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Arriviamo al ristorantino che Niccolò ha proposto e subito me ne innamoro.
È molto piccolo ed intimo.
Rustico e tipicamente italiano.
I tavoli sono di legno e le pareti tappezzate di quadri di paesaggi.

"Marcoolino, fratee!" dice Niccolò appena entriamo nel locale all'uomo col grembiule seduto vicino alla cucina.

"Aooo Niccolò! Come stai? Mamma tutto bene?"
I due si scambiano un abbraccio e poi Niccolò continua:

"Mamma sta bene, ti saluta tanto..
Ascolta Marcolino, la signorina qui aveva una certa fame, così ho pensato bene di portarla nel miglior ristorante di Roma!
Che dici le possiamo preparare due spaghettini?"
Si sposta per permettere all'uomo di vedermi e io gli sorrido imbarazzata.
Mi scruta serio.
Dopo pochi secondi mi abbraccia e grida:

"Ma certo, che domande mi fai? Gli amici tuoi sono sempre i benvenuti, specialmente le belle ragazze come lei.. vado subito a prepararvi na carbonara!"
Lo chef sparisce in cucina e noi andiamo a sederci in un tavolino fuori dal ristorante.
Un cameriere ci porta una bottiglia di vino rosso.
Nel mentre il sole sta calando.

"Questa è la mia ora preferita del giorno.. forse anche più dell'alba." dico mentre avvicino il calice di vino alle mie labbra.
Con uno scatto Niccolò avvicina il suo bicchiere al mio e mi fa intendere di voler brindare.

"Ai tramonti allora.
Che tu possa vederne altri mille, ma nessuno bello come quello di stasera."
I nostri bicchieri si scontrano, poi entrambi beviamo un sorso di vino.

"Ora tocca a te." mi dice poggiando il bicchiere sul tavolo.

"Che cosa tocca a me?" chiedo stupita.

"Dirmi chi sei." dice Niccolò.
Bene Eva, questo è il tuo momento.
Digli chi sei veramente, niente filtri, lui non li ha usati con te.
Sii sincera e soprattutto sii te stessa.
Sfilo le gambe da sotto il tavolo e mi giro verso la strada, poi prendo il bicchiere del vino e ne bevo un altro sorso.
Guardo il cielo e sospiro.
Niccolò non mi stacca gli occhi di dosso.

"Aspetto.
Ho tutto il tempo del mondo, ma io voglio scoprire chi ho davanti." dice sorridendo.
Lo guardo e ricambio, mi è impossibile non farlo.

"Non lo so chi sono.
Posso dirti di essere Eva, la ragazza di ventun anni che sta cercando di trovare una bella storia da raccontarti, ma in realtà la mia storia è tutto tranne che bella."

"Mi piacerebbe conoscerla questa storia allora." risponde di getto.
Mi guarda con quei suoi occhi così profondi che quasi mi mettono a disagio.
Mi sposto i capelli nervosa dietro l'orecchio e rido abbassando lo sguardo.
Per fortuna arriva il cameriere con i nostri piatti.

"Mamma mia.. che spettacolo!!
Io amo la carbonara, potrei mangiarla ogni giorno." dico tuffandomi con la faccia nel piatto di pasta.
Niccolò ride e mi guarda in modo quasi tenero.

"Che c'è?" gli chiedo.

"Nulla.. è solo che non ho mai visto una ragazza così entusiasta per la sua pasta!
Mi fa sorridere questo tuo modo di essere.. beh diversa.."
Non so con che ragazze tu esca solitamente, caro il mio Niccolò, ma io amo mangiare.

"Se vuoi posso ordinare un'insalatina.." dico ironicamente.
Lui ride.
La cena procede e noi parliamo del più e del meno.
Mi racconta del suo cane, Spugna, dei casini che combina ogni giorno.
Mi racconta della sua infanzia e dei suoi grandi amici.
Adriano e Gabriele sembrano essere due grandissimi scemi, ma bravissime persone.
E infine mi racconta della sua passione per il pianoforte.

"Si, lo suono da quando ero piccolo, me la cavo..
un giorno potrei farti sentire un pezzo, sempre se ti va" mi dice facendo una smorfia.

"Mi va eccome." rispondo.
Finito di bere la bottiglia, Niccolò mi chiede se voglio fare due passi e così ci alziamo.

"Ma non paghiamo?" gli chiedo guardando il ristorante mentre ci allontaniamo.

"Mi sistemo io domani con Marcolino.
È come un secondo papà per me e io sono il figlio che tanto desiderava e mai è arrivato.
Non ti preoccupare."
Tira fuori il pacchetto di sigarette e me ne offre una.
"Fumi?" chiede.

"Si, grazie." prendo la sigaretta e me la lascio accendere da lui.

"Allora ringrazio te e Marcolino per la cena." dico facendo un cenno col capo di ringraziamento.
Rimaniamo in silenzio mentre passeggiamo e fumiamo le nostre sigarette, apparentemente infinite.
Cammino sul bordo del marciapiede e Niccolò invece è in mezzo alla strada.

"Lo sai vero che non sfuggi alla mia curiosità di scoprire chi sei realmente?" dice rompendo il nostro silenzio.
E io che pensavo ci avesse messo una pietra sopra.

"Non ti basta quello che hai conosciuto fin ora?
Ti ho già lasciato scoprire tanto per essere uno che va in giro a distruggere ginocchia!" rispondo in modo provocatorio.

"Eddai Ev! Mi spiace veramente!"

"Come mi hai chiamato?" gli chiedo fermandomi di colpo e guardandolo dritto negli occhi.

"Ev... non ti piace?" dice lui.

Solo un altra persona mi chiamava in quel modo e dopo anni senza sentire quel soprannome, ora mi riporta alla mente una marea di ricordi.
Mi vengono gli occhi lucidi e vorrei scappare a casa a piangere, ma non lo farò.
Niccolò sembra scosso a causa della mia reazione e così si avvicina a me.

"Ei.. tutto bene? Ho detto qualcosa che non dovevo?"
Vedo la preoccupazione nei suoi occhi.

"Ti prego non mi chiamare mai più così." gli rispondo tutto d'un fiato.
Lui fa cenno con il capo e poi mi fa mezzo sorriso, come a chiedermi perdono.
Io gli sorrido, ma dentro mi sento soffocare.
Perchè ha dovuto chiamarmi proprio così..
Riprendiamo a camminare, ma a questo punto la mia testa è scollegata.
I piedi iniziano a farmi male e Niccolò si accorge che c'è qualcosa che non va.

"Mi spiace averti chiamato così. Non so cosa significhi per te, ma vedo che ti ha turbato molto.
Se vuoi parlarmene io ti ascolto volentieri, altrimenti chiudiamo la parentesi, però ti prego,
torna a sorridere, perché sei più bella."

Le sue parole, il suo modo di preoccuparsi, il suo essere così attento e profondo mi lasciano sorpresa.
Gli sorrido, ma non per educazione, perché riesce a farmi ridere veramente.

"È una lunga storia, la mia.
Se hai tutta la notte magari riesco a raccontartela." dico guardando i sampietrini scorrere uno ad uno sotto le mie scarpe.

"Se vuoi anche tutta la vita."  dice.
Sorride.
Io scuoto la testa ridendo.
"Te ne pentirai di avermi incontrata Niccolò, te ne pentirai."

Spero vi piaccia!
Lasciate una stellina,
Un bacio xF🍓

Niente di più stupido di sognare// Niccolò Moriconi - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora