Capitolo 18

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Il pensiero di restare altre tre ore ferma, in silenzio.
L'unica cosa che mi calma è il colore del cielo, limpido, luminoso.

Ogni tanto si vede qualche nuvola, mai viste così vicine e mi da quasi la sensazione che siano fatte di zucchero filato, come nel film di Peter Pan.

Speravo che un buon libro potesse bastarmi ed effettivamente poteva essere così, se il volo fosse stato di un'ora e mezza e non cinque.

La cosa che mi stupisce è la compostezza di questo ragazzo, continua a scrivere, a leggere, a pensare, senza mai lamentarsi.

Io al suo posto sembro un'anguilla impazzita, il mio sedere e la schiena stanno pregando per avere un minimo di tregua da questo sedile.

"È il terzo sospiro nell'arco di pochi istanti, tutto bene?"
Domanda continuando a guardare  questo foglio con grafici e valori.

"Mi annoio"
Commento, sprofondando nel sedile che vorrei bruciare.

"Guardare una serie tv?
Dormire?"
Mi propone una serie di soluzioni, che non fanno al caso mio.

"Senti Adrian, potrai essere abituato, ma non mi sento più le gambe, mi fa male il sedere e la schiena è paralizzata"
Continuo a lamentarmi come una bambina, avvicinandomi di più al suo viso, per poter notare meglio qualche sua espressione o da cogliere i suoi pensieri.

Non riesco mai a capire cosa gli passi per la testa.

"Ma cosa ti aspettavi?
Ci mettiamo a ballare una samba?"
Il suo tono non è accusatorio, non vuole neanche provare a ferirmi o giudicarmi, è estremamente calmo quando parla.

Cosa che non si può dire di me, tant'è vero...

"Possiamo?
Dai sua, balliamo, saltiamo, cantiamo, facciamo il gioco con i sacchi, anche sostituire le hostess, sicuramente saranno stanche poverine"
All'idea di potermi muovere quei pochi neuroni che ho si annebbiano, mentre faccio uscire dalla mia bocca frasi senza senso.

"Le hostess vengono pagate, quindi non si stancheranno.
Leggimi qualcosa"
Si sporse di poco verso di me, sperando d'aver trovato una distrazione.

"Le costellazioni, le stelle, il bianco e il nero.
Riassunto please"
Dico, girando tra le mani il libro nero avanti, e bianco dietro, con delle piccole stelle sparse in vari punti.

Perché ha scelto proprio questo libro?
Anzi, la domanda è anche stupida, lui saputello, al massimo sono io quella proiettata su un'altra rotta come gialli, storici.

Probabilmente perderà tempo a domandarsi quale teoria fosse inesatta, o cosa ci aspetta al di là di un buco nero.

È tutto così al di fuori della mia portata.

"Semplice.
Vorrei avere quante più risposte possibili e meno domande.
Vorrei sapere cosa mi aspetta domani e dopodomani, voglio soltanto sapere.
Tutto ciò che riguarda ogni cosa lontana da me e sconosciuta mi attira"

Luce e buio.
Nero e bianco.
Nemici e amici.
O chissà amanti addirittura.

"Ci sarà sempre qualcosa che non saprai, che non potrai a comprendere, perché troppo lontano"
Rispondo, continuando a fissare il libro.

Vicino e lontano come noi due.

"Posso provare a superare il limite"
Continua, poggiando la mano sopra quella che tiene il mio.

"E chi ti dice che tra i prescelti ci sia tu nel mezzo?"

"Finché non provi, non potrò mai saperlo"
I nostri occhi si incrociano, la spavalda ed il timido, il secchione e la ribelle, che tremendo cliché.

Adesso però la piccola tra i due sono io, la sua presenza continua a farmi sentire fuori posto.

"A che pagina sei arrivato?"
Chiedo, tagliando corto.

Vorrei che la mia mente si ricordasse che si, stiamo volando, siamo fra le nuvole, ma ciò non l'autorizza ad andarsene verso l'isola che non c'è.

"Pagina 146.
Cosa percepiamo tramite le stelle?"

La vera domanda è, cosa percepiamo noi?

Girl Power.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora