16.

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Persi la capacità di respirare.
Mi trovavo in ginocchio di fronte alla porta con una mano sulla chiave e l'altra sulla maniglia.
Chiusi gli occhi e con le mani che tremavano aprii la serratura lentamente.
Non ebbi il tempo di pensare.
Non avevo il coraggio di aprire gli occhi, ma lo feci comunque.

La stanza era buia, ma potevo distinguere le figure.
Lui era steso di fronte a me.
Una pistola nella sua mano sinistra e una pozza di sangue alla destra del suo capo.
Mi buttai su di lui e inizia ad urlare.
Tremavo e mi ripetevo "fa che sia un sogno, fa che sia un sogno, ti prego Dio.. fa che sia un sogno" .
Piangevo isterica, tanto che non riuscivo più a respirare.

Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio.
Lo cullavo tra le mie braccia e lo abbracciavo forte, sperando lui ricambiasse, ma naturalmente non lo fece.
Urlavo dalla disperazione:
"Leo, ti prego svegliati."
"Non puoi lasciarmi qui, non puoi scappare così."
"Ti prego Leo."

Mi sentivo soffocare, non riuscivo a capire più nulla di quello che stava accadendo.
Hai presente quando da piccolo ti fai male perché decidi di fare una stupidata, una cosa improvvisa?
Hai presente quella sensazione, quell'esatta sensazione che provi quando senti quel dolore e ti spaventi perché non sai come comportarti? Perché non l'hai mai sentito prima?
Un dolore nuovo, inspiegabile.

Ecco io mi sentivo così, persa in quella stanza fredda e buia.
Tra le mie braccia tenevo la cosa più importante della mia vita e ora il suo cuore aveva smesso di battere.
Tenevo in mano il corpo di un cadavere.
Era diventata una persona qualunque, non era più il mio Leo.

Gli baciai la fronte e gli sussurrai all'orecchio
"Andrà tutto bene, vedrai, ci sono qui io."
"Ti perdono,
Ti perdono tutto quello che hai fatto stasera, ma ti prego svegliati amore mio."

Una lacrima cade sulla maglia bianca di Niccolò e io la guardo piangendo.
Alzo lo sguardo e miei occhi incontrano i suoi;
Sono tristi e pieni di lacrime.
Gli sorrido anche io con la vista offuscata.
Lui mi da un bacio sulla fronte mentre con la mano mi prende delicatamente il viso.

"Sei una forza della natura." mi dice con le labbra ancora poggiate sulla mia fronte.
Accenno un sorriso e per un momento mi sento più leggera.
Mi sono tolta un 'peso' dal petto.
Subito dopo Nic scoglie il bacio e con il dorso della mano si asciuga le lacrime.
Io lo guardo attentamente.

"Non ho la minima idea di come ti sia potuta sentita in quel momento." dice Niccolò ricomponendosi.

"Come sei riuscita a tenerti dentro tutto questo?" continua.

"Ho dovuto, non avrei mai potuto raccontarlo ad una persona qualunque." sorrido rendendomi conto di quello che ho appena detto.
Lui ricambia il sorriso.

"Posso chiederti cosa è successo dopo, sempre se ti va di parlarne ovviamente." mi chiede Nic.

"Te lo racconterei, ma l'unica cosa che ricordo è che rimasi abbracciata a lui mentre piangevo isterica.
Poco o molto tempo dopo, sinceramente non ne ho idea,
uno dei suoi vicini di casa entrò dalla porta che fortunatamente era aperta e chiamò i soccorsi.
Da lì buio totale.
Ricordo solo che un un carabiniere mi faceva delle domande mentre due soccorritori coprivano il corpo.
Dei flash e tantissime persone erano dentro quella stanza.
Sono stata portata via in ambulanza, mentre cercavano di tranquillizzarmi.
In ambulanza tremavo nonostante i 40 gradi.
Non ho smesso di tremare per giorni.
Ero ricoperta di sangue,
del suo sangue
e mentre uno dei soccorritori mi faceva domande e cercava di ripulirmi,
io mi fissavo le mani insicure, che si cercavano a vicenda.
Questo è il mio ultimo ricordo di quel giorno."
Dico scuotendo la testa e cercando di farmi venire in mente qualcos'altro.

"Mi spiace davvero." sussurra Niccolò prima di alzarsi dal letto.

"Ti porto dell'altra vodka." aggiunge mentre sparisce nel buio del corridoio.
Mi scappa una risatina e con un filo impercettibile di voce affermo un
"anche a me spiace." prima di iniziare a piangere raggomitolata su me stessa.
Niccolò rientra nella stanza e mi porge il bicchiere stracolmo della bevanda alcolica, io ne bevo un sorso e poi tirando su col naso faccio un grande respiro.

"Basta così, non si piange più ora, non serve a nulla." dico cercando di calmarmi e respirando profondamente.

"Conviene che riposi un po' ora." dice Niccolò guardandomi dai piedi le mio letto.

"Si, forse hai ragione." affermo mentre cerco di stendermi nel letto.

Nic si avvicina al letto e prima di darmi un leggero bacio sulla fronte dice

"Sono sul divano se hai bisogno." e poi si dirige verso la porta della stanza con la testa bassa.
Io lo guardo andare, ma prima che possa uscire lo chiamo

"Nic..."

Si volta e mi guarda preoccupato

"Si?" sussurra appoggiando una mano contro lo stipite della porta.

"Grazie."

Un sorriso irrompe nel suo volto stanco e senza dire nulla sparisce nel buio del corridoio.
Gli sono davvero riconoscente, forse lui non si rende conto di quello che ha fatto per me.
Sono felice che il destino ci abbia fatto incontrare, sarà stata pura casualità, ma ne sono grata comunque.

Nel silenzio di quel momento penso a Leo e subito sento un dolore al petto.
Sussurro un 'mi manchi da morire' e con il pensiero rivolto a lui mi addormento.

Ciao!
Nuovo capitolo per voi!
Spero vi piaccia..
Mi scuso per l'assenza, ma è un periodo strano e complicato.
Un bacio🍓

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 07, 2020 ⏰

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Niente di più stupido di sognare// Niccolò Moriconi - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora