Capitolo 5.

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Già sentivo la loro mancanza. Mi hanno letteralmente spinto via da loro, e una parte di me si malediceva per non essere corso da Jimin, baciarlo e nascondermi fra le sue braccia. Mentre l'altra era convinta di aver fatto la cosa giusta a non voltarmi. Ero letteralmente diviso in due. L'unica cosa di cui ero certa che il viaggio per arrivare in aeroporto era abbastanza lungo da permettere alla mia mente di potersi rilassare e non pensare a nulla. Infatti senza che me ne accorgessi mi addormentai. Finche non mi senti toccare la spalla e sentirmi dire di scendere. Fui il primo ad arrivare, e in quel momento mi terrorizzai. Avevo già memorizzato i nomi, i volti e le caste di tutti i concorrenti. Dopo mezz'ora vidi avvicinarsi due ragazzi, uno sorridente e l'altro cupo, ma la cosa che mi colpi di più furono i suoi capelli di un verde menta che andavano in leggero contrasto con la sua pelle chiarissima, ma che gli donavano molto. CIOE' SEMBRAVA BIANCANEVE AL MASCHILE DEL VENTUNESIMO SECOLO. Se non mi sbaglio il suo nome è Min Yoongi. Mentre l'altro quello sorridente dovrebbe essere Kim Jong-in. Usciti dall'aeroporto, vidi che anche le strade che portavano al palazzo erano ghermite di gente che ci acclamava. La guardia che sedeva davanti ci aveva spiegato che dovevamo considerarci un'estensione della famiglia reale. In macchina dovetti sedermi accanto a Yoongi, con Hyung-Sik e Jong-In di fronte. Jong-In guardava dal finestrino con aria raggiante perché il suo nome compariva su molti cartelli. Qua e là spuntavano anche quelli di Hyung-Sik e Yoongi, molti più frequenti del mio. <Secondo te come ha fatto?> mi chiese Yoongi, mentre Hyung-Sik e Jong-In si scambiavano delle confidenze. <Che cosa?> chiesi a Yoongi. <A diventare così popolare> disse riferendosi a Jong-In. <Non lo so, ma non credo possa aver corrotto qualcuno. Insomma è un Quattro non ne ha la possibilità.> gli risposi. <Ma per favore! Esistono modi per pagarsi ciò che si vuole.> <Ma smettila.> e non aggiunsi altro per non sembrare volgare o offensivo, perché lui è il primo che userebbe quei modi. Ero sempre più convinto che la mia permanenza a corte non sarebbe stata tutta rose o fiori. Capì che eravamo praticamente a Palazzo quando iniziai a scorgere le mura giallo pallido altissime. Entrammo dentro un viale lunghissimo costeggiato da molte piante fino a che non raggiungemmo una porta, dove ci aspettavano alcuni funzionari. Qualche secondo dopo arrivarono due uomini che mi presero sottobraccio e mi trascinavano dentro il palazzo. Attraverso le porte finestre scorsi un parco immenso, dove avrei voluto rimanere un po'. Davanti alle lunghe file di specchi c'erano i ragazzi e le persone che le accompagnavano. <Eccoli!> esclamò una signora <Sono Silvia> si presentò <Sarò la vostra giuda a Palazzo>. E dopo questa brevissima presentazione iniziò a dare ordini. <Portate Signorino Yoongi alla postazione due, Signorino Hyung-Sik alla cinque e il signorino Jong-In e Taehyung alla postazione otto.> <E così ci siamo> disse un ometto mentre mi fissava i capelli. <Dobbiamo discutere della sua immagine> disse. <La mia immagine?> gli chiesi confuso. <Io non intendo cambiare per uno che neanche conosco.> E tanto meno apprezzo, aggiungi nella mente. <Oh bene, abbiamo un selezionato con personalità>. Disse caotico. <Non ne abbiamo tutti?> domandai ovvio. <Va bene, ci limiteremo a metterla in risalto, così non cambieremo la sua immagine>. Oltre che aggiustare un po' i capelli, mi misero anche una lozione alla vaniglia per la pelle del viso. Una volta finito restai seduto e aspettai. Arrivò una donna con una cartellina in mano. E ora? Mi chiesi curioso. <Ora faremo una breve intervista ad ognuno di voi, che trasmetteranno in onda al Rapporto.> rispose. <Allora cominciamo. Kim Taehyung giusto?> <Si> ribattei un po' nervoso per la telecamera. <Lei non mi sembra molto cambiato. Che le hanno fatto durante la seduta di oggi?> domandò la donna. <Mi hanno tagliato un po' i capelli: mi piacciono> ammisi toccandoli. <Lei è uno dei tre Cinque selezionati. Com'è stata la sua esperienza fino ad ora?> cercai la parola giusta per descrivere tutto quello che era successo fino a quel momento. <Sorprendente direi>. <Le aspetteranno altri giorni altrettanto sorprendenti. Come le sembrano gli altri selezionati?> <I ragazzi sono tutti molto simpatici>, dissi sorridendo, ma avrei aggiunto molto volentieri tutti tranne uno. <Bene direi che basti> disse gentilmente. Dopo che ebbero intervistato tutti Silvia ci disse che era il momento di farci vede la nostra stanza. Jong-In batté le mani sorridendo. Prima di andare Silvia ci spiegò: <Questa dove ci troviamo ora, è la sala degli uomini. Ci passerete molto tempo qui,  di solito la usavano il Re e i suoi cavalieri. Invece per i banchetti e per le celebrazioni viene usata la sala delle feste>. Dopo una rampa di scale vedemmo la sala dove si sarebbe svolto il Rapporto. <Il secondo piano è Off-Limits. E' dove ci sono gli appartamenti privati della famiglia reale. Le vostre stanze sono tutte al primo piano> Silvia continuò a spiegare. <Queste sono le porte che conducono al giardino, e loro sono Hector e Victor.> Indicò due guardie. <Non siete autorizzati per nessun motivo ad uscire. Durante il giorno ci saranno dei momenti che potrete uscire in giardino ma mai senza permesso. Si tratta di una misura di sicurezza: è già capitato che i ribelli entrassero nella proprietà nonostante le precauzioni prese>. Concluse Silvia. Rabbrividii. Ai muri erano appesi molti quadri raffiguranti ritratti di reali importanti. <Le vostre cose sono nelle vostre stanze e già sistemate, se non vi piace l'arredo parlate con i vostri camerieri.> Prima di andare aggiunse <La prossima settimana sarete presenti al programma, vi informo che il principe Jungkook non ha ancora visionato niente. Vedrà i filmati registrati insieme con tutta Illéa sta sera, e domani farete ufficialmente la sua conoscenza.> Quando la nostra guida ci lasciò, aprii la porta e fui accolto da due uomini, uno che cuciva nell'angolo e l'altro che riordinava una stanza perfetta. Si affrettarono a raggiungermi e si presentarono come Kim Seokjin e Kim Namjoon. Mi ci volle un po' per convincerli ad andarsene. Non volevo essere scortese, dal momento che erano così ansiosi di lavorare con me, ma avevo bisogno di restare da solo. <Voglio solo concedermi un sonnellino. Anche voi dovete aver avuto una giornata molto lunga, con i preparativi e tutto quanto, perciò la cosa migliore che possiate fare è lasciarmi riposare e riposarvi anche voi, e per favore, svegliatemi quando sarà il momento di scendere>. Dopo numerosi inchini e ringraziamenti finalmente mi ritrovai solo, ma non riuscì comunque a dormire. Nell'angolo c'erano un violino, una chitarra e uno splendido pianoforte, ma non li toccai, anche se poco prima avrei dato chissà cosa per suonare al pianoforte. Rimasi li, sul letto. Sdraiato per ore. Quando sentii bussare alla porta e i camerieri entrarono, mi sembravano passati solo pochi minuti, e per quanto la cosa mi sembrasse strana lasciai che mi vestissero loro. Mi acconciarono i capelli e mi ritoccarono il trucco. L'abito, creato dalle loro mani come il resto del mio guardaroba, era verde scuro, aderente quanto basta da fasciarmi il corpo perfettamente. Silvia bussò alla mia porta alle sei in punto per accompagnare me e i miei tre vicini di stanza. Jong-In mi vide e ci avviammo insieme. Dalla sala degli uomini furono rimossi gli specchi e le rastrelliere, e al loro posto c'erano divanetti e tavolini. Quando fummo tutti sistemati, accesero il televisore e guardammo il Rapporto. Dopo tutti gli aggiornamenti sulla Capitale, Hoseok commentò le riprese delle nostre giornate. <Ed ecco a voi il signorino Min Yoongi, mentre saluta i suoi numerosi ammiratori nel Clermont. Questo ragazzo ha impegnato più di un'ora per staccarsi dai suoi fan.> Yoongi sorrideva compiaciuto nel vedersi sullo schermo. <Gli altri ragazzi provenienti dal Mideast sono altrettanto popolari, Park Hyung-Sik, con i suoi modi misurati e tranquilli, è un signore di alta classe, ha la stessa maniera di muoversi del Re. Kim Jong-In del Kent, invece, sprizza energia da tutti i pori, e prima di lasciare le persone che erano venuti a salutarlo ha intonato l'inno nazionale con la banda>. Sullo schermo apparvero immagini di Jong-In che sorrideva e abbracciava i suoi concittadini. <E' di sicuro uno fra i favoriti>. Avevo deciso di tifare per lui. <Ed ecco Kim Taehyung, uno degli unici tre Cinque partecipanti alla selezione> Sullo schermo sembravo più bello di quanto non mi sentissi al momento. <Ma noi sappiamo bene che nella Selezione le caste non contano, e Taehyung non va sottovalutato. Quando è atterrato ad Angeles, il signor Kim è diventato il beniamino della folla, in mezzo alla quale si è attardato per fare fotografie, firmare autografi o semplicemente scambiare qualche parola gentile. Il signorino Kim Taehyung non ha paura di sporcarsi le mani, una qualità che secondo molti è indispensabile per diventare il nostro prossimo principe>. Quasi tutti si voltarono verso di me. Dal loro sguardo capì subito che per loro rappresentavo una minaccia, e che avrebbero fatto di tutto perché fossi estromesso dal gioco. Cenai a testa china. Nella sala degli uomini ero riuscito a mantenermi coraggioso perché al mio fianco c'era Jong-In, ma lì, fra persone che emanavano ondate di odio, mi sentivo un codardo. Non riuscivo a capire. Va bene, a quanto pare piacevo alla gente... E con ciò? Lì dentro il popolo non contava nulla. Non eravamo autorizzati a lasciare la tavola finché non avessero finito tutti, e dopo avevamo l'ordine preciso di filare dritti a letto. <Domani mattina conoscerete il principe Jungkook, e dovrete apparire al vostro meglio>, ci aveva detto Silvia. <In fondo, è il futuro marito di uno dei bellissimi ragazzi in questa stanza>. Qualcuno sorrise al pensiero. Ovviamente quando entrai nella mia camera i miei camerieri erano lì pronti ad aiutarmi a lavarmi e spogliarmi. Sul letto mi avevano preparto una deliziosa camicia da notte. Mi tempestarono di domande. E cercai di rispondere senza essere sgarbato. Si. finalmente avevo visto tutti i ragazzi. No, non erano molto loquaci. No, avrei conosciuto il principe dell'indomani mattina. Si, ero stanchissimo. <E se potessi stare un po' da solo, finalmente riuscirei a rilassarmi>, aggiunsi dopo quell'ultima domanda. Parvero delusi e cercai di rimediare. <Mi siete stati di grande aiuto, è solo che sono abituato a restare da solo. E oggi ho passato ogni muti in mezzo alla gente.> <Ma signorino Kim, è nostro compito aiutarla!> replicò il primo cameriere; credo che fosse Seokjin perché sembrava quello più padrone della situazione. Namjoon era un tipo più accomodante. <Siete bravissimi, e domani avrò bisogno di voi per prepararmi, ma stasera ho solo la necessità di rilassarmi. Se volete essermi d'aiuto, lasciatemi solo per un po'. E poi, se domani mattina sarete più riposati le cose fileranno ancora meglio, giusto?> Si scambiarono un'occhiata. <Bè, credo di sì>, ammise Seokjin. <Però uno di noi dovrebbe stare qui mentre lei dorme, nel caso le occorresse qualcosa> Disse Namjoon tranquillo. <Se mi occorrerà qualcosa, suonerò il campanello. Non preoccupatevi. E poi, sapendo che qualcuno mi guarda non riuscirei a dormire>. Si scambiarono un'altra occhiata piena di scetticismo. Poi mi venne un lampo di genio. <Voi dovreste obbedire a ogni mio ordine, giusto?> Annuirono speranzosi. <E allora vi ordino di andarvene entrambi a dormire e di tornare ad aiutarmi domattina. Per favore!...> Seokjin sorrise e mi resi conto che iniziava a capirmi. <D'accordo, signorino Kim. Ci vediamo domattina.> E con un ultimo inchino se ne andarono. Dopo che mi cambiai, presi il mio zaino dove avevo portato alcune cose da casa. Tra cui la spilla che mi regalò Jimin. Mi manca da morire, vedere il suo volto triste nel momento mi stavano spingendo via verso l'aeroporto mi ha distrutto. In seguito i miei pensieri si spostarono sul fatto di apparire in tv per tutta la durata della mia permanenza, o al fatto che qualcuno attentasse alla mia vita per qualche rivendicazione politica. Tutti quei pensieri mi travolsero. La mia vista si offuscò, non mi resi neppure conto che stessi piangendo. Non riuscivo a respirare e tremavo tutto. Le sbarre del balcone mi davano un senso di claustrofobia, e le alte mura del Palazzo, mi facevano sentire prigioniero. Mi voltai e mi misi a correre verso la porta, le lacrime non abbandonavano la mia vita. Corsi giù dalle scalinate, con i piedi scalzi. Proprio come prima, ai lati della portafinestra stazionavano due uomini, e quando cercai di raggiungerla uno di loro mi sbarrò la strada. <Chiedo scusa, signorino, ma deve ritornare nella sua stanza>, disse autoritario. <No... no... Io ho solo bisogno... di aria!> Le parole mi uscirono confuse, mi mancava il fiato. <Signorino, lei deve tornare subito in camera sua> Adesso anche la seconda guardia stava venendo da me. <Vi... prego...> ansimai. Temevo di svenire. <Sono spiacente ma...> Lesse la mia spilla. <Signorino Kim, deve tornare nella sua stanza>. <Io... non riesco a respirare>, balbettai cadendo a terra. 

<Lasciatelo andare!>. 

The Prince. (𝕋𝔸𝔼𝕂𝕆𝕆𝕂)Where stories live. Discover now