La cucina dava sulla porta d'entrata, così la prima persona che Calum vide, fui io. Aveva le maniche della t-shirt nera arrotolate sulle spalle, gli skinny jeans strappati sulle ginocchia e le sue inseparabili vans. Lo zaino era retto dalla spalla destra e aveva una sigaretta tra le labbra. Marlboro rosse, le uniche che fumava. La mano sinistra reggeva il telefono.
-L'ho trovato, è qui- disse alla persona dall'altra parte. Rimase in ascolto e poi rise guardandomi.
-Tranquilla, non lo sfiorerò nemmeno con un dito- ed attaccò. Capii che stava parlando con Emily. Non sapevo cosa dire. Ci pensò lui, aprendo la portafinestra in cucina che dava sul giardino, facendomi segno di seguirlo. Mi alzai frettolosamente e lo affiancai. Si accese la sigaretta.
-Vuoi?- mi offrì aprendo il pacchetto. Annuii e ne presi una. Fumavo raramente, non era un mio vizio. Lo facevo solo quando ero triste o ansioso ed ora, era uno di questi momenti.
-Cosa ti ha detto mia sorella?- mi domandò tranquillamente.
-Oh, mi ha parlato di lei e di Luke- sussurrai. Sapevo che non potevo mentirgli. Serrò la mascella.
-Che cosa è successo ora?- chiese più duramente. Feci un altro tiro dalla sigaretta, indeciso.
-Promettimi che non ti incazzerai con nessuno dei due, non voglio perdere le loro amicizie-. Era così strano chiedere di mantenere a Calum un segreto. Lui annuì.
-Diciamo che oggi, prima di andare in mensa, li ho visti baciarsi nel corridoio- bisbigliai. Si strozzò con la sua stessa saliva. Diede qualche colpo di tosse e spalancò gli occhi.
-Dimmi che è uno scherzo- disse leggermente deluso. Scossi la testa in segno di negazione. Sbuffò fortemente e continuò a fumare in silenzio. Buttò il mozzicone a terra e si mise seduto sul dondolo nel giardino. Lo seguii quasi meccanicamente.
-D'altronde è così innamorata di lui che dovevo aspettarmelo- rispose.
-Era già successo dopo che si erano lasciati?- domandai. Lui annuì di nuovo.
-Diverse volte, ed ogni volta dovevo rinchiuderla dentro casa, così che lo dimenticasse e potesse continuare la sua vita. L'avevo avvertita fin dal primo momento che Luke le avrebbe dannato l'anima ma è una ragazza testarda, fa sempre di testa sua-. Finii la sigaretta e la buttai.
-Beh, se si amano non vedo il motivo per cui non debbano stare insieme. So che Luke ha fatto molte stronzate nei suoi confronti ma se sono ancora allo stesso punto, significa che ci tengono troppo per allontanarsi- espressi la mia opinione.
-È la cosa che mi ripetevo anch'io ma evitavo di farli stare insieme perché non volevo che mia sorella soffrisse. È la mia piccola e se dovesse succederle qualcosa, mi sentirei male- confessò. Rimasi allibito da questo discorso cuore a cuore con Calum. Non lo avrei immaginato neanche tra mille anni.
-È bello sapere quanto tu tenga a lei. Di solito i rapporti fraterni non sono così- dissi. Lui sorrise timidamente e quasi mi sentii male. Non riuscivo a crederci. Calum Thomas Hood mi stava sorridendo. Era bello quando sorrideva ed estremamente simpatico. Lui ed Emily era molto simili. Entrambi si nascondevano dietro un muro di rabbia e tristezza quando avevano solo bisogno di essere amati. Gli sorrisi di rimando. Non avrei mai pensato di trovarmi così a mio agio con lui. Sentivo come se tutti quegli schiaffi e pugni ricevuti in anni, erano stati ricompensati dal suo sorriso. Mi sentii quasi fortunato. Il mio telefono vibrò e lo afferrai lentamente. Ashton. Calum guardò chi fosse e poi mi fece cenno che potevo rispondere tranquillamente.
-Ehi Ash- dissi mostrandomi il più naturale possibile. Sentii un singhiozzo dall'altra parte del telefono. Ashton Irwin, la fonte della felicità stava versando lacrime?
-Ashton, cosa succede?- sussurrai preoccupato.
-Michael, potresti venire a casa mia?- mi chiese. Gli risposi di si e mi scrisse l'indirizzo di casa sua. Si trovava molto distante da qui, avrei dovuto camminare un bel po'. Calum, che in quel momento stette in silenzio, lesse l'indirizzo e spalancò gli occhi.
-E tu dovresti andare fino lì? Sono due chilometri a piedi. Ci impiegheresti venti minuti- quasi urlò sbalordito. Risi leggermente.
-Cosa non si fa per amicizia- ironizzai. Rientrai dentro e presi lo zaino in salotto. Noemi dormiva ancora beata. Sentii Calum afferrare delle chiavi e uscire prima di me.
-Ho la moto qui in garage, ti do un passaggio- spiegò. Non riuscivo a pensare se questa disponibilità da parte sua fosse positiva o negativa ma accettai comunque. Magari domani avrebbe fatto di nuovo lo stronzo ma ora volevo far finta di esser suo amico. Si mise il casco e ne prese un altro per me. Lo misi con alcune difficoltà e poi appena salimmo, l'accese e partimmo. Le moto non erano proprio il mio genere. Erano pericolose e mi ricordavano mio padre. Faceva delle corse clandestine con esse. Mi persi nel paesaggio di Houston che sfrecciava al mio fianco. Sentivo come se qualcosa fosse cambiato ma non capivo se fosse dentro di me o fuori. Dio forse si era ricordato che esisto. Arrivammo a casa di Ash poco dopo e ringraziai mentalmente Gesù di essere arrivati sani e salvi. Scesi dalla moto, tolsi il casco e lo porsi a Cal.
-Grazie del passaggio- gli dissi. Lui sorrise di rimando e si girò per andarsene. Mentre mi avvicinavo alla porta, mi richiamò. Mi girai nella sua direzione. Diede un po' di gas e parlò.
-Dì in giro che ti ho accompagnato da qualche parte o che anche solamente abbiamo parlato senza insultarci e ti spezzerò le gambe- e se ne andò. Risi a quella minaccia. Oh Calum, era sempre lo stesso. Bussai alla porta con il sorriso ma quando vidi Ash, scomparve. Mi sentii male a vederlo con gli occhi rossi e le guance solcate dalle lacrime. Il mio cuore affondò ancor di più quando il suo pugno si connesse con la mia mascella.
-Luke mi ha detto che si è baciato con Noemi e tu eri lì a guardarli. Spero solo che ti sia piaciuto lo spettacolino- ringhiò. Non era possibile. Come aveva potuto Luke farmi una cosa del genere? Poi mi ricordai della persona che era. Il suo riavvicinamento a me, era stata solo una scusa per incolparmi.
-Non è andata così. Fammi spiegare- chiarii. Mi guardò per alcuni istanti. Non sapeva se fidarsi o meno. Non pensavo che potesse credere a Luke, una delle persone che mi aveva maltrattato per anni, cosa che lui stesso sapeva. Forse in quel momento pensò alla stessa cosa, che si spostò da davanti alla porta e mi fece entrare.
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Idiot.
Teen FictionQualcuno spinse la mia cartella a terra e uscirono tutti i fogli, la gente intorno a me iniziò a ridere. -Perché lo fanno? E soprattutto, perché non hai reagito?-. -Lo fanno perché da tre anni a questa parte sono la loro preda preferita e non posso...