"Fuck up a little."
"Fai una cazzata."
Riuscii a tornare a casa in tempo per l’orario stabilito da zia Marylin e, dopo essermi fatta una doccia, ero scesa in cucina per assecondare lei e le sue richieste senza farla innervosire.
Sentii i passi di Chaz risuonare fra le mura di quella casa, come se anch’esse fossero intimorite da lui. La sua faccia quando si presentò in cucina era piuttosto ironica, forse compiaciuta come se quella situazione gli provocasse piacere.
Vedermi obbligata a stare seduta su quella sedia per una buona ventina di minuti non significava che dovessi rivolgergli la parola.
Partii con questo presupposto ma quando zia iniziò ad aprire un dialogo parlando del più e del meno, mi vidi costretta ad annuire a varie domande e a sorridere percettibilmente ad altre. Gli sforzi di Mary di metterci in comunicazione l’uno con l’altra risultarono vani finché non iniziò a tirar fuori l’argomento “scuola”.
«Il preside ci ha convocati nuovamente domani...» disse con sguardo basso.
Dopo avere assaggiato l’insalata e l’arrosto, mi vidi costretta a lasciar cadere rumorosamente la posata sul piatto in coccio. Colsi l’espressione evidentemente turbata di mia zia per trasmettergli ciò che stavo pensando, poi mi alzai da tavola e me ne andai nella mia stanza senza rivolgere una parola a nessuno.
Perché aveva dovuto dirglielo? Perché gli aveva dato un altro motivo per farmi del male? Il solo pensiero delle sue sporche mani su di me mi fece venir voglia di ribaltare lo stomaco... e lo feci. Corsi in bagno, mi accasciai a terra appena accanto al water e rigettai tutto ciò che aveva raggiunto il mio intestino, di proposito. Avevo infilato due dita in gola e il gioco era fatto.
Tenevo ancora i capelli in una mano mentre con l’altra cercavo di raggiungere il lavabo per sciacquarmi la bocca.
Non sarei riuscita a mantenere la promessa fatta a Justin. L’avrei deluso perché non avrebbe visto nessun miglioramento nel mio corpo, solo la fragilità che esso conteneva. Le mie gambe stavano diventando sottili, le cosce non si toccavano fra loro già da tempo e le ossa del bacino era prominenti. Avevo delle occhiaie scavate sotto gli occhi che nascondevo tutti i giorni, e anche le braccia le nascondevo con maglioni larghi e camice da uomo.
Alzai i polsi verso di me e vidi le vene ramificarsi come fossero le radici di un albero. Erano evidenti. Molto. E non sarei riuscita a nascondere il mio corpo com’era per un lungo periodo. Mi stavo disgregando, come se ogni giorno una parte di me se ne andasse via col vento, sgretolandosi.
Alzai il volto verso lo specchio e sospirai davanti al trucco sbavato sotto gli occhi. Allungai una mano verso lo sportello bianco candido sopra la mia testa e cercai con disperazione la mia ancora di salvezza.
Ma non la trovai.
Sussultai quando sentii una voce profonda parlare dalla porta. Non mi ero accorta che stesse lì e vederlo con la scatolina delle pillole in mano mi fece rabbrividire ancora di più.
«Cerchi per caso queste?» chiese retoricamente e con un sorriso beffardo sulla bocca. La sua barba sporca mi fece venir voglia di vomitare ancora, ma fui costretta a regolare il respiro e a rivolgergli uno sguardo tagliente.
«Dove le hai trovate?»
«Sai, questo è un bagno e lo condividiamo. E condividiamo anche le cose. Io cercavo una cosa e mi sono imbattuto in queste.» Le indicò con gli occhi.
«Sono di Marylin.» Cercai di difendermi.
«Si ma, dov’è l’altra metà delle pillole?» sorrise quando vide il mio sguardo abbassarsi e la mia gola inghiottire, «Sai, dovresti essere più brava a nascondere le cose.» continuò soddisfatto lasciando la bottiglietta sul marmo del lavabo.
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The monster
FanfictionC'era solo un pensiero che mi gironzolava nella testa, che mi rifiutavo di ammettere pur sapendo che aveva ragione. Io ero come Chaz. Un mostro. E un mostro non può cambiare. - Dal capitolo 16: Sentii il suo tocco leggero e caldo sulle mie palpebre...