Torno a casa e rifletto, penso a tutto l'anno scolastico trascorso: alle risate, alle litigate, ai pianti, ai tremori, alle emozioni, alle grida... ripenso un po' a tutto quanto.
Ripenso alle nuove amicizie, a quelle terminate, agli amori nati, a quelli scomparsi.
Diciamo che il percorso scuola-casa non era mai stato così breve.
Ma a volte è anche giusto così, c'è bisogno di chiudere gli occhi e riviversi tutto da capo; a volte invece gli occhi vanno tenuti aperti: per riviversi i momenti e poterli finalmente liberare senza più tenerseli dentro, senza più imprigionarli.
Lasciamoli volare.
Quel pomeriggio ho fatto proprio così; e diciamo che nel mio piccolo ero anche felice.
Felice. Sei davvero felice? Forse sì forse no, fa un po' strano dirlo, fa un po' strano perché fino a pochi mesi fa la mia felicità andava a braccetto con un'unica persona. Quindi no, troppa fretta. Non sono felice. È gioia momentanea, non è felicità...
Lui era felicità.
Lui era.
Lui.
Ora basta. Esco di casa, rischio di impazzire.
Mi metto a correre, a volte non basta, vorrei volare.
Ma non servirebbe.
Mi fermo, appoggio le mani sulle ginocchia, inarco la schiena e tossisco.
Ho esagerato.
Mi alzo e cammino, verso casa, di nuovo, ma sul serio questa volta.
Cammino e gioco con i sassolini per terra, cerco di calciarli il più lontano possibile.
Li calcio e li fissò, uno ad uno.
C'è vento, abbastanza per essere al 3 di giugno; odio il vento, lo reputo abbastanza inutile.
Rientro in casa, ho fame ma non ho le forze, né la voglia di cucinarmi qualcosa.
Vado a dormire, mi è anche passata la fame.
La verità è che basterebbe un suo messaggio per sistemare tutto, gli cadrei ai piedi di nuovo, mi umilierei completamente.
E non so neanche il perché.
Lui è tutto per me; ma io davvero non so il perché.
A volte basta così poco, altre invece non basta.
Mi sveglio tutta sudata, nessun incubo, solo il condizionatore che ha deciso di non funzionare durante le mie due ore di sonno pomeridiano.
Ma va bene così: entro in doccia e ci resto per una bella mezz'ora.
Mi sento meglio, meglio sul serio.
Decido di prendere il telefono e scrivere sulla chat di gruppo della "Gang del Bosco"
(si insomma bello il nome che scelse Tay per tutti noi)
"Raga qualcuno mi dica che esca" digito
Demis, Luca, e Teo stanno scrivendo...
...
Demis: "Sto andando in palestra sorry"
Luca: "Non ci credo manco se mi mandi le foto" riferendosi a Demis in modo alquanto ironico.
Luca: "Marti io e Teo siamo da te tra 10 minuti, vestiti"
...Li amo si, ma ora come mi preparo in 10 minuti?!Decido di farli salire in casa perché sono ancora in accappatoio, mi chiudo in stanza mentre loro se la ridono di là in sala.
"Guardate che vi sento" grido
E Luca: "Ti spingevo nel passeggino, devo ancora ricordartelo?"
Teo invece non si esprime, meglio così.
Esco finalmente dalla camera e li trovo uno sull'altro a dormire: non ho parole!
Scoppio a ridere ma mi metto subito le mani sulla bocca, non voglio svegliarli...
sono così teneri!Mi stendo con loro sul divano e penso a quando sono fortunata ad averli, non loro in generale, tutto il mio gruppo.
Se non fosse per loro...
Troppe cose.
Ho degli amici fantastici, una compagnia che appena chiamo è presente.
Sempre.
Quindi a questo punto, sdraiata sulla pancia di Luca e facendo da cuscino a Teo, mi chiedo nuovamente: cos'è davvero essere felici?
Sono felice?
La felicità, ho sbagliato, non è da attribuire ad una singola persona, ma ai piccoli momenti, felici, che ognuno di noi vive.
In compagnia o da solo al mare contemplando le onde.
La felicità, oggi, ho capito che non era lui.
La felicità sono stati i momenti trascorsi con lui, ma non lui.
La felicità sono momenti, attimi.
Piccoli, davvero piccoli.
Sono felice ora?
Si, in questo piccolo attimo lo sono, e me lo tengo stretto.
Loro, adesso, me li tengo stretti.Li abbraccio entrambi col sorriso e mi addormento.
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Lascia che ti aspetti
RomanceEra innamorata, ma non avrebbe dovuto, non di lui, non del suo migliore amico. Mentre si innamorava lui giocava con lei, perché lui era abituato così, le ragazze erano il suo "livello da sbloccare". Ma Martina era diversa, non era come le altre; non...