriamo?- domandò. Sentii un calore crescere nel basso ventre e mi precipitai davanti alla porta per aprirla. Quando fummo dentro, fece in tempo a chiudere la porta ed io a lanciare lo zaino a terra, che mi accanii sulle sue labbra. Si lasciò sfuggire un gemito ma ricambiò subito il bacio e mentre la presi in braccio, la portai al piano superiore. La posai sul letto e le tolsi la maglia. Rimasi un attimo a godermi lo spettacolo che mi si presentò davanti. E mano a mano che i nostri indumenti andavano a disperdersi per la camera, decisi che tutti i buoni propositi che mi ero programmato in anni, potevano andare a farsi fottere. La necessitavo troppo e finalmente, il mio momento era arrivato.

Il telefono iniziò a squillare e mi accorsi in quel momento di essermi addormentato. Guardai il display. Una chiamata da Noemi.

-Pronto?- dissi accettando la chiamata. Emily era al mio fianco che dormiva.

-Michael Clifford per quale cazzo di motivo non sei venuto a scuola stamattina? È successo qualcosa?- ringhiò dall'altra parte.

-Scusami Noemi ma non mi è suonata la sveglia- arrancai.

-Sicuro?- chiese leggermente preoccupata e con un tono più calmo.

-Sì, tranquilla-. Sorrisi leggermente mentre spostavo le coperte sul corpo di Em. Sentii Noemi lanciare un grido divertito.

-Ciao Ashton- dissi immediatamente. Noemi sussurrò qualcosa e poi passò il telefono.

-Ehi Michael, oggi avevamo lezione di biologia insieme e non sei venuto, questa me la paghi- scherzò. Risi anche io.

-Scusami amore, mi farò perdonare- dissi con una voce da donna. La risata cristallina di Ash mi invase l'orecchio.

-Ti posso fare una domanda?-.

-Certo dimmi- risposi tranquillo.

-Perché vieni a scuola con l'autobus se hai un Range Rover?- chiese.

-Ma io non ho la macchina- ribattei come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Poi capii l'enorme cazzata che feci. Sentii un tonfo al cuore.

-E perché ce ne è uno parcheggiato davanti casa tua?- chiese di nuovo. E mentre iniziai a cercare una scusa, Ash sussurrò qualcosa e il telefono venne scambiato di mano di nuovo.

-Michael apri questa cazzo di porta- tuonò Noemi, bussando. Attaccai la chiamata e iniziai a strattonare Emily. Lei si svegliò di soprassalto.

-Clifford che cazzo ti prende?- domandò assonnata.

-Abbiamo problemi. Noemi ed Ashton sono qua fuori- sussurrai. Sentii di nuovo qualcuno sbattere alla porta. E mentre pensai che la situazione non potesse peggiorare, una voce urlò da fuori.

-Mikey, dobbiamo parlare-. Luke era lì fuori. Emily sbarrò gli occhi e disse le stesse cose che stavo pensando in quel momento.

-Oh porca puttana-.

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