sixteen

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lisa's pov

«mh~» apro lentamente gli occhi e il buio pesto della stanza di jennie dilata le mie pupille.
«jennie?» sussurrò nella speranza di sentirla sveglia, un leggero venticello smuove i miei capelli e passa per il mio collo, mi giro verso la provenienza di esso e noto che la portafinestra è aperta.

«perché sei sveglia?»
«non riuscivo a dormire»

jennie è seduta a terra, sull'asfalto che precede l'erba del giardino, e non mi rivolge nemmeno uno sguardo, paralizzata a fissare il vuoto.
la affianco e poggio la schiena sul muro retrostante, poi la guardo:
i capelli castani raccolti in una coda bassa, una maglietta a maniche corte che le copre le ginocchia portate al petto e il suo viso illuminato dalla luce fioca dei lampioni in strada.

«hai bisogno di qualcosa?» mi rivolge uno sguardo e io scuoto la testa, ma lei insiste, «acqua? bagno? cibo?» ridacchio ma nego ancora con il capo.
si alza e mi porge una mano per alzarmi, «ti faccio vedere il mio posticino qui»
senza esitare la seguo lungo il suo immenso giardino.

«ci vengo per fumare, o per litigare con mio padre; fa lo stesso»
si siede in una sedia sotto un gigantesco gazebo in ferro, e io faccio altrettanto.
non riesco esattamente a precisare l'ora, ma credo siano le quattro del mattino dato dal cielo quasi chiaro.
«ci litighi spesso?» non so perché mi stia facendo gli affari suoi, ma mi dispiacerebbe sapere che è malata e suo padre non le è vicino.
«ci litigo ogni volta che lo vedo» si accende una sigaretta e mi guarda,
«e ogni quanto lo vedi?»
«quando non lavora, cioè mai. quando il medico gli ha detto che ho il cancro - fa una pausa come a pensare alla crudezza di quelle parole - lui mi ha chiamata, ero seduta qui, e mi ha detto che dovrei smetterla di fumare così tanto.» mi rattrista molto il fatto che debba andare contro a tutto questo da sola,

«mi dispiace jen»
fa spallucce
«non compatirmi» getta la cenere nel posacenere e guarda la luna offuscata.

«non ti compatisco, ti capisco» mi rivolge uno sguardo confuso, ma non ci faccio caso.
«lisa, come mai eri in ospedale?» pare molto seria, ma questa volta non voglio ci siano muri di bugie costruiti per nascondere il fatto che sto diventando anoressica.
«perché sono bulimica» lei non dice nulla e si limita ad annuire, «l'avevo capito» sbarro gli occhi e le chiedo come,
«ti ho sentita prima» butta fuori il fumo e spegne la sigaretta.

«perché lo fai?» mi chiede
«perché i miei problemi se ne vadano con il cibo» è la risposta più ovvia che potessi dare, ma prima d'ora non ho mai pensato che effettivamente questo sia il vero motivo.

«tu perché fumi?»
«è complicato, un po' per il tuo stesso motivo diciamo. vedo tutte le cose negative sparire e volatilizzarsi insieme a quelle nuvolette di fumo e penso di sentirmi libera per un attimo. poi balzo di nuovo nella realtà e tutto è tale quale a prima» senza dire nulla mi alzo e la raggiungo, «posso abbracciarti?»
mi fa spazio sulle sue gambe e mi ci fa sedere sopra, sono piccole e magre, ma non come le mie; paragono spesso il mio fisico a quello degli altri, come se io fossi sempre meno di tutti, al secondo posto.
mi cinge la vita e si lascia abbracciare dalle mie braccia minute coperte da una felpa oversize, come il resto dei miei vestiti.
si accende un'altra sigaretta ma non accenna a farmi scendere dalle sue gambe mentre la consuma.
è bello e rilassante saperla vicina, sapere di poter essere una di quelle poche persone a restare al suo fianco.

senza dire nulla impunto i miei occhi sui suoi, e subito un brivido percorre la mia spina dorsale senza repudio, le nostre iridi incastonate l'una dentro l'altra, come se si parlassero, come se stessero cercando di leggersi a vicenda.

mi guarda le labbra e il suo ginocchio inizia a tremare sotto di me, la guardo di nuovo e senza rendermene conto mi bacia.
non uno di quei baci casti, ma nemmeno un bacio prolungato.
un bacio caldo, necessitato, senza disturbare la lingua o qualsiasi altro muscolo del corpo; solo le sue mani sul mio mento e le mie sulle sue spalle.
solo i nostri occhi socchiusi e le nostre labbra incastrate tra di loro.
solo i nostri capelli mossi dal venticello fresco.
solo i nostri pensieri acuti e profondi.
solo noi.

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forse sono ancora viva.
e forse nessuno si ricorderà di questa fan fiction.
- thalia

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