3~ Missioni separate

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Mortis, qualche tempo prima

Il Padre condusse Anakin, Luke e Leia in un'altra zona del tempio.

Tuttavia il passo di marcia del patriarca della famiglia rendeva difficile per i due gemelli stargli dietro.

Leia si sentiva tesa come non mai.

La presenza del suo padre naturale le dava tremendamente fastidio e non comprendeva per quale motivo avrebbe dovuto aiutarlo.

Il suo odio per Darth Fener non si era, affievolito per niente, anzi.

Anche se qualcosa dentro di lei le suggeriva che forse Anakin fosse diverso dal mostro che aveva conosciuto, la principessa non voleva saperne di cambiare idea.

-Padre, non capisco per quale motivo la Forza vuole rimandare indietro anche me, voglio dire, io sono morto- la voce di Anakin distrasse Leia dai suoi pensieri.

Il Padre rallentò un attimo per permettere al Prescelto e ai suoi figli di raggiungerlo.

-Vero, ma tu sei l'unico che sa come funziona la tua testa e in più questa non sarà la tua unica missione.

Anakin sgranò gli occhi senza capire.

-Che vuoi dire?

-Che saranno i tuoi figli i primi ad andare su Coruscant, tu dovrai prima andare su Tatooine - dichiarò il Padre.

A quel nome Anakin si fermò, immobile come se avesse ricevuto una coltellata in pieno petto.

Il problema fu che si fermò talmente di colpo che quasi Luke gli andò addosso.

Fu solo per puro caso che i due non si scontrarono.

-Papà? Tutto bene? - la domanda di Luke lo sorprese, ma l'ex Sith non aveva voce per poter rispondere.

Anche Leia aveva notato quella reazione e per un secondo se ne preoccupò.

Cosa aveva detto di così scioccante il guardiano della Forza per far pietrificare in quel modo Anakin?

-Io non ci posso tornare là - l'uomo parve aver ritrovato la voce e il suo tono era deciso.

-Devi tornare su quel pianeta, devi trovare il coraggio di affrontare i tuoi demoni, altrimenti non potrai aiutare l'altro Anakin.

Il Padre aveva innegabilmente ragione, ma Anakin non aveva alcuna intenzione di accettare quella destinazione.

-E pensi che rispedirmi sul quella palla di sabbia, che è il mio pianeta natale possa aiutarmi a superare il lutto? - il tono del Prescelto aveva assunto una nota provocatoria, quasi derisoria.

Il Padre si voltò verso Anakin e i due gemelli si domandarono, come facesse loro padre a non mostrare il minimo rispetto per quella che era, a tutti gli effetti, una divinità.

-Sí, perché sei scappato fin troppe volte dalle tue responsabilità. Ventitré anni nel Lato Oscuro non ti hanno insegnato nulla?

Ecco l'affondo che fece tacere definitivamente Anakin.

Il Padre aveva colpito laddove il patriarca degli Skywalker era più vulnerabile, ovvero il suo recente passato da signore dei Sith.

Nella mente del Prescelto iniziarono a vorticare le immagini del suo passaggio al lato oscuro, e dei successivi diciannove anni passati tra dolore, sofferenza, morte, solitudine, ma soprattutto  senso di colpa, che pesava sulle sue spalle come un macigno.

Un brivido scosse l'ex Sith ricordando come, in passato, le parole del Padre fossero state profetiche, e ora, non poteva permettersi di ignorarle una seconda volta.

-Va bene, ma non posso andare senza un'arma.

Il guardiano della Forza fece un leggero sorriso, come se si aspettasse che, alla fine, Anakin avrebbe ceduto.

-So che non sopporti l'idea di lasciare un'altra volta i tuoi figli, so che hai fatto innumerevoli giuramenti sulla tomba di Padmé e che hai tutte le intenzioni di mantenerli, avrai modo di farlo, vedrai. Ma ora, tieni - l'uomo gli tese due cristalli kyber.

-Perché due?

-Lo capirai presto.

Anakin sapeva che era inutile discutere con il Padre, si sedette in un angolo e iniziò a creare la sua nuova spada laser.

Era evidente che il guardiano della Forza sapeva che lui sarebbe arrivato, senza armi e gli aveva fatto trovare l'occorrente per creare la sua arma, ma non sapeva il motivo per cui affidargli due cristalli kyber, anche perché gli Jedi e i Sith, solitamente usano una sola arma.

Anakin era addestrato all'utilizzare sia una spada che due, anche nei suoi anni di Lato Oscuro, aveva continuato ad allenarsi con la spada.

Palpatine lo aveva sottovalutato per anni e ora aveva l'occasione di evitare che l'incubo si ripresentasse.

Voleva salvare Padmé e se stesso, poiché era certo che se da giovane avesse avuto maggiori conoscenze sia del Lato Chiaro che di quello Oscuro, avrebbe evitato la sua caduta.

Se i Jedi non fossero stati così ottusi, forse si sarebbero salvati.

A questo pensava Skywalker mentre assemblava le sue armi.

Leia osservava le dita di Anakin muoversi veloci sugli attrezzi che gli servivano per creare la sua arma.

La principessa non mancò di notare le varie cicatrici che decoravano le dita dell'uomo che l'aveva messa al mondo.

Si chiese cosa sarebbe successo se lui avesse cresciuto lei e suo fratello.

La sua parte orgogliosa affermava di non lasciarsi sopraffare dal sentimentalismo.

Il suo padre naturale era stato un mostro e lei non doveva dimanticarlo.

Anakin si alzò in quel momento con in mano entrambe le spade allacciandosele alla cintura.

-Sono pronto.

Il Padre annuì convito.

-Luke, Leia, nemmeno voi andrete subito su Coruscant, ma su Naboo. Dovete crearvi un'identità e sul pianeta natale c'è qualcuno che può aiutarvi, un'ancella della regina Jamilla, Meiko, è particolarmente sensibile alla Forza, le ho fatto avere delle visioni in modo che possa aiutarvi. Apparirete su Naboo sei mesi prima di quando Anakin torna a Coruscant, così avrete il tempo di crearvi un'identità solida.

Leia avrebbe protestare, ma decise di non farlo.

-Siamo pronti. - affermò Anakin guardando per un attimo i suoi figli, con un grande senso di perdita che si attanagliò al suo cuore.

In una luce potente i tre Skywalker lasciarono Mortis, pronti a prendere parte a quella nuova impresa.

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