Prologo

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La sigaretta rende migliore qualsiasi pausa pranzo.
Non che voglia fare chissà cosa nelle due ore di pausa.

Lavoro in un museo come guida.
Mi sono diplomata in un liceo linguistico; inglese, cinese, tedesco e spagnolo.

Il francese l'ho appreso tramite un corso due anni fa, dato che è un'altra lingua molto utile nel mio lavoro.

Ogni giorno pranzo in questa toasteria, conosco i camerieri da cinque anni.
Ebbene si, ho iniziato a lavorare subito dopo il diploma, a settembre in realtà.

Nessuno lo credeva possibile, lavorare poco dopo la fine del liceo e con delle persone alquanto carine che provavano ad abbassarmi la media.

Il mio pranzo è suddivo in  fasi fondamentali:
Bearsi l'aria condizionata.
Scherzare con Mario e tutti gli altri.
Nell'attesa, giudico chi entra.

So che non è corretto, ma tanto alla fine tutti lo facciamo.

"Come al solito vuoi la cheesecake o passi?"
Mario mi raggiunge e si siede di fronte a me.

Al dolce non oso rifiutare.

Però determinati giorni, quando reputo di aver esagerato prendo qualcosa di più leggero.
Uno snack ai cereali o vegano, nella speranza di non strafare.

"Oggi non sono proprio in vena"
Rispondo, mandando giù un'altro sorso di birra.

So che col caldo non è l'ideale, o per lo meno, così so, però una bella birra fresca è ciò di cui ho bisogno.
E poi hanno finito la birra al limone.

"Vuoi?"
Domando, allungando la bottiglia verso il mio amico.

Senza rispondere, annuisce e beve due sorsi.

"Cosa c'è che non va?"
Chiede, controllando con lo sguardo se gli altri colleghi possono sostenere la situazione.

Direi proprio di si, ancora ci sono poche persone e poi il servizio qui è veloce.

"Qualche incubo, nulla di cui preoccuparsi"
Sollevo leggermente le spalle.

È vero, non me ne preoccupo, prima o poi dovrà passare.
Nonostante ciò, quando cala la notte faccio il possibile per restare sveglia.

Sebbene dorma con la luce accesa, gesto che da bambina mi rassicurava, adesso non fa ne caldo, né freddo.
Anche se fosse spenta non cambierebbe nulla.

Tra l'altro è sempre lo stesso, alcune volte credo di sognare una sorta di continuo, di sequel.
Non so cosa sia peggio, restare bloccata allo stesso momento per sempre, o andare avanti.

"Hai provato qualche pillola.
Qualche volta utilizzo la valeriana, in quei giorni ho ripreso un sacco di ore perse"
Mi consiglia, cercando il mio sguardo che è perso ad osservare quei secchioni dell'università di biomedica qua di fronte.

Schiocca le sue dita per attirare la mia attenzione.

Mi scusco e lui sorride.

"Amy, sicura che va tutto bene?"
Mi ha dato questo nomignolo perché non saprebbe abbreviare il mio nome, Aisha.
Come biasimarlo, Ai oppure Aish non suonano per niente bene.
E poi non mi dispiace Amy, forse ci avrò fatto l'abitudine.
È sempre stato una persona molto gentile e premurosa.

Dopo tre mesi che ho iniziato a frequentare questo posto ha cominciato ad essere molto amichevole.

Forse è anche merito suo se torno sempre.

"Si, devo solo riposare"
Taglio corto.
Le cazzate dello stress e robe simili le può dire ad altre.

Io non sono stressata.
Le cose vanno alla grande, perché dovrei esserlo.

"Quelli cercano rogne"
Purtroppo li riconosco i bravi ed i cattivi ragazzi.

Anche se vanno ad una prestigiosa facoltà e sono figli di gente ben conosciuta qui in zona, quelli, non sono bravi.

Qualche secondo dopo entrano in sei o otto, fanno un gran casino con le loro richieste e spintoni vari.

"Lasciali stare, si calmeranno"
Dandomi un bacio sulla guancia si alza per prendermi qualcosa da mangiare.

Non mi lascerebbe mai uscire senza un dolce da mettere sotto i denti più tardi.

Oppure è in vena nel farmi assaggiare un nuovo arrivo nel menù o un piatto ancora in fase di perfezionamento.
Mi fa tanto piacere che lui si fidi di me e che mi voglia bene.

Uno di quei tizi mi fissa, stringendo la cinghia della sua borsa a tracolla.

Ha una giacca bianca ed un pantalone nero di una o due taglie più larghe del dovuto.

Lo fisso a mia volta ed una volta percepito che è uno di quei 'cane che abbaia, non morde' decisi di distrarmi guardando il telefono.

Mentre guardavo le storie di instagram altrue, il più buzzurro del branco si siede al mio tavolo, insieme ad altri due.

"Ciao"
Mario ha detto di ignorarli e poi questi vogliono solo sfottere, se ne andranno.

'Smamma"
Risposi, in maniera alquanto cortese.
Li ho proprio ignorati, si.

Il mio amico alzò gli occhi al cielo, sicuramente starà pensando a quanto sia scema e testarda allo stesso tempo.

Dovrebbe saperlo che non seguo le sue regole.

"Scusaci, ma il nostro tavolo è pieno"
Si sono scelti il tavolo più grande, da otto persone, la stessa quantità di persone del suo gruppetto.

"Dovreste entrarci.
Per fortuna avete delle manine e potete unire un altro tavolo"
Ribatto, io devo dire l'ultima parola.
Il principio si stava seccando, notava quanto fossi disinteressata.

Mentre stava parlando mi alzai e salutai Mario, il quale non si oppose più di tanto dal farmi uscire.

Ei.
Spero vi sia piaciuto💕

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