"You're crazy and i'm outta of my mind,
'cause all of me loves all of you."
Ormai ero già per le strade della Northwest Avenue sfrecciando alla velocità della Porsche di Nath.
Era troppo tardi per cambiare idea. Troppo tardi per preoccuparsi o per ricordarsi di aver dimenticato qualcosa a casa. Zia Marylin era nel suo letto che dormiva serena accanto a un Chaz stranamente tranquillo e premuroso. I cuscini erano tutti sistemati sotto il piumone del mio letto e le finestre erano accuratamente socchiuse per non lasciare sospetti, mantenendo una via di ritorno sicura.
Forse c’era un lato positivo in quella faccenda. Era mezzanotte passata e per la prima volta da giorni, mi sentivo come se il vento avesse portato via ogni pensiero negativo dalla mia mente, oltre ad essersi intrufolato fra i ricci ribelli. Nath si voltava nella mia direzione praticamente ogni minuto, regalandomi uno di quei suoi sorrisi “Non preoccuparti tesoro, adesso rilassati e basta”, usato anche qualche sera prima.
Non avevo chiesto spiegazioni per la sua intrusione furtiva nel mio cellulare per segnare il suo numero, non solo perché quell’azione aveva più lati positivi che negativi, ma anche perché sarei solo che sembrata una ragazzina viziata e possessiva.
Piuttosto avrei voluto godermi quei paesaggi che sfrecciavano davanti ai miei occhi alla velocità della luce, decisamente troppo poco tempo per assaporarli in tutta la loro bellezza. Le luci della città in lontananza che sfumavano, i palazzi vecchi di anni, ingialliti, ricoperti di murales e graffiti. Erano libri; libri le cui pagine erano quelle vedute meravigliose, le quali venivano sfogliate man mano che andavamo avanti col nostro tragitto, e io avrei dovuto fare particolarmente attenzione a quelle pagine, perché chissà se le avrei mai più riviste con gli stessi occhi di quella sera.
Non sapevo se era il ragazzo alla mia sinistra o quel bellissimo viaggio di notte a rendermi così entusiasta, ma mi resi presto conto di non aver prestato molta attenzione alla prima delle due scelte.
«Ehm, si scusa, cosa stavi dicendo?» Esordii, continuando a guardare oltre le strade, oltre la mia mente. Poggiai la testa sul braccio contratto con gli interni della macchina in pelle.
«Ti stavo chiedendo di quel Justin.» Disse piuttosto duramente, come se non volesse ripeterlo ancora. Come se quel nome avesse qualcosa di sbagliato.
Addrizzai immediatamente le orecchie, sperando di tagliare corto al più presto quella conversazione.
«Ehm, uhm… si, cosa vuoi sapere?» Balbettai, sfregandomi le mani, ora sopra le ginocchia.
«Lo hai nominato prima al telefono.» Mi rievocò, lanciandomi di continuo occhiate. «Per caso ti ha fatto qualcosa di male? Devo parlarci?» Mi tartassò di domande, quasi fosse il mio ragazzo.
E io odiavo i ragazzi ossessivi.
«Dannazione, no!» Sbottai, lasciandolo perplesso con lo sguardo fisso oltre il vetro. «Ascolta Nath, Justin è solo un amico, niente di più. Ma questo non centra nulla con noi.»
«D’accordo, se lo dici tu.»
Il suo viso tornò sereno come due minuti prima, come se gli avessi confermato di essere la sua ragazza. La verità è che non avevo fatto nulla e non volevo cambiasse nulla fra noi. Era un bel ragazzo, non glielo negavo, ma per quanto mi riguardava, non saremmo mai potuti andare oltre una notte insieme.
Mi sembrò quasi di essere dalla parte del torto, mi sentii quasi in colpa per come lo stavo usando. Non avrei mai creduto che lui sarebbe voluto andare oltre quella sera.
Quando il suono di urla sostituì il rumore ruggente della Porsche di Nath, capii che eravamo arrivati. Dopo quella piccola conversazione, non avevamo più spiccicato parola, anche se lui ogni tanto cercava di attaccare bottone con qualche storiella sui suoi amici che avremmo incontrato quella sera. Io invece, ero rimasta per tutto il tempo con lo sguardo incollato fuori dal vetro, in attesa dell’arrivo, nonostante quando quest’ultimo approdò, non me ne accorsi.
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The monster
ФанфикC'era solo un pensiero che mi gironzolava nella testa, che mi rifiutavo di ammettere pur sapendo che aveva ragione. Io ero come Chaz. Un mostro. E un mostro non può cambiare. - Dal capitolo 16: Sentii il suo tocco leggero e caldo sulle mie palpebre...