3) Aria di Rivoluzione

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Inizialmente cercai di evitarlo poi però pensai che avevamo sempre affrontato tutto insieme, che prima o poi avremmo dovuto affrontare anche questo argomento; così presi un bel respiro e gli andai incontro. Camminavo molto lentamente cercando di inventare l'imminente conversazione, cercando di trovare le parole giuste per quello che sarebbe stato il nostro "dopo".
Scusa ma ti senti? Il vostro "dopo"? Vi siete baciati. Fine. Non c'è ne mai ci sarà un dopo, conosci bene Tay, fin troppo.
Scaccio via quei fastidiosi pensieri. Gli arrivai alle spalle e picchiettai tre volte sulla sua schiena, si girò, buttò a terra la sigaretta e io la spensi definitivamente calpestandola con la punta delle mie air max. È sempre stato uno dei nostri strani "rituali", uno di quelli a "completamento"; ne avevamo molti altri perché come dissi all'inizio noi eravamo come una persona sola divisa in due corpi.
- «Perché sei qui?»
- «Per te»
- «Ieri sera sei sparito e ora saresti qui per me?»
Cazzo schiaffeggialo, ora! Su dai cosa aspetti! È un perfetto idiota; si ma quanto è bello...
- «Ero spaventato»
- «Lo ero anch'io, avrei voluto accanto il mio migliore am...»
Mi sta toccando, okay devo calmarmi. Martina, C a l m a t i.
Non mi fece terminare la frase, mi mise una mano sulla bocca e poi disse "come puoi darci ancora una definizione dopo quello che è successo?". Non risposi.
- «A cosa pensi?» chiese
- «A come sia potuto accadere»
- «Ti sei pentita?»
Avevo molta paura di rispondere. Dentro di me sapevo benissimo ma non avrei mai potuto dirglielo, come gliel'avrei spiegato, in che maniera e con che coraggio avrei potuto dirgli che quel bacio aveva scatenato dentro di me un uragano di emozioni?.
Non risposi neanche 'stavolta, anzi avevo preso iniziativa di rientrare in casa. Mi fermò di colpo, mi strinse il braccio come non aveva mai fatto. Lasciò subito la presa e con aria scocciata "secondo te io come mi sento?". Gli dissi che non avevo ancora sviluppato l'attività di lettura intellettuale e che soprattutto se lui continuava a fare il misterioso non avrei mai potuto saperlo.
Wow, non avevo mai parlato a Tay con questo tono. Perfetto sono morta.
Parlammo per un'oretta cercando realmente di capire una cosa soprattutto: il perché.
Erano ormai le 13:30 e non avevamo risolto granché, così mi diressi nuovamente verso casa e lui a quel punto sussurrò "non è stata colpa dell'alcol!".
Venne verso di me: "Posso...posso baciarti?"
Tay che balbetta? Tay che mi chiede il permesso per qualcosa?
Rimasi immobile. Di sasso. Così riprese "ho bisogno di baciarti da sobrio". Avevo così tanti pensieri che riuscii solamente ad annuire.
Sei un'idiota. Martina sei un'idiota.
Tante emozioni, ma quella dominante era la paura. Paura di sconvolgere tutto, paura di aver rovinato tutto, paura di un "non ritorno". E così mi baciò. Quel bacio serviva solo a lui, a me era bastato il primo. Si staccò, mi fissò negli occhi e mi baciò nuovamente. Mi scese una lacrima, se ne accorse e frettolosamente mi rassicurò dicendo che non sarebbe cambiato nulla, che non avrei dovuto temere niente, avevamo solo alzato di grado il nostro "volerci bene".
Ma che stronzata!
Mi abbracciò forte baciandomi in fronte e scherzosamente ma con amore disse: "c'è aria di rivoluzione qui". Avrei voluto che quell'abbraccio durasse per sempre. Non sapevo cosa pensare, le mie insicurezze erano aumentate in maniera esponenziale, in maniera diretta ai nostri baci, non riuscivo a capacitarmi della situazione.
Mi farà soffrire, mi aprirà il cuore come fa con tutte le altre e poi lo butterà a terra.
Entrai in casa assalita da mille domande da parte dei miei genitori a cui risposi con indifferenza, volevo solo chiudermi in camera e aggiornare le mie amiche della situazione attuale.
La drammatica situazione attuale, cara.
Domenica 11 dicembre 2016, la domenica peggiore di tutta la mia vita, la domenica passata in chiamata, la domenica non passata a studiare per le interrogazioni del lunedì. La prima senza un suo messaggio. Il giorno dopo non so con quale forza sarei riuscita ad affrontare la scuola. Mi mancava, eccome se mi mancava. Ma come spiegarvi esattamente cosa lui significasse per me prima di tutto questo magnifico casino. Come?
Tay è la persona più complicata che io conosca. Quando ha freddo non mette mai il giubbotto, quando c'è il sole si veste pesante e quando piove non porta mai l'ombrello. Lui ama la pioggia. Lo fa sentire vivo. Tay complica tutto senza farlo apposta. È la persona più complicata che io conosca ma anche la più bella. Per come mette una mano tra i capelli, per come si alza il ciuffo, per come mi sfiora le guance, per come ha paura di esprimersi, per come ha paura che nessuno possa capirlo a parte me. Mi piace per come trova il modo, sempre, di farmi sorridere; per il modo in cui mi guarda quando mi parla, per come lo fanno i suoi occhi. I suoi occhietti color nocciola. Lui è banalmente "speciale". Ma speciale davvero. Qualche cosa fuori dalla norma che a volte non sai spiegare; qualcosa che in mezzo a tutte le altre cose per un motivo o per un altro risalta. Speciale perché ti fa capire che ciò che hai visto finora è fin troppo noioso, normale. È speciale perché non è trovabile. È speciale perché è lui e nessun altro. È speciale perché è il mio Tay.
Il mio Tay...suona davvero bene. Se solo fosse vero.
Mi ero depressa abbastanza per quella serata, così decisi di stendermi sul letto e finii per addormentarti. Non avevo nemmeno cenato.
Ma cosa mi hai fatto Tyler?
La sveglia del mattino seguente fu terribile, la mia voglia di alzarmi e iniziare una nuova settimana scolastica non aveva paragoni. Non potevo ancora sapere però che quel lunedì mattina la mia vita si sarebbe sconvolta nuovamente. A quella data devo tutto, a questo 12 dicembre 2016.

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