Prologo

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Trattenne il respiro un secondo in più: lo fece consapevolmente.

L'istante prima non si era nemmeno reso conto di stare lì ad inspirare ed espirare aria, in un battito di ciglia, invece, ne divenne consapevole: il suo intero corpo iniziò a mandargli messaggi allarmanti, titubanti...

Improvvisamente si sentì in pericolo, non come se qualcuno o qualcosa fosse lì per mettere in pericolo il suo corpo con un'azione violenta, ma fu qualcosa di più profondo e viscerale: il cuore iniziò a battere forte, il respiro si incastrò tra i polmoni, le gambe gli divennero improvvisamente molli e ringraziò cielo e terra perché, proprio in quel momento di panico assoluto, si trovava seduto su di uno sgabello circondato da decine di persone.

Dava le spalle alla pista da ballo e stava lì, in disparte, a sorseggiare un cocktail di cui non ricordava neanche il nome e che aveva finito per ordinare mezz'ora prima soltanto per due motivi: era analcolico e riempiva il suo tempo ed il suo spazio delimitando l'idea di sfigato che si portava sempre addosso.

Poi, di colpo, tutto era cambiato e, specchiandosi nello specchio che riempiva l'intera parete dinanzi a lui, si ritrovò ad incrociare due occhi gelidi e profondi.

Lo riconobbe immediatamente, riconobbe il suo sorriso, la curva delle spalle, la linea dei fianchi e prima ancora di portersene rendere conto, ne riconobbe il profumo:

-Luca! Quanto tempo!- esclamò Saverio stringendogli una spalla in segno di saluto: non appena la sua mano si poggiò su di lui, sentì la pelle come infuocarsi e si maledì per non essere riuscito, ancora una volta, a scappare prima che Saverio calasse la sua rete.

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