Capitolo 18.

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-Lo so ancora come mi chiamo- ironizzò spegnendo il motore. Sentii le pareti del veicolo stringersi e l'aria iniziare a mancarmi. Ansia. Ansia che potesse succedere qualcosa di brutto. Avevo già sofferto troppo, non volevo soffrire ancora. Tutto questo non sarebbe successo se fossi rimasto a casa. Ma da una parte, ne fui contento. Avevo bisogno di tornare il Michael di prima. E soprattutto avevo bisogno di Emily. Strofinai le mani tra di esse, come se avessi freddo. La mia mente era vuota e piena di parole nello stesso momento. 

-Credo che tu abbia molte cose da spiegarmi- sussurrò. La ringraziai mentalmente per avermi dato lo spunto da cui iniziare. Annuii leggermente e mi avvicinai.

-Avrai sicuramente capito il perché io sia diventato così chiuso in questi ultimi mesi- iniziai. 

-In realtà l'ha capito l'intera scuola- rise leggermente, ricordandomi la mia scenata a Noemi in mensa. Risi anche io.

-Già. Ed è anche per questo che avevo deciso di troncare la cosa. Avevo la necessità di stare con me stesso- spiegai. 

-Ma Mikey, lo sai che se lo avessi detto subito, lo avremmo potuto affrontare insieme. Avresti anche avuto i tuoi spazi. E' stato difficile per tutti, specialmente per te e Noemi, ma l'hai vista anche te, è riuscita ad andare avanti. Non bisogna mai legarsi troppo al passato. Fa male- constatò.

-Mi manchi e mi dispiace così tanto- dissi guardandola negli occhi. Vidi tutta la dolcezza che nascondeva dietro un muro di indifferenza, trapelare fuori dai suoi occhi.

-Anche tu mi sei mancato, anche troppo direi. Non fare più una cosa del genere- mi supplicò. Sorrisi e mi sporsi per baciarla. Quando le nostre labbra si scontrarono, sentii tutte le mie insicurezze, andarsene via. Emily era la ragazza di cui avevo bisogno, più di qualsiasi altra cosa al mondo. Tutto con lei era più bello. Poi si staccò, sorridendomi ed accese la macchina. Cambiò marcia, mise entrambe le mani sul grande volante e ci avviammo verso la discoteca.

-Lo hai sentito?- chiesi. Sapeva a chi mi riferivo. Lei annuì.

-Sta bene, ha iniziato una nuova vita in quella scuola e sembra aver trovato anche una ragazza con cui iniziare qualcosa di serio. Gli dispiace pensare che tu stia così perché ti senti in colpa delle sue azioni e vorrebbe parlarti di nuovo- mi informò. Annuii anche io, ma con meno convinzione. Non ero pronto ad affrontarlo, almeno credo. Guardarlo negli occhi sapendo ciò che aveva fatto mi sarebbe riuscito difficile. Troppo. Trattenni un attimo il respiro, sperando che Emily non avesse pianificato di portarmi da lui a sorpresa. Continuai a respirare quando vidi la discoteca avvicinarsi. Cercammo per cinque minuti il parcheggio prima di trovarlo. Scendemmo dalla macchina ed entrammo nel locale affollato. La musica era troppo forte e faceva molto caldo. Era ancora presto eppure qualche persona era già in stato di ubriachezza. Individuai il tavolo di Noemi, Ash e Calum, così presi Em per mano e la strinsi accanto a me, facendomi spazio tra la folla. Quando li raggiungemmo, tutti e tre sorrisero alla vista delle nostre mani intrecciate. Li salutammo velocemente e ci sedemmo sul divano in pelle nera. Come locale non era male. Esteticamente era molto elegante, con dei semplici mobili in bianco o nero. Sarebbe stato più bello se la musica fosse stata di sottofondo e non così forte, ma in fin dei conti, era pur sempre una discoteca. Ordinammo alcune bevande non troppo alcoliche, sapendo che nessuno ci avrebbe chiesto l'età. Calum si alzò, andando a provarci con una biondina che era tutta sola al bar. Emily mi afferrò e mi trascinò nella pista da ballo. Non sapevo come muovermi e non avevo ingerito molto alcool per saperlo fare bene. Ma ci pensò lei quando appoggiò la sua schiena sul mio petto, mettendo le mie mani sulla sua vita e iniziando a muovere lentamente e con malizia il suo sedere sul mio basso ventre.

-Cazzo- sussurrai. Lei ridacchiò aumentando la pressione ed io, decisi di stare al gioco. Iniziai a muovere il bacino, seguendo i suoi movimenti ma spingendo leggermente di più. Lei sembrò gradirlo quando lasciò andare la testa all'indietro, finendo sulla mia spalla. Sapevo che la cosa non sarebbe finita bene e me ne diede la conferma quando camminò velocemente verso il bagno, stretta nel suo vestito attillato, facendomi segno di seguirla.

Noemi's pov.

-Dio santo, si sono rimessi insieme nemmeno da mezz'ora e già stanno andando a fare sesso- constatò Ash.

-Per di più in uno squallido bagno di una discoteca- precisai. Restammo abbracciati per un po', bevendo silenziosamente i nostri drinks e guardando Calum provarci con mille ragazze diverse. Mi sentivo bene, tutto si stava sistemando. Tutto stava tornando alla normalità, sempre se la nostra potesse esser definita normalità. All'inizio, eravamo ognuno per conto proprio, tutti si odiavano e nessuno si parlava. Ed ora non sapevamo cosa fare senza l'altro.  Eravamo proprio un gruppo strano. 

-Andiamo a ballare- propose il sexy australiano vicino a me. Acconsentii e mi lasciai coinvolgere dalla musica.

Luke's pov. 

Rimasi a guardare da lontano i ragazzi che si divertivano. Noemi ed Ash sembravano una perfetta coppia che stava insieme da anni, Calum era il solito pivello che cercava di rimorchiare ed avevo visto Michael ed Emily dirigersi verso il bagno. Ero felice che avessero chiarito, non volevo essere la causa della loro tristezza. Una ragazza mi strinse il braccio. La guardai un attimo con disprezzo. Era ubriaca marcia. Aveva il trucco colato sul viso e il rossetto leggermente sbavato. I capelli le si erano gonfiati appena eravamo arrivati e non era nemmeno tutta questa bellezza. 

-Andiamo a ballare- biascicò. Evitai di riderle in faccia, così strattonai semplicemente il braccio. Lei barcollò un po' prima di guardarmi ed andarsene. Se fossi andato nella pista, mi avrebbero visto. Non volevo rovinare i loro momenti di spensieratezza, portando dolore e brutti ricordi. Avevo deciso di cambiare scuola anche per questo. Perché non volevo la loro compassione. Quando una persona tenta il suicidio e si viene a scoprire, non verrà più giudicata come "persona" ma come "il ragazzo strano che ha provato ad ammazzarsi". Diventi semplicemente una delle milioni di vittime della società e del sistema moderno, mostrando la tua debolezza in gesti disperati. Decisi di scacciare questi pensieri dalla mia testa, andando al bar a prendermi un altro drink. Amavo lo stato di ubriachezza. Tutto era più leggero, meno malato. 

-Un qualcosa di forte- dissi al barista davanti a me, che fece un sorriso di chi la sa lunga. Mischiò due o tre alcolici, forse anche quattro, di cui non conoscevo il nome. Poi verso tutto nel bicchiere e me lo passò. 

-Vacci piano dragone- mi urlò, sovrastando la musica. Alzai il bicchiere in sua direzione, in gesto di ringraziamento e me ne andai. Dovetti spintonare troppe persone prima di riuscire a trovare un posto libero ed un po' isolato dal resto. Sarebbe stato bello stare qui con loro. Voltai di nuovo lo sguardo nella loro direzione.

-Mi mancate- sussurrai abbassando lo sguardo.

-Anche tu ci manchi, anche troppo direi- disse un Michael Clifford leggermente sudato vicino a me. Mi paralizzai sul posto. Come aveva fatto a vedermi?

-Ti troverei anche tra un mare di gente, Lukey. Sempre- rispose alla domanda, che nemmeno avevo posto. Vidi i suoi occhi farsi lucidi e sentii anche una strana sensazione dentro di me. Capii che fu nostalgia quando scoppiai a piangere insieme a lui, abbracciandolo, dimenticando il resto. In quel momento, esistevamo solo io e lui, come ai vecchi tempi.

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