11) Polaroid

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Abbiamo passato un intero pomeriggio su calcolatrice e fogli a quadretti, su esercizi ed esercizi.
Dai ma davvero, chi non ama la fisica? Chi non adora i bambini che si lanciano dagli scivoli senza attrito? A chi non piace calcolare altezze raggiunte dai sassi in volo?
"A ME, IO" urla esasperata Valeria, come a leggermi nel pensiero.
"Pausa?" chiedo ridendo
"P A U S A" evidenzia lei, e si lancia sul mio divano, coprendosi la faccia con un cuscino.

Non ricordo come ma dopo cena mi sono addormentata. Ora sono le 7:05, la sveglia è suonata da 5 minuti ma io sono ancora nel letto a schiaffeggiarmi, nel tentativo di riattivare qualche sinapsi.
No, non sta funzionando.
La verifica è in prima ora, sarebbe carino entrare in ritardo, lo sarebbe però di meno ritrovarsi fisica a settembre. Quest'ultima parte mi convince ad alzarmi.
Sono pronta e mi ripeto di amare la fisica.
No neanche questo funziona.

Entro in classe e Valeria è già posizionata, strategicamente, in ultima fila dietro alla colonna. Le vado in contro cercando un posto all'incirca in quella zona.

- "Perché sicuramente non ti sposta, vero?"
- "Shh smettila di rovinare sempre tutto, lasciami sognare"
- "Notte fiorellino"

Mi siedo davanti a lei, nel mentre mi fa una linguaccia.
La vedo che trema. Io posso concedermi un 5, mentre lei deve prendere almeno un 6.5

"Respira, andrà bene" le prendo le mani.
Le stringe "accendi un cero" e sorride.
Rido.

Entra di corsa Margherita, 8:32 sull'orologio di classe. La campana è suonata da due minuti; ma per lei suona alle e 32. Sempre alle e 32.

Tre secondi dopo che anche lei recupera un posto, entra la professoressa con le verifiche fumanti nella destra.

- "Tienimi che svengo"
- "Voglio morire"
- "Raga è stato bello"
- "Boh bella sta verifica"
- "Ma che materia è?"
- "Non so cosa so e cosa non so, va bene?"
~rumori strani vari~

Insomma vocine che ti tranquillizzano; siamo tutti molto agitati e la tensione si taglia col coltello.
Mi consegna finalmente la verifica, mi giro l'ultima volta verso Valeria e le mando un bacio.
Ora mi concentro. Sono 7 esercizi, ne svolgo 4 e consegno - penso tra me e me-
Devo solo capire quali siano i 4 adatti da svolgere: impresa del secolo!

Sono passati 25 minuti e ho svolto un problema e mezzo, tra l'altro penso anche sia sbagliato.
BUONOCOSÍ

Mi giro per controllare Valeria, non voglio copiare, voglio solo assicurarmi che se la stia cavando; per lo meno meglio di me.
Non mi sembra molto in panico, spero di non sbagliarmi.
Finisco il secondo problema, per fortuna ho capito la formula che si doveva utilizzare. Se avrò tempo ricontrollerò il primo.
3 minuti dopo mi arriva una gomma che non avevo mai chiesto. La controllo e...
No okay, calmi tutti. CALMI
I problemi 3 e 4 svolti.  S -V -O L- T -I
Verifico che abbiano senso, che dire, sembrano perfetti. Li copio, alzo la testa e ringrazio, chi non lo so, ma ringrazio.
Mi giro verso Valeria, di nuovo, cerco di passarle un fazzoletto con dentro quel bigliettino ma lei intende e mi blocca.

"Che cazzo fai ritardata" sussurro
Lei si mette a ridere sotto voce.
"E che cazzo ridi"
"Non riconosci la scrittura della tua migliore amica?" ghigna

Ero troppo intenta a copiare, di fretta, sudando freddo, che non mi ero soffermata sulla calligrafia. Copiavo numeri, formule. Copiavo e basta.
Aveva passato lei il bigliettino. Questa ragazza è un Dio -penso-

"Ma io ti sposo" e nel mentre urlo un po' troppo.
La professoressa mi riprende "le nozze al termine della verifica"
Scoppio a ridere.

"Scusa chi è la ritardata?"
"Touchè"

Mi rimangono 16 minuti e nel mentre Valeria mi tamburella sulla schiena chiedendomi di risolvere il settimo ed ultimo problema. Avevo svolto i primi quattro anche grazie a lei,ora era tempo di sdebitarmi.
Lo leggo, vorrei piangere. Non posso, lo faccio per lei.
Ripeto.
Rileggo.
Rifletto.

9 minuti e forse ho l'illuminazione, lo comunico a Valeria e le dico di non consegnare, era questione di minuti.
Finisco di trascriverlo sul fogliettino, dopo averlo riportato in bella sul mio foglio che ho appena consegnato.
Cinque problemi e mezzo svolti su sette. Meglio del previsto.
Torno a posto e con un colpo di tosse e mezzo spasmo, riesco a passarle il foglietto.
Mi ringrazia con gli occhi.
Copia in mezzo secondo e consegna a sua volta.

- "È fatta" gridacchia felice.
- "Sei stata brava" le dico.
- "Entrambe dai"
- "Brioche per festeggiare?" propongo.
- "Al cioccolato" esige lei.
- "Andata"

"Prof, ecco, potremmo..." non termino la frase.
"Uscite e smettetela di parlare, disturbate i compagni" ci dice un po' irritata.
Usciamo col risolino sotto i baffi e rientriamo con le labbra che sanno di nutella.
Il resto della giornata è stato particolarmente "easy". Sono felice, davvero, di come sia andata oggi.
Rischio anche di essermi divertita.
Giuro, giuro che se entrambe dovessimo prendere la sufficienza scatto una polaroid e la appendo in camera da letto, sul muretto dei "ricordi".
Voglio farlo.
Voglio quella polaroid.
Voglio quei voti impressi su quel muro, a ricordare che tutto si può fare, anche una verifica di fisica a fine maggio!
Preparo lo spazio sul muro, non ho dubbi, la foto ci sarà.
Indico e penso tra me e me "sì, qui sarà perfetta, una bellissima polaroid".

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