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-In che senso?- le domandò Marco aggrottando la fronte:
-Te l'ho detto, è stato strano, senza ombra di dubbio, ma non è che lui, ultimamente, si sia comportato in modo lucido- ribatté Serena visibilmente infastidita dal portrarsi di quella discussione.

-E ti ha proprio detto, "di' che gli voglio bene e che non è colpa loro"? Ma a che si riferiva?-

Serena tirò dalla sigaretta e subito dopo espirò il fumo riempiendo lo spazio tra di loro con una nuvoletta bianca di nicotina.

Erano soltanto in due ad essere a conoscenza di questo suo vizio ed entrambi, in quel momento, si trovavano con lei nel terrazzino sul retro della casa dei suoi: Marco e Valter.

Anche Marco si era acceso una sigaretta, non aveva ancora cambiato gli abiti con i quali era tornato, quindi sfoggiava un pantalone mimetico sotto una t-shirt verde militare: rispetto l'ultima volta che aveva fatto rientro a casa, aveva completamente rasato i capelli, di cui rimaneva solo una traccia a fior di pelle di colore scuro che gli sagomava armoniosamente fronte e tempie.

Ad ogni movimento delle braccia, anche il più impercettibile, i suoi muscoli si muovevano visibilmente sotto i vestiti e la pelle scoperta; stava chino appoggiato contro il muretto del terrazzino, eppure, sembrava riempiere tutto lo spazio con la sua mole.

Valter non gli rivolgeva mai sguardi diretti e quelle rare volte in cui si ritrovava costretto a farlo, finiva sempre per guardarlo torvo: non si erano mai sopportati, entrambi incarnavano due prototipi di uomini esattamente agli opposti.

Marco era leale, pragmatico, intuitivo.

Valter era pigro, presuntuoso e sufficientemente narcisista.

Entrambi pensavano di essere migliore dell'altro, di conseguenza, non si sopportavano.

-Come mai non è venuto qui, stasera?- domandò Marco. Serena abbassò lo sguardo stringendosi nelle spalle:
-Non ne aveva voglia- suo fratello inclinò la testa di lato cercando di scorgere l'espressione del suo viso:
-Sono dieci anni che non ha voglia di vedermi. È vero che ho passato la maggior parte di questo tempo all'estero impossibilitato ad avere contatti con... tutti. Resta di fatto che, non mi spiego come, nei miei rari periodi di licenza, finisca sempre per essere impegnato o svogliato di vedermi. Mai una lettera, mai una telefonata.-

-Hai capito benissimo come stanno le cose, potresti anche evitare di fare domande inutili.- disse Valter.

Marco si sgranchì sollevandosi dal muretto, spense la sigaretta e con voce improvvisamente atona, disse:
-Pensavo, sì. Però, credo che la versione che mi ero creato, sia lontana anni luce dalla verità.-

Serena deglutì: la sigaretta che ancora teneva tra le dita, continuò a consumarsi; fu quando la cenere giunse quasi al filtro che si decise di spegnerla e rispondere alla domanda sottointesa dal fratello:

-È possibile...- mormorò:
-Non dire stronzate, Serena!- la interruppe Valter: -Luca ha rischiato di diventare la rovina di questa famiglia, se si togliesse di mezzo, farebbe un favore a tutti!-
-Come osi?- tuonò Marco e Valter sembrò farsi di colpo piccolo piccolo davanti il furore del cognato:

-Sai bene che mio marito non c'entra niente, sono mamma e papà che hanno deciso così- tagliò corto Serena frapponendosi tra i due uomini:

-Che hanno deciso?- le domandò Marco, continuando a parlare con quel tono di voce agghiacciante:
-Temevano che le sue deviazioni finissero per deviare anche te-

Marco sgranò leggermente gli occhi, un instante dopo sembrò tornare impassibile, ad eccezione della linea delle labbra fattasi improvvisamente molto sottile.

-I vostri genitori hanno agito per il tuo bene e quello di Serena, ma qui, anziché essere loro grato, sembra persino che la cosa ti stia facendo incazzare-
-La cosa a cui ti riferisci, è parte di me, è essenza stessa della mia vita: è mio fratello!- ribatté Marco serrando i pugni:

-Un fratello così è meglio perderlo che trovarlo, ma tu non puoi saperlo perché ti sei fatto i cazzi tuoi in questi dieci anni! Adesso vieni qui e ti ergi a paladino della giustizia, ma non c'è stata giustizia per noi in questi anni! Noi abbiamo dovuto sorbirci l'affronto di tutte le sue porcate, la derisione delle persone che frequentavamo, abbiamo perso amici ed opportunità per colpa sua! I vostri genitori hanno fatto in modo che, almeno tu!, non dovessi prendere parte a questo schifo!- urlò Valter, attirando l'attenzione di coloro che stavano dentro casa:

-Che succede?- domandò Roberto al genero:
-Succede che suo figlio si è fritto il cervello in guerra, e sembra addirittura preferire un fratello frocio ad uno morto!-

Marco non fu in grado di trattenersi ed il pugno contro il volto del cognato, partì prima ancora che il militare riuscisse a comprendere cosa stava per fare.

-Che cazzo stai dicendo?!- urlò tirandolo per la collottola della camicia. Valter si limitò a sogghignare:
-Che vuol dire?- chiese Roberto:
-Valter?- domandò Serena con voce tremula:
-Abbiamo solo scambiato quattro parole...-

Serena sentì un tuffo al cuore: Luca era rimasto da solo con Valter senza che lei... "Oddio!", pensò, mentre alla mente le tornava la scena di se stessa che si allontanava dalla cucina seguita dai figli, lasciandosi alle spalle suo fratello ed il marito da soli nella stanza.

Non era per Luca, che aveva chiesto a suo fratello di non rimanere da solo con suo marito: sapeva esattamente cosa pensava, quale fosse l'idea di "giustizia" di Valter, e per quanto lei stessa disaprovasse le scelte del fratello, no, non avrebbe mai potuto preferire un fratello morto ad uno gay.

-Valter... cosa hai fatto?-

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