seven

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jennie's pov

sin da bambina ho sempre odiato le bugie.

penso che siano solo uno scudo per non dire la verità, e chi le dice ha paura di nuocere essendo sincero, oppure di far del male a se stesso.

ma infondo, noi ci feriamo tutti i giorni con le cose più piccole.

<< kim jennie >> fa ingresso una donna sulla quarantina, grassottella, vestita con un camice bianco, i capelli sono tenuti insieme da uno chignon messo male, le ciabatte sono sudate e si intravede nel suo sguardo la fatica del lavoro.

mi alzo guadagnandomi lo sguardo di tutti i pazienti puntato addosso, e mi dirigo dalla donna, << sono io >> dico secca, e lei mi fa cenno di seguirla.

entriamo nello studio del signor chang, e come al solito è tutto in ordine: scrivania al suo posto, libreria dietro di essa, scaffali con cose scientifiche linde e pulite.

<< buongiorno, jennie >> gli rivolgo un cenno del capo

<< stamattina ho parlato con tuo padre, e abbiamo deciso che parlare un po' non ti farebbe male >> dice con la voce di chi la sa tutta, << e con chi dovrei parlare? >> chiedo schietta, << con il dottor wang. >> non ci posso credere.

<< non andrò da uno strizzacervelli, sappilo >>

<< quest'anno, da quel che ne so, siete solamente in due ragazze a parlare con lui, quindi ci dovresti andare >> dice iniziando a scrivere su un foglio bianco chissà cosa.

<< non ci andrò >> sospira, infondo sa che se mi metto in testa una cosa è quella; se sentirò il bisogno di parlare con uno psicologo lo farò, ma ora non è una mia priorità.

<< mi ha chiamata alle sei del mattino per dirmi questo? >> con preoccupazione noto che scuote la testa, << è una cosa più grave, seguimi. >> faccio come richiesto e lo seguo nella sala delle radiografie, e devo ammettere di non sentirmi del tutto indifferente a ciò che sto per sentire, << ecco, guarda qui >> indica la zona vicino al cuore, poco sopra ai polmoni, << cos'è? >> chiedo, sinceramente non mi spaventa, qualunque cosa sia,

<< è un cancro, jennie, si sta propagando nei polmoni, e se non lo sconfiggiamo subito- >> si blocca, so cosa stava per dire, per questo lo precedo << morirò. >> lo vedo annuire con la testa, << mi dispiace tanto, jennie, ma mi duole dire che tu non sei d'aiuto, fumi, bevi, lo sai che per maggior parte il cancro è a causa di questo >> non lo ascolto mentre parla, continuo a ripensare alle parole che ha detto: è un cancro, jennie.

il cancro è l'unica malattia che non avrei mai voluto prendere, in particolar modo perché ho visto una persona disintegrarsi da esso, ho visto le sue energie sciuparsi lentamente, fino a svanire nel nulla.

<< devo andare >> dico, ed esco.

l'aria invernale mi inebria le narici ma allo stesso tempo mi congela il corpo, le mani, la faccia, quindi chiudo il giubbotto che indosso nascondendo il viso nel colletto.

senza accorgermene estraggo dalla tasca del cappotto un pacchetto di sigarette e ne accendo una portandomela poi alla bocca.

so che fumare, nella mia situazione, è l'ultima cosa che dovrei fare, ma mi risulta automatico, e io non voglio abbandonare le sigarette.

non voglio abbandonare la sensazione di pace e silenzio interno che mi provocano.

non voglio abbandonare il calore che emanano.

non voglio smettere di fumare.

non smetterò di fumare.

<< jennie! da quanto tempo! >>

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helow Brothers

scusate il capitolo di passaggio, ma mi sta piacendo scrivere questa storia e uwu

scUsAte se i nomi propri di persona sono scritti in minuscolo, ma non mi piacciono le lettere maiuscole :)

quindi, grammatica a parte, vado a studiare scienze D:

ditemi se il capitolo vi è piaciuto

jess

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