What is it Bieber, Jealous?

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"Kiss me quick, so i can see how badly this will hurt me."


Il lieve odore di fumo e l’aria fresca di una mattina di Dicembre mi svegliarono dolcemente. Aprii gli occhi ancora addormentati e riconobbi i miei vestiti posti su una poltrona all’angolo della stanza. Stavo indossando solo le mutande in quel momento, avvolta in una coperta color tortora che mi teneva calda su un comodo materasso. Riconobbi l’odore della sigaretta e con le immagini della sera prima mi accorsi di Cam di spalle sulla piccola terrazza alla mia destra.
Stava fumando con una certa leggerezza nei movimenti, il viso rilassato e i gomiti poggiati sul muro in mattoncini.
Indossava solo dei jeans attillati, il petto scolpito e il bacino inciso dalla V scoperti e soggetti al sole accecante.
Mi mossi frettolosamente fuori dalle coperte, senza far alcun rumore, raccolsi la sua camicia dal pavimento e l’indossai lasciandola cadere fin sotto le cosce. Mi avvicinai a lui e lo abbracciai da dietro lasciando vagare le mie mani sui suoi pettorali, sul suo petto e sulle sue forti spalle. Quando si voltò verso di me notai i pantaloni slacciati, con la cintura che ciondolava fuori dai passanti.
Mi avvicinò a lui con il braccio libero e con l’altro prese un altro tiro dalla sigaretta e lasciò il fumo propagarsi nell’aria e nelle nostre narici.
«Devo dire che la mia camicia sta meglio su di te che su di me.» sorrise come suo solito, lasciando intravedere solo una parte del suo sorriso e lasciando creare delle piccole rughe d’espressione intorno all’angolo della bocca.
Con fermezza afferrai il braccio occupato dalla sigaretta e la portai alle labbra, risucchiando e assaporando quel vecchio sapore del fumo. La sensazione di esso che scendeva nella mia gola cominciò a bruciarmi, ma riaprii semplicemente gli occhi e sorrisi.
Tirai un altro tiro e poi un altro e poi la sigaretta tornò fra le labbra di Cam che mi guardava come se avrebbe voluto essere la sigaretta e assaporare le mie labbra. E la cosa era reciproca.
Non solo aveva gli occhi leggermente lucidi, segno che si era svegliato da poco, ma le sue labbra erano anche più gonfie, più rosee, i capelli ancora più disordinati. Il che mi ricordava che era anche colpa mia e di quanto avevo infiltrato le mie mani fra di essi mentre lui giocava con me.
Era stata una notte fantastica. E Cam cominciava a piacermi sempre di più, non solo perché era attraente ma anche perché si era preoccupato di me più di quanto avesse fatto suo fratello.
Mi aveva fatta sdraiare sul suo petto quando eravamo tornati sul letto disfatto da una notte davvero poco casta, e aveva cominciato ad accarezzarmi i capelli.
Quando arrivò il momento di tornare a casa, o meglio, in qualunque posto fingendo fossi a scuola, dovetti salutare Cam con una certa titubanza.
«Cam dovrei dirti una cosa.»
«Dimmi tutto.» disse tranquillo mentre si dirigeva verso la sua bottiglia di whisky e ne beveva un sorso.
«Io domani parto. Mi trasferisco in Alabama.»
Il suo viso divenne talmente serio che mi rimase difficile capire le sue emozioni, che cosa stesse provando. In fondo ero solo una ragazza che conosceva da un paio di settimane. Quanto potevo importare? Eppure a me sarebbe mancato davvero tanto. Più di quanto potesse immaginare.
La tensione era palpabile in quel silenzio, fitta come nebbia. Lui si girò semplicemente e versò il liquido giallastro in un bicchiere di vetro dandomi le spalle. Anch’esse erano diventate più rigide rispetto a quella mattina, quando lo avevo ammirato come fosse un dio greco.
«Beh, grazie di avermelo detto qualche ora prima e non con una letterina da lì.» disse in tono freddo e ironico, come se un’altra persona avesse sostituito Cam all’improvviso. Prese un sorso del liquido dal suo bicchiere lasciando muovere il suo pomo d’Adamo sotto ai miei occhi.
«Beh sai, non siamo stati proprio molto stretti in questi ultimi giorni...» Chiusi gli occhi subito dopo aver pronunciato quelle parole. Non era ciò che intendevo...
«Ah, davvero? Se per te andare a letto insieme non sia un rapporto stretto... va’ pure.» Alzò le braccia in segno di resa.
«E che mi dici degli altri giorni? Prima sei il fratello di un deficiente che ho frequentato e poi tutto ad un tratto sei il mio istruttore sexy che ci prova con me!»
«Scusa se sono abituato a conquistare le ragazze che mi piacciono!» sbottò esasperato con le sopracciglia piegate verso il basso. I suoi muscoli si placarono come se fosse diventato tutto ad un tratto un cucciolo indifeso.
«Anche tu mi piaci, Cam. E’ solo che... non lo so. Con Nath che è tuo fratello...» cercai di spiegare ma sapevo benissimo che erano solo scusa per rimandare l’inevitabile.
Una relazione a distanza non era proprio ciò di cui avevo bisogno.
«Ehi, non m’importa di ciò che dirà mio fratello, è chiaro?» mormorò avvicinandosi e lasciando solo un pugno d’aria a dividere i nostri volti.
«Okay. Perdonami per non averti detto subito che me ne vado.»
Sembrò rimuginarci sopra subito, alzò le spalle e si voltò nuovamente indaffarato con la sua bottiglia di whisky.
«Già»

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