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Marco

La stanza intorno a noi è completamente asettica: le pareti sono bianche e prive di ornamenti, le finestre sono chiuse, le tendine di plastica abbassate. Nella stanza sono presenti soltanto un letto, un comodino ed una sedia.

Potrebbe apparire orribilmente vuota se non fosse che, in realtà, è piena di macchinari medici attaccati al corpo di Luca steso sul letto, e rumori ricorrenti che fanno da sottofondo a tutti i nostri movimenti.

Saverio si avvicina cauto al letto: vedo chiara la tensione irrigidirgli i muscoli ed i lineamenti del viso.

Luca è sveglio e ci fissa entrambi con i suoi occhioni confusi: sa chi sono, e sta lì, senza proferire parola, spostando freneticamente lo sguardo tra noi due.

Sembra in ansia, spaventato, e più Saverio si fa vicino al suo letto, più Luca fugge da noi due, rivolgendo l'attenzione dei suoi occhi ovunque all'interno della stanza.

-Ciao- mormora Saverio ed io trattengo il respiro. Non gliel'ho detto, non ne ho avuto il coraggio: sono l'unico che ha riconosciuto.

Quando sono entrati qui dentro, a turno, i nostri genitori prima e Serena dopo, Luca non li ha riconosciuti, non aveva la più pallida idea di chi fossero, così come non ricorda il motivo per cui si trova qui.

-Ciao- lo sento rispondere piano.
Saverio si trova, ormai, al suo fianco: lo vedo titubante, il suo braccio si solleva un paio di volte e poi ritorna indietro, prima che lui riesca finalmente a decidersi di sfiorare la mano di Luca con la propria.

Mi sento totalmente in colpa e fuori posto: non dovrei essere qui, non dovrei avere alcun diritto di immischiarmi in questo loro momento, di essere testimone di quanto sta accadendo.

Luca, al tocco di Saverio, aggrotta la fronte, cerca di ricambiare il suo sguardo ma, dopo pochi secondi, fugge dai suoi occhi concentrandosi su qualcosa sul lato opposto rispetto a quello in cui si trova Saverio, e lo vedo ritirare la propria mano da sotto quella dell'altro velocemente, interrompendo il loro contatto fisico.

-Lu, ti ricordi di Saverio?- mi sento domandare e Saverio sussulta nel sentirmi parlare, a conferma del fatto che sì, la mia presenza qui è del tutto ingiusta ed inopportuna.

Luca si volta verso di me: il suo sguardo è completamente assente, sembra totalmente concentrato su di un qualcosa che si trova oltre di me, in un punto imprecisato tra dentro di me e qualsiasi altra parte all'interno della stanza.

-Non posso...- lo sento mormorare a stento:
-In che senso?- gli domando avvicinandomi ai due: Luca torna a guardare Saverio, la sua espressione si fa sempre più dubbiosa, sa di aver perso buona parte dei suoi ricordi, sono stati gli stessi medici che gli hanno salvato la vita, ad informarlo di ciò, una volta eseguiti i dovuti controlli preliminari al suo risveglio.

Eppure, con Saverio è diverso: con i nostri famigliari mi è sembrato che si ponesse il problema di non riconoscerli, come se, nel suo profondo, sentisse la necessità di dare un nome ed un ruolo alle persone che aveva dinanzi, anche se, alla fine, non era stato in grado di farlo.

Con Saverio, no: c'è qualcosa di profondamente sbagliato nel modo in cui lo sta fissando.

E nel momento in cui mi rendo conto di cosa sia questo "errore", mi si gela il sangue nelle vene:

-No- risponde Luca risoluto, come non mi aspettavo che potesse essere dopo tutto quello che ha passato: -Non l'ho mai visto in vita mia-

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