16) Chi semina vento

16 0 0
                                    

Questa mattina mi sono svegliato con un tremendo e puntiglioso mal di testa, con dolori alla parte bassa della schiena e con un dolce acido lattico alle gambe.
Come si dice insomma "21 anni e non sentirli", corretto?
A parte gli scherzi, la sera precedente ero andato in palestra per sfogarmi un po', per cercare un minimo di mettere in ordine le idee e per rivalutare certe decisioni.

No, non parlo di lei.
Ho bisogno degli abbracci caldi di tutto il mio gruppo, necessito del conforto e del parere dei miei migliori amici... ma loro, loro non vogliono più avere nulla a che fare con me.
È colpa mia, lo è sempre.

Successe che, quel fatidico giorno, salii in moto e mi diressi sgasando a casa di Luca; avevo urgente bisogno di parlare col mio migliore amico.
Parcheggiata la moto, vicino al portone, intravidi la macchina di Danilo e pensai di aver preso due piccioni con una fava, entrambi i miei due migliori amici, lì per me, pronti a fermarmi nel caso avessi distrutto qualche porta a suon di pugni, pronti a consolarmi nel caso avessi allagato di lacrime l'abitazione; pronti a tutto, insomma, per me.

Entrato in casa c'era un'aria strana, aria di tensione, non prometteva nulla di buono.
Chiudo la porta, lancio la felpa sul divano e urlo ai miei due amici di uscire dalle loro tane e di venirmi a salutare.

Escono dalla camera, Luca col viso scosso e Danilo con gli occhi fumanti di rabbia.
Faccio per salutarli con la solita stretta di mano quando, di punto in bianco, mi ritrovo steso sul parquet di casa, con un insolito fastidio allo zigomo sinistro.

"Ma i vostri cristo di problemi?" cerco di alzarmi, aiutato da Luca e successivamente da me spintonato.
"Siediti, testa di cazzo, ora parlo io" replica in tono brusco Danilo.
Luca rimane impassibile.
"Mi hai tagliato lo zigomo porca puttana, che cazzo ti è saltato in mente?" mi lamento dolorante...
"Tay, per l'ultima volta, ascoltami ed evita di interrompermi o quel pugno iniziale sarà solo il primo dei tanti.

Luca,nel frattempo, si era recato in cucina a prendere una busta di ghiaccio, sia per il mio occhio che per le nocche di Danilo.
"E va bene cazzo,dimmi" dico esasperato
"Cosa ti avevo detto prima che iniziasse tutta questa storia?"
"Cosa ti avevo promesso che avrei fatto se l'avessi fatta piangere?"
"Tu mi devi ascoltare, devi farmi spiegare..." sospiro.

"Tu devi solo tacere".
Luca cerca invano di mediare.
Danilo non fa che ripetermi che sono un semplice bambino che ha paura della vita, un ragazzino che ha lasciato casa troppo in fretta, che non ha mai imparato cosa significhi "godersi gli attimi".
Tento di giustificare le mie decisioni, tento il tutto per tutto dicendogli di aver tagliato i ponti ora perché altrimenti dopo sarebbe stato peggio, ma lui non ascolta le mie parole, lui non le sente neanche.

Danilo ora fissa quasi triste il mio zigomo gonfio, non so se pentito o se pensante di ripetere il gesto con l'altro occhio.
Si avvicina e le sue parole mi riecheggiano nel cuore e nello stomaco.

"Ti ha pianto tra le braccia e tu te ne sei andato"
"Scusami fratellino ma ti avevo avvisato, ti avevo detto che se le avessi storto un solo capello saresti finito sotto le mie scarpe"
"Dani...io" scoppio in lacrime.
A questo punto Luca prende le mie parti dicendo a Danilo che stava esagerando, che queste erano questioni tra me e Martina e che lui, volente o nolente, non avrebbe dovuto prenderne parte.
"Ci sta arrabbiarsi, tutti le siamo fratelli, ma qui davanti a noi ce n'è un altrettanto" conclude Luca.

Mi porge un fazzoletto che lascio cadere per terra.
"Te la ricordi la mia frase?" Danilo mi fissa negli occhi, lo vedo vulnerabile ora
"Sì, chi semina vento..." mi zittisce.
"Proprio così, direi che oggi hai già raccolto qualcosa" termina lui.

Si infila la giacca, prende le chiavi della macchina e mentre sta per uscire, con voce incrinata dice "lasciala in pace, non ha bisogno di uno così; stalle lontano o dovrò pensarci personalmente" la porta dietro di lui si chiude bruscamente.
Luca si scusa per lui, cerca in tutti i modi di sostenermi, calmarmi e, per quanto possibile, farmi dimenticare del fatto che il mio migliore amico si sia comportato così da stronzo.
Ma io non voglio sentire scusanti, non biasimo Danilo perché probabilmente avrei fatto lo stesso, o peggio; si sa, le ragazze della nostra compagnia non si toccano.
Le ragazze della compagnia sono la nostra luce, noi ragazzi viviamo per loro, le abbiamo sempre rese, tutte, felici e spensierate.
E poi sono arrivato io, col mio tempismo perfetto, a distruggere tutto; un mare di regole gettate al vento.
"E lasciami cazzo, non voglio la tua compassione!" urlo a Luca.
"Non ho bisogno di nessuno, tanto nessuno può aiutarmi, ho sbagliato a venire qui".

Dimentico la felpa sul divano, Luca mi rincorre per le scale ma io sono già sulla mia moto e quel che gli rimane all'udito è il ronzio del mio motore; io che mi dileguo in una nuvola grigia.

"Mi dispiace..." sussurra Luca, ma io sono già a chilometri da lui.

Lascia che ti aspettiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora