Capitolo 17.

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Noemi's pov.

Quattro mesi dopo il ricovero in ospedale, Lucas Robert Hemmings cessò di esistere nella mia vita. Non che fosse morto, anzi, fu fortunatissimo a sopravvivere e mi sentii la sua salvatrice. Luke Hemmings cessò di esistere per me. Perché capii che tutto ciò che avevamo attraversato, non poteva essere ripreso da un momento all'altro. Non mi pentii di avergli detto tutte quelle cose, erano vere, ma per noi non c'era più niente da fare. Lo capì anche lui, quando lo andai a trovare. La mia vita doveva distaccarsi dalla sua. Avevamo bisogno entrambi di prendere nuove strade. Iniziai a conoscere meglio Ashton e mi pentii di non avergli dato spago molto prima. Era il ragazzo ideale che mi ero sempre immaginata. Dolce, simpatico, sempre disponibile. Avevamo i nostri momenti dolci e qualche litigata. L'unico problema? Non era Luke. Ma scacciai questo pensiero dalla mente quando arrivai in mensa. Ashton era al nostro tavolo ad aspettarmi, bello e sorridente come sempre. Stava parlando con Calum. Da quando Luke tentò il suicidio, la situazione nel nostro gruppo cambiò. Sempre se poteva essere definito un gruppo. Calum divenne molto più calmo, non picchiava più nessuno e si trovò molto in sintonia con il mio ragazzo. Luke cambiò scuola, non sostenendo tutte le notizie false che si dicevano sul suo conto in corridoio. Ma il problema più grande si creò tra Michael ed Emily. La loro relazione durò poco. Una settimana dopo l'accaduto, Michael la lasciò. Si era coricato tutta la colpa dei problemi di Luke sulle spalle, sentendosi terribilmente in colpa. Em diventò la ragazza di prima. Si baciava con un ragazzo diverso ogni giorno e le prese in giro su Mikey, riniziarono. Fortunatamente, a parte due o tre imbecilli, nessuno gli diede ragione e lui potè continuare la sua vita tranquillamente. Mi sedetti vicino ad Ash, posandogli un bacio sulle labbra. Mio fratello sorrise teneramente. Michael mi guardò ed accennò il sorriso più falso della storia. Era dimagrito tantissimo nell'ultimo tempo, non parlava più e la scuola stava andando a rotoli. Sua madre lo portò svariate volte dallo psicologo, ma niente cambiò. Michael Clifford era diventato un fantasma vivente. Respirava lentamente, incrociando le braccia sul petto e stringendo sui polsi. Rimaneva in quella posizione anche per tutta la giornata.

-Cosa facciamo stasera? È sabato e non voglio stare a casa- si lamentò Ash, riscuotendomi dai miei pensieri.

-Se andassimo a ballare?- proposi. Calum annuì in accordo ed Ashton si spostò irrequieto sulla sedia, rivolgendo l'attenzione al ragazzo dai capelli rossi davanti a lui.

-Mikey, che ne dici? Sarà divertente- pronunciò con tutta la dolcezza di questo mondo. Lui scosse la testa in segno di negazione.

-Michael Gordon Clifford, hai diciannove fottutissimi anni, hai bisogno di divertiti e soprattutto di vivere- dissi esasperata. Lui scosse ancora la testa.

-Non ho nessun motivo per essere felice- sussurrò. Mi beai del suono della sua voce che ormai avevo quasi dimenticato.

-Stammi a sentire. Ti sei depresso per cose inutili. Lo sappiamo tutti che il tentato suicidio di Luke ti ha scosso- spalancò gli occhi a quelle parole. Non ne avevamo mai parlato così chiaramente ma continuai -a tutti ci ha fatto del male. Io stessa l'ho dovuto aiutare a fermare il sangue mentre l'ambulanza stava arrivando e non c'è giorno in cui io non ci pensi. Ma guardati. Hai perso la tua essenza, Mikey. Ti sei rinchiuso in te stesso senza un preciso motivo, lasciando addirittura la ragazza della tua vita-. Diede un pugno forte sul tavolino, alzandosi. Tutti si girarono a quel tonfo e il silenzio si fece largo.

-Tu non sai un cazzo, okay? Lui decise di tagliarsi le vene perché io lo picchiai ed umiliai davanti a mia madre, la mattina stessa. Gli dissi che non meritava niente nella vita, nemmeno te. Come posso vivere se ho questo peso sul cuore ogni giorno? Ho portato una persona a tentare il suicidio, lo capisci?- urlò scoppiando a piangere. Calum si alzò facendo un cenno a tutti i presenti di farsi i fatti loro e mano a mano le teste furono tutte rivolte in un'altra direzione. Abbracciai Michael fortemente, accarezzandogli i capelli. Non potevo immaginare che fosse successo questo. Neanche Luke mi aveva detto niente. Poi, gli presi il viso tra le mani e lo costrinsi a guardarmi negli occhi.

-Mikey stammi a sentire. Lo so, ti senti in colpa per ciò che gli hai detto ma Luke ti perdonò dal primo giorno in cui andasti a trovarlo in ospedale. Dannarsi l'anima per nulla, è sbagliato. Lui è ancora vivo. Respira ancora, solo che non è qui perché ha deciso di cambiare aria. Questi anni non torneranno più, hai bisogno di divertirti- bisbigliai. Lui annuì tristemente. La campanella di fine ricreazione suonò e come al solito, lo accompagnammo davanti la sua classe.

-Ci mettiamo d'accordo dopo per la discoteca- parlò e chiuse la porta alle sue spalle. Calum ed Ashton mi abbracciarono, contenti del fatto che avesse accettato. Arrivai in classe di matematica e scrissi un messaggio al mio ragazzo descrivendogli un piano, che avevo in mente da mettere in atto. Ci ritrovammo due ore dopo fuori scuola. La canottiera che indossava lasciava i suoi bicipiti scolpiti in esposizione. Indossava skinny jeans neri, un paio di scarpe da ginnastica e la sua indimenticabile bandana. I ricci biondi si muovevano sparsi a causa del vento. Era così bello. Quando sorrise mi sentii mancare l'aria. Mi strinse in un dolce abbraccio e mi riempì di baci. Mi sentii così amata. Entrammo nella sua macchina, poggiando gli zaini nei sedili posteriori. Michael sarebbe tornato con Calum.

-Sei certa che funzionerà questo piano?- domandò titubante. Annuii, sicura di me stessa.

-Sì, lo sto pensando da giorni. Ho organizzato tutto nei minimi dettagli, dobbiamo solo andare a casa sua- risposi. Non fece altre domande, semplicemente accese la macchina ed iniziammo ad avviarci nella nostra direzione. Arrivammo poco dopo e rimasi a guardare la villetta di fronte a me per alcuni minuti. Poi, aprii lo sportello ed andai verso la porta.

-Per il bene di Michael?- sussurrò Ash. Annuii.

-Per il bene di Michael- ripetei e fiduciosa, suonai il campanello.

Michael's pov.

Salutai Calum ed entrai in casa. Mia madre si era appena finita di preparare, per andare a lavoro. Le sorrisi.

-Ehi tesoro, ti ho cucinato hamburger e patatine fritte. Stasera torno prima- mormorò posandomi un bacio sulla guancia.

-Uhm, stasera non ci sarò. Esco con i miei amici-. I suoi occhi si accesero e un sorriso stupendo si estese per il suo volto.

-Che bella notizia. Allora ci vediamo direttamente domani mattina ma non fare troppo tardi- e con questo, uscì. Andai in cucina e decisi di dare qualche morso al panino, giusto per soddisfazione di mia madre. Andai subito in camera, infilandomi sotto le coperte. Guardai il muro bianco davanti a me per un lasso di tempo indefinito, pensando a milioni di cose inutili. Non volevo seriamente uscire stasera. Pensando poi a cosa avrei dovuto mettermi, mi addormentai.

Mi risvegliai dal suono del mio telefono. Risposi alla chiamata di Noemi.

-Dimmi- farfugliai ancora assonnato.

-Michael, sono le sei e mezza, tra mezz'ora Ash sarà da te, io andrò con mio fratello. Credo sia meglio che inizi a prepararti- disse tranquillamente. Le risposi di "okay" e attaccai la chiamata. Aprii l'armadio e mi fermai di fronte ad esso. Alla fine, optai per una canotta nera, un gilet con le borchie senza maniche a quadretti rossi e i miei pantaloni attillati neri. Mi infilai con qualche difficoltà i nuovi anfibi che avevo comprato, stringendo i cinturini. Poi, andai in bagno. Sistemai i capelli rossi e mi lavai velocemente i denti. Mi guardai allo specchio e mi sentii quasi bene con me stesso. Sistemai il piercing al sopracciglio che avevo fatto da poco. Tornai in camera, afferrai il cellulare e scesi al piano di sotto. Sentii una macchina fermarsi nel vialetto. Guardai dalla finestra e vidi il Range Rover di Ash. Presi le chiavi di casa e uscii chiudendola. Affrettai il passo e aprii la portiera, sedendomi sul sedile comodo. Mi girai verso il mio migliore amico e quasi svenni.

-Michael Clifford, quale onore rivederti- ghignò la persona davanti a me. Maledii Noemi mentalmente, sapevo che era stata una sua idea. Poi ricordai di dover rispondere e connessi il cervello con la bocca. Mi uscii un sussurro ansioso.

-Emily-.

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