6) Dopotutto

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Un mese. Passò esattamente un mese da quella panchina.
Un mese che non lo vedevo.
Mi hanno detto che un giorno mi stancherò di volerti, sai?
Mi stancherò di rincorrerti, di guardarti come se ogni mio sguardo dovesse finire su di te. Mi hanno anche detto che il mio cuore si stuferà di amarti, di aspettarti pur sapendo che non tornerai.
Credono di sapere. Credono di sapere perché hanno amato e poi dimenticato.
Ma per me chi ama non sa dimenticare. Ci sono delle impronte che difficilmente riusciamo a cancellare dalla nostra vita.
Dal nostro cuore. Il mio cuore non era più solo il mio. Ma cosa ne sanno loro del modo in cui ti ho amato?
Che ne sanno delle volte che ci guardavamo negli occhi, li abbassavano ridendo e non volevamo che finisse.
Che ne sanno del modo in cui mi stringevi. Il tempo è passato dall'ultima volta che ci siamo guardati davvero. Ma io, dall'ultima volta non mi ricordo nessuna volta in cui ho smesso di ricordarti, di crederci ugualmente anche se dentro di me sapevo che non sarebbe accaduto. Perché ti conosco.
Anche se Dio non ci ha voluti, io ho voluto te come non ho mai voluto neanche me stessa. Ho voluto te come non ho mai voluto nessuno, come non vorrò mai nessun altro. Mi ricordo una delle nostre tante serate insieme agli altri, era una delle prime volte dopo il "bacio"; ero brilla e ti presi per la sciarpa dicendoti che eri come il mio terzo shottino di sambuca.
Tu non avevi capito cosa intendessi così ti sei messo a ridere.
- "Ma non dire cazzate", hai sussurrato prima di accenderti una sigaretta e soffiarmi il fumo sul viso.
- "Non sono cazzate, capirai" ti dissi.
Ammetto, ero più che brilla, ero su di giri e avevo voglia di baciarti. E tu eri bellissimo.
Sentivo la musica nel corpo ma non mi elettrizzava come facevano i tuoi occhi, distanti ma attenti ad ogni mia mossa.
Ti ho preso il viso tra le mani e te l'ho ripetuto "sei il mio terzo shottino di sambuca". Tu hai roteato gli occhi e hai riso di nuovo e così scoppiai a ridere anch'io.
Perché dimmi come potevo resisterti.
Ma per me eri davvero come il terzo shottino di sambuca e non importa se ancora oggi non ne hai capito l'importanza, anche perché io a parlare di sentimenti non sono mai stata un granché.
Hai presente cosa si prova dopo il terzo shot di sambuca?
Ma perché tu precisamente sí?
Il mondo intorno a te sembra più luminoso, meno ingiusto. Improvvisamente ti senti "meglio" e sicura di poter fare tutto, ma proprio tutto.
Anche innamorarti.
Dopo il terzo shot di sambuca senti una gran voglia di cantare, o piangere, o gridare, o magari ridere fino alle lacrime. Ti dimentichi di tutte le tue paure, ti chiedi anzi se ne avessi mai avute, di paure. E tu, proprio tu che non hai mai capito cosa io abbia voluto dirti, avevi quest'effetto così disastroso su di me; con quei tuoi occhi grandi che volevano conquistare l'universo. Tu con quel sorriso che avrebbe potuto dar fuoco all'oceano, se solo avessi voluto.
Tu con le mani grandi ed il cuore troppo freddo, tu che mi abbracciavi forte ma non sapevi dirmi che mi amavi.
Tu che mi facevi sentire meravigliosa.
Tu che le mie paure le hai sempre buttate in quell'immenso, eterno, oceano infuocato.
Tu che avevi quel profumo intenso, ma delicato. Un po' come te. Deciso ma fragile.
Un giorno quindi ti dissi che eri come il mio terzo shottino di sambuca, ma forse anche il quarto o il quinto. Ma forse non solo di sambuca. Non capivi cosa intendessi, ma quella è stata, ti assicuro, la cosa più vicina ad un «ti amo» che sia mai riuscita a rivelarti. Speravo potessi capirmi.
Io, dopotutto, amo terribilmente la sambuca.
E tu, tu dovresti saperlo.

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