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L'aria all'interno del pub, nonostante fosse ancora tanto presto, era già satura delle fragranze dolciastre degli alcolici che riempivano i bicchieri stretti tra le mani della maggior parte degli uomini e delle donne che riempivano la sala.

Saverio ricordava le pareti colore nocciola, l'arredamento kitsch che mescolava svariate tonalità di oro ed argento, il pavimento rosso mattone, i divanetti di pelle nera ed i cuscini sparsi un po' dappertutto interamente rivestiti di pailettes sbrilluccicose.

Aveva deciso di darsi appuntamento con Marco per le ore ventuno e trenta, memore di un passato che gli aveva insegnato di non recarsi mai prima delle ore ventitré in quel luogo, se la sua intenzione era quella di divertirsi: e lui, quella sera, non aveva affatto intenzione di farlo.

Solo che dovette ricredersi, quel posto, così caro a lui ed al suo cuore nonostante l'arredamento orrendo, era totalmente cambiato: a quell'ora la sala era già stracolma di gente più o meno ubriaca, il dj mixava musica davvero piacevole, le pareti erano state dipinte di bianco, l'intero arredamento era stato sostituito con mobili bicromatici bianchi e neri, spariti i "cuscini-lampadario".

Aveva un'aria molto più pulita, ma inaspettatetivamente, meno accogliente.

O forse era lui a percepirla in quel modo perché, il suo cambio di look l'aveva, in qualche modo, reso un posto diverso da quello che gli era stato caro per tanti anni.

Non sapeva ancora se ciò lo rendesse triste o meno: certo, la diversità di quel luogo rispetto ai suoi ricordi, lo aiutava a sentirsi più distaccato e meno sotto pressione, d'altro canto, lo rattristava sapere che lì, sembrava che qualcuno avesse cercato di cancellare quello che c'era stato tra lui e Luca, addirittura partendo dal principio.

Saverio sospirò e mandò giù un altro sorso d'acqua: non aveva avuto intenzione di ubriacarsi per avere la possibilità di parlare con Marco a mente lucida, doveva essere sobrio se si sarebbe ritrovato costretto a difendersi da un'accusa di stalking.

Non si era accorto di essersi fatto sgamare e non aveva ancora deciso se ciò lo rendesse più in ansia o rassegnato.

Il barman gli aveva servito il suo bicchiere d'acqua con cinque cubetti di ghiaccio ed una cannuccia nera:
-Così sembrerà vodka- gli aveva detto.

Come se lui avesse avuto bisogno di cammufarre la sua naturale voglia di acqua con qualcosa dall'aspetto più figo: non aveva bisogno di sentirsi meno ridicolo a non bere alcolici in un luogo dove servivano solo alcolici, aveva bisogno solo di idratarsi la bocca nella speranza di cavarne fuori delle parole con le quali difendersi durante l'incontro con Marco, di tutto il resto, non avrebbe potuto fregargliene di meno.

Marco entrò nel pub e subito si diresse a ridosso della pista da ballo, il più lontano possibile dal bancone del bar: aveva immediatamente individuato Saverio chino su di un bicchiere appannato e probabilmente, contenente qualcosa di alcolico, od almeno, così credeva lui.

Gli dispiaceva vedere come il ragazzo si era ridotto a causa della rottura della sua relazione con Luca ma, nonostante tutto, non gli dava colpe per quanto era accaduto: nessuno poteva sapere come sarebbero andate le cose se Saverio non avesse tradito Luca, nessuno poteva ipotizzare che Luca non avrebbe finito per compiere ugualmente una cazzata; dopotutto, Luca stava male, da sempre, prima di Saverio e, sicuramente, non per colpa sua.

Sospirò e cercò di farsi largo tra la folla nel tentativo di raggiungere il bancone del bar.

-Dove stiamo andando?-
-Ho voglia di bere qualcosa...- incominciò col dire Marco ed, all'espressione sconvolta dell'altro, si affrettò subito ad aggiungere: - ...tranquillo, non ho intenzione di ubriacarmi. Un bicchiere ed andiamo via. Tu aspettami qui- e così dicendo si allontanò in direzione della cassa.

Luca rimase pietrificato, circondato da una miriade di persone: era tanto che non entrava in un luogo come quello, che non gli capitava di ritrovarsi circondato da tanti esseri umani contemporaneamente.

Per un attimo, si sentì quasi soffocare: c'era gente che rideva, beveva ed il solo odore di alcol gli dava la nausea.

Cercò con gli occhi Marco, ma sembrava essere sparito dalla circolazione e sentì la prima avvisaglia di panico manifestarsi in lui irrigidendogli i muscoli del viso.

Ad un tratto, qualcosa gli colpì la spalla, fece per voltarsi, ma inciampò in qualcosa e finì per ruotare su stesso con il terrore di stare per schiantarsi contro il bancone del bar.

L'uomo che stava alle sue spalle si rivelò essere sufficientemente lucido per alzarsi di scatto dallo sgabello ed evitargli così di spaccarsi la faccia contro il ripiano di marmo colorato del bancone.

-Grazie...- mormorò Luca con il cuore in gola, stringendosi maggiormente al suo salvatore: aveva un profumo buonissimo, forte, in grado di permettergli di distrarsi per un attimo da quello fin troppo dolce dell'alcol.

La nausea si placò, il senso di panico iniziò a scemare allentando la tensione su i suoi muscoli.

Luca sollevò la testa per scorgere il viso del suo salvatore e finì per farsi catturare dai suoi occhi: gelidi, profondi e neri.

Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata, la bocca si fece arida, si sentì come risucchiato all'interno dell'abisso di quei occhi.

Aveva gli occhi pieni dei suoi occhi, i polmoni pieni del suo profumo e le mani si strinsero violentemente ed incondizionatamente intorno alle sue braccia, come a non volerlo far scappare via, come a voler prolungare all'infinito quel momento.

Saverio ricambiò la stretta di Luca, cincendogli la vita con le braccia:
-Non c'è di che...- mormorò con la voce rotta dall'emozione, senza riuscire ad impedirsi di sorridere:

-Che figura che ho fatto...- disse Luca.
-Fuori dal comune-
-Sono un tipo strano-
Saverio chinò il volto sfiorando la punta del naso dell'altro con la propria:
-Mi piacerebbe scoprirlo da me- disse e Luca si lasciò scappare un risolino nervoso stranito e sorpreso dal gesto dell'altro:

-Non mi conosci, non so quanto ti convenga rischiare-
Saverio deglutì ricacciando indietro l'amarezza che gli avevano suscitato quelle parole.

Luca sembrò capire di aver detto qualcosa di sbagliato e se pentì subito: non voleva che quell'uomo, seppur a lui totalmente sconosciuto, lo lasciasse andare:

-Forse dovresti dare la possibilità agli altri di scoprire da soli se ne valga la pena o no- ribatté Saverio.

-E se poi dovessero rimanere male da ciò che scopriranno?-
-Avevo dimenticato quanto fossi testardo...- sussurrò Saverio: Luca inclinò la testa di lato cercando di capire a cosa si riferisse.

Erano ancora lì, abbracciati, immobili ed avvinghiati, due perfetti sconosciuti, eppure, Luca si sentì al sicuro, avrebbe voluto che quel momento durasse per sempre.

Ma lui lo sapeva: nulla è per sempre, la vita può sconvolgerti la mente ed il corpo, annegare la ragione, toglierti ogni speranza, privarti di ogni respiro...

E tutto ciò l'aveva vissuto sulla sua stessa pelle, lui che aveva rischiato di chiudere gli occhi, e per sempre, molto tempo prima di quella sera.

Strinse la stoffa della giacca del suo salvatore, non aveva alcuna intenzione di dargliela vinta: questa volta avrebbe rischiato, perché lo sentiva forte dentro di sé... questa volta, sarebbe stato meglio di sì.

BREATH Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora