"What doesen't kill you, makes you stronger."
Qualcosa di freddo accarezzò il mio occhio.
Una volta, poi due e finalmente alzai lentamente le palpebre.
Quando l’immagine si fece più chiara, mi resi conto di essere ancora rannicchiata sul marciapiede, stretta contro il corpo caldo e addormentato di Justin, che si alzava e abbassava tranquillamente. Sorrisi alla vista dei suoi lineamenti del viso rilassati, del petto non contratto sotto le mie mani ancora sulla sua maglietta. Avevo dormito con la testa sulla sua spalla, seduti sul freddo cemento del marciapiede; a occhio non riuscii ad identificare un orario. Il cielo era buio pesto, l’unico punto di riferimento erano i lampioni sistemati agli angoli della strada, che illuminavano debolmente il viso di Justin. Era bello da mozzare il fiato. Sarei potuta fermarmi a guardarlo per ore nel suo ciclo naturale mentre dormiva, come fosse uno di quei posti in cui mi aveva portata. Perché, nonostante fossi circondata di persone, lui era... diverso.
Un’altra goccia era caduta sulle mie mani, diffondendo un brivido di freddo per il corpo. Guardai un’ultima volta il viso di Justin, mi strinsi nella giacca e riappoggiai la testa sulla sua spalla. Non lo avrei svegliato, sembrava stesse sognando qualcosa di bello. E quando si sogna qualcosa di bello non si vuole essere svegliati.
Sorrisi appena e chiusi nuovamente gli occhi, cercando anche io, il sogno che mi aspettava da qualche parte.
«Sam.»
«Sam, andiamo svegliati.»
Aprii lentamente gli occhi, il sorriso di Justin era appena sopra di me.
«Sta piovendo forte.» mormorò, avvicinando il suo viso al mio, poi mi prese il volto umido fra le mani. Il rumore della pioggia rendeva difficile sentirlo e capire cosa stesse accadendo. «Sono le tre della mattina e siamo ancora davanti casa mia. Andiamo, alzati.» disse dolcemente.
Strizzai con la manica zuppa del giacchetto entrambi gli occhi, poi, afferrando le sue spalle mi tirai su. Il ticchettio delle gocce si faceva man mano più forte e ripetitivo, e i nostri vestiti si facevano sempre più bagnati.
«Non credo sia il caso di tornartene a casa, puoi venire da me per stanotte.»
«Non fa niente, posso andare.» protestai, lasciando le sue braccia e correndo sotto gli alberi bucati dall’acqua che filtrava e mi colpiva.
«Sam, fermati!» Due braccia mi afferrarono facendomi perdere l’equilibrio ma trattenendomi allo stesso tempo. Inevitabilmente, con il fiato corto, ci guardammo negli occhi.
«No, tu vieni a casa con me.» Mi prese la mano nascosta dalla felpa e mi trascinò sotto il suo braccio con fare protettivo, nonostante fossimo entrambi già più che bagnati.
«I tuoi...» ribadii sopra il rumore della pioggia.
«Non ci sono, non preoccuparti.»
La sua mano mi trascinò nuovamente dentro e poi, eccomi ancora lì, nel salotto accogliente e caldo che raccoglieva due anime perse, vaganti, bisognose. Ci guardammo per quelli che sembrarono anni, ma che in realtà erano solo secondi.
«Grazie.» sussurrai stringendomi, in cerca di calore, con le braccia.
«Ti porto un cambio, il bagno è da questa parte.» precisò con premura e lo seguii lungo il corridoio che conduceva alle stanze.
Chiusi la porta a chiave, gettai a terra la borsa e mi accasciai contro il legno venato.
Era come se i nostri occhi avessero parlato a nostra insaputa, senza il nostro consenso, dicendo cose private, proibite. Cose che nemmeno io sapevo o pensavo.
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The monster
ФанфикC'era solo un pensiero che mi gironzolava nella testa, che mi rifiutavo di ammettere pur sapendo che aveva ragione. Io ero come Chaz. Un mostro. E un mostro non può cambiare. - Dal capitolo 16: Sentii il suo tocco leggero e caldo sulle mie palpebre...