ONE SHOT ANNABETH

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||•E chi avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così. Dopo tutto ciò che avevamo passato, pensavo che ci sarebbe stato un lieto fine. Evidentemente mi sbagliavo•||

ANNABETH'S POV

Mi svegliai presto quella mattina. Era estate inoltrata, faceva caldo e il sole già nelle prime ore del giorno rendeva l'aria afosa. Una tipica giornata estiva insomma, con l'aggiunta di un particolare straordinario. Percy e Jason quel giorno sarebbero tornati dalla spedizione in Canada.

Chirone, qualche settimane prima, li aveva infatti convocati per assegnare loro questa missione, che aveva il principale scopo di controllare la situazione e eliminare i mostri che, dopo la guerra contro Gea, si erano rifugiati lì in Canada. I due avevano accettato ed erano partiti.

Durante i giorni in cui erano lontani, noi semidei del campo ci siamo tenuti in contatto con loro tramite messaggi iride. Percy e Jason ci avevano raccontato che i mostri erano veramente tanti, a volte dovevano combattere contro eserciti intere di dracene o di manticore, ma, nonostante questo, stavano bene. Dato che ormai avevano fatto il possibile per ristabilire la tranquillità e eliminare i nemici, sarebbero tornati al campo di lì a poco.

E oggi è il gran giorno. Finalmente potrò rivedere quel Testa d'Alghe del mio ragazzo.

Passai la mattinata ad allenarmi e poi nel pomeriggio, insieme ad altri semidei, mi misi ad aspettare davanti all'entrata del campo.
Il tempo sembrava non passare mai, l'attesa era estenuante. Piper era accanto a me, aspettava anche lei Jason con la stessa ansia e la stessa trepidazione con cui io aspettavo Percy. Vicino a noi c'era Chirone, con l'arco in spalla e un'aria attenta e perspicace. Poi qualche ragazzo del campo che non vedeva l'ora di sentire i racconti delle imprese dei due ragazzi.

Passarono i minuti, le ore e ancora non arrivavano. Era tardo pomeriggio quando fra gli alberi e i cespugli intravidi dei movimenti. Comparve l'ombra di un ragazzo, che camminava lentamente per la stanchezza. Mi alzai in piedi, così come tutti gli altri. Finalmente era giunto il momento, ci saremmo riuniti dopo tanti giorni di lontananza. Ero felice, emozionata, ma percepivo un inquietante velo di tristezza nell'aria. Come un presentimento, come se ci fosse qualcosa di orribile che stava per distruggere l'allegria generale. Una catastrofe improvvisa e inaspettata. Ma non diedi peso a questa sensazione. Probabilmente era dovuta alle mille difficoltà affrontate in passato. Ero abituata alle situazioni in cui c'era sempre qualcosa che andava storto e quindi non riuscivo a godermi un momento felice senza preoccuparmi del fatto che magari, di lì a poco, si sarebbe potuto verificare un problema. Quindi lasciai perdere quella strana malinconia.

A quel punto un ragazzo biondo uscì da dietro un cespuglio. Jason. Era stanco e un po' malconcio, ma sembrava star bene. Se non fosse per l'espressione di dolore che aveva stampata in volto. I denti stretti, gli occhi gonfi di pianto, la polvere sulla faccia e le labbra increspate in una smorfia di sconforto. Ma il particolare più amaro era il corpo inerme che portava in spalla. Il corpo senza vita di Percy.

Jason si avvicinò lentamente sotto gli occhi sconvolti di tutti. Arrivò a qualche metro dall'entrata del campo quando il mio sguardo incrociò il suo. E allora si lasciò cadere in ginocchio, distrutto, e appoggiò il corpo di Percy delicatamente in terra. Poi alzò la testa e si rivolse a me.
- scusami - sussurrò.
- non... non ce l'ha fatta -

A quel punto per me si fece tutto caotico. Ero rimasta fino a quel momento immobile per lo shock. Non mi ero mossa, non avevo detto una parola. Il cuore era diventato improvvisamente pesante. La vista mi si era appannata per gli occhi carichi di lacrime. Poi, quando Jason mi aveva guardato, mi aveva chiesto scusa anche se lui non aveva niente di cui scusarsi, sentii il mondo cadermi addosso. Tutto si fece sfocato. Vidi le facce preoccupate degli altri semidei, vidi il volto rigato di lacrime di Piper. Le immagini mi arrivavano come dei flash, tutto girava, appariva confuso. Sentii urla, grida, percepii la voce di Chirone che dava ordini. Sentii qualcuno che mi aiutava a sedermi e ne fui felice, perché sennò sarei crollata da un momento all'altro. Vidi dei ragazzi, fra cui Will Solace, che portavano Jason verso l'infermeria, mentre lui, disperato, cercava invece di rimanere accanto a Percy. Vidi il sole abbagliante in cielo, ragazzi che correvano verso le cabine, mezzosangue che arrivavano a vedere cosa era successo. Percepii la voce di Piper, rotta dal pianto, che cercava di rassicurarmi. Vidi Clarisse correre, poi fermarsi, immobile, con gli occhi sgranati. Vidi Nico di Angelo crollare in ginocchio, sconvolto, con la testa fra le mani. Vidi satiri e ninfe affacciarsi da dietro gli alberi. Vidi i semidei più piccoli, i nuovi arrivati al campo, con espressioni confuse e preoccupate in volto. Come ultima cosa vidi Chirone, le sue labbra che si muovevano come a pronunciare il mio nome, ma io non sentivo nulla. I rumori mi arrivavano ovattati e indistinguibili. Intravidi lontano Percy, gli occhi chiusi, il corpo senza forza, il volto abbandonato a una smorfia di dolore, una ferita enorme sul torace. Poi un velo bianco che lo copriva e dei ragazzi che lo trasportavano dentro al campo. E dopo si fece tutto buio.

Mi risvegliai più tardi, in infermeria. Mi dissero che ero svenuta, che dovevo stare tranquilla e riposarmi, poi uscirono dalla stanza. Come facevo a stare tranquilla in quella situazione?
Nel lettino accanto al mio c'era Jason. Era distrutto, ma fisicamente stava bene. Ci guardammo, e come era già successo prima, fui investita da un'ondata di emozioni. I miei occhi si caricarono di lacrime.
- ehi, Annabeth, non... sai che lui non vorrebbe -
Non diedi ascolto alle sue parole, anche se aveva ragione. Percy non avrebbe voluto vedermi star male. Avrebbe voluto che andassi avanti, che stessi bene anche senza di lui. Avrebbe voluto vedermi felice, lui amava vedermi felice. Ma non era così semplice. Magari un giorno avrei superato la morte, ma non oggi. Non così velocemente. Percy era stato una parte così importante della mia vita che non potevo cancellare tutto in un istante. La verità era che adesso mi sentivo terribilmente sola. Dopo anni passati insieme, avventure vissute l'uno al fianco dell'altra, ora era come essere svuotati dentro. E chi avrebbe mai immaginato che sarebbe andata così. Dopo tutto ciò che avevamo passato, pensavo che si sarebbe stato un lieto fine. Evidentemente mi sbagliavo. Ero sola, completamente privata di una parte di me che non sarebbe mai tornata come prima. E io non sarei mai tornata come prima. Quindi, tanto valeva arrivare fino alla fine in quella terribile questione.
- Jason, cosa è successo a Percy? -
- Annabeth, davvero, non so se dovrei dirtelo. Ma non perché non voglio, è solo che... probabilmente soffriresti di più -
- sto già soffrendo Jason, adesso l'unica cosa che mi interessa è sapere com'è andata -
Jason sospirò.
- un branco di segugi infernali. Ci hanno attaccato all'improvviso, non eravamo pronti. Gli ho dato tutto il nettare e l'ambrosia che potevo, ma non ce l'ha fatta -
- ti ha detto qualcosa? Insomma, prima di... - mi si incrinò la voce.
- in realtà sì, ma non so se... -
- Jason non posso stare peggio di così. Cosa ti ha detto Percy? -
Il figlio di Giove mi scrutò, come a cercare di capire se fossi riuscita a incassare il colpo o se fossi crollata. Sapeva che ero forte, che ero in grado di affrontare situazioni difficili, ma sapeva anche che quando si parlava di sentimenti, tutto per me si complicava. Infine decise di parlare, liberandosi di un peso che aveva retto per fin troppo tempo.
- mi ha detto di salutare tutti, mi ha detto che ci adorava e che eravamo stati degli amici fantastici. Che non ci voleva lasciare ma che era arrivato il suo momento. Ha detto di non piangere troppo per lui. Poi ha detto di te. -
Singhiozzai e Jason fece una pausa.
- ha detto di te. Ha detto che ti ama, ti ha sempre amato e ti amerà per sempre. Che ti aspetterà nell'Elisio, che non vuole rinascere se questo significa perderti e perdere tutti noi. Ha detto che devi trovare il modo di andare avanti, di vivere. E diceva anche che tu saprai trovare la strada per farlo -

Jason si zittì, la sua voce rotta dalla tristezza e dal dolore. Mi girai dall'altro lato, in silenzio. Le lacrime scorrevano veloci sul mio volto, implacabili, inarrestabili. Forse dovevo davvero trovare la forza di continuare. Dovevo farlo per lui e anche per me. Ma chi ha detto che, lasciar andare tutto, passare oltre, iniziare una nuova vita, mi avrebbe fatto star bene veramente? Percy forse aveva ragione, sapevo trovare la strada per andare avanti, ma volevo farlo?

~by figlia di Atena
Okeeeey. È abbastanza triste come one shot. Io la scrivevo e intanto morivo dentro, ma dettagli. Bye bye popolo di Wattpad

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