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Fu un sollievo per me non svegliarmi nell'infermeria dell'agenzia ma nella mia stanza finalmente, accanto a me c'era il volto di Zero per niente rilassato.

Non aveva dormito e aveva le occhiaie e gli occhi rossi e gonfi, non sorrideva e rimaneva a fissarmi spaventato come non mai

-Zero-dissi accarezzandogli il volto, lui mi prese la mano e continuò a guardarmi negli occhi incendiandomi

-Non mi stai mentendo vero? Non ti sei dimenticata di me... ti prego-sussurrò, gli presi il volto e lo baciai lentamente

-Nemmeno sotto il veleno più potente potrei dimenticarmi di te, non potevo fare altro... aveva troppo potere su di noi e volevo che ti liberasse... ho passato notti insonni a ricordare il sapore del tuo sangue sulle mie labbra e non avevo la forza di passare un altro trauma simile. Ti chiedo perdono per averti illuso ma non mi avresti mai lasciata sola se io non ti avessi convinto, il solo motivo per cui ho resistito erano le lacrime che hai versato quando hai creduto di avermi persa... sono viva solo grazie a te-dissi dolcemente, lui mi strinse forte e mentre la sua presa diminuiva capii che si era addormentato e che probabilmente era da troppo tempo che non si riposava.

Mi alzai e mi feci una doccia per poi infilarmi finalmente la divisa della mia agenzia, mi guardai allo specchio: ero uno straccio ma lo straccio più felice della terra.

Ero dimagrita tantissimo e il mio volto era sciupato, notai che l'intensità del mio sguardo però non si era affievolita ed effettivamente avevo visto molte più crudeltà di quelle che avevo subito.

Uscii per i corridoi e i soldati mi guardavano incapaci di capire se dovessero fermarmi o meno ma nulla mi avrebbe fermato dal raggiungere la persona che mia aveva affiancata e aspettata tutto quel tempo soffrendo quasi quanto Zero.

Arrivai nella porta dell'ufficio principale e ovviamente il radar mi riconobbe e la porta si aprì, ci fu un blocco totale: tutti si voltarono a guardarmi non sapendo come avrei reagito e io capii in quell'istante che Zero non essendo sicuro che non avessi mai dimenticato tutto non disse a nessuno che in realtà non ero matta.

Camminai fino al centro dell'ufficio in silenzio e vidi che solo una persona fece qualche passo aventi in più rispetto agli altri: capelli biondi e occhi azzurri, non erano più innocenti quegli occhi, sembravano segnati da un dolore immenso e avevano perso ogni vivacità.

Cindy mi guardava in silenzio non volendo credere alle voci che aveva sentito su di me

-Quanto hai intenzione di aspettare ancora... Cindy?-chiesi sorridendole, lei scoppiò in lacrime e mi corse incontro lanciandosi su di me tanto che cademmo entrambe per terra.

Il suo pianto isterico quasi mi preoccupava ma capii che anche lei probabilmente doveva aver passato le pene dell'inferno in mia assenza.

Subito dopo di lei anche Simon ci raggiunse e ci strinse forte

-Quanto sei s*****a-rise Cindy staccandosi

-Non potevo credere che avessi dimenticato tutto-

-Come mi sarei potuta sbarazzare di Zero se non lo avessi convinto?-chiesi sarcastica e risero entrambi

-Se avessi la forza ti spaccherei la faccia di pugni ma so che poi Zero lo farebbe con me-commentò Simon.

Nell'ufficio si sparse un'aria allegra ma sapevo che le persone che dovevo tranquillizzare erano un po'

-Per favore Cindy va da Edwin e digli che sto per arrivare, prima devo parlare con Mathew-confessai.

Mi capì all'istante e si diresse nel suo ufficio, io prima di uscire dal laboratorio elogiai tutti quelli che avevano lavorato in mia assenza e li ringraziai facendo tornare un po' di sorrisi.

Dopo essermi fatta dire quale fosse la stanza di Mathew cominciai a percorrere i lunghi corridoi pensando alle parole amare e sincere che aveva rivolto a suo padre, si leggevano palesemente i suoi sentimenti nel suo sguardo e certamente non erano sfuggiti all'occhio attento di suo padre.

Sapevo che le amarezze che aveva provato, anche se il padre ora era imprigionato, non erano scomparse ma che al contrario si erano scatenate ancora di più perché ero consapevole che si sentisse tremendamente solo ed effettivamente poteva sembrare così.

La nostra agenzia non era ancora vista da lui come una famiglia e potevo capirlo ma fino a quando non si sarebbe integrato completamente non si sarebbe potute sentire meglio, volevo farlo integrare e farlo stare meglio anche perché ora che quella missione era conclusa avremmo potuto stare bene e portare avanti l'agenzia.

Arrivata davanti alla sua porta tentennai ma alla fine bussai ma nessuno rispose, aspettai qualche secondo poi ribussai

-Vattene!-gridò da dentro, riuscii a sentire la profondità della sua voce che solitamente mi avrebbe rilassata e fatta stare meglio ma non era una profondità rilassatama soffocata

Ribussai e sentii tirare qualcosa di pesante sulla porta che vibrò.

Capii che se volevo entrare non dovevo bussare, mi allontanai di qualche passo e mollai un calcio alla porta buttandola giù

-Zero levati dalle pal...-si bloccò non appena vide il mio volto

-Keira...-sussurrò

-Ti sono mancata un po'?-chiesi sorridendogli, lui mi saltò addosso e mi abbracciò fortissimo come non aveva mai fatto poi si staccò

-Credevo fossi impazzita... il liquido... la siringa... mio padre... tu... quanto sei...-non terminò nemmeno una frase e mi ristrinse forte

-So tutto quello che hai passato, non sei solo Mathew... volevo ricordartelo-

Rimase in silenzio senza muoversi come se temesse che spostandosi anche solo di qualche centimetro le cose sarebbero dovute cambiare inevitabilmente, aveva il respiro quasi inesistente e pensai che anche se lui e Zero erano abbastanza diversi probabilmente aveva passato notti insonni e che non aveva le forze anche solo di confessare tutto ciò che gli passava per la testa o di raccontare tutto quello che aveva passato in mia assenza.

Anche se sapevo che voleva farlo decisi di costringerlo a letto e di aspettare che si addormentasse prima di uscire e concludere il mio giro di saluti passando anche da Alvar che rimase sorpreso e come al solito provò ad allungare le mani.

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