Capitolo 1

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Uscì di casa correndo, con un grande sorriso in volto andai a casa di Rin e bussai con impazienza.
Mi guardavo attorno notando il cielo celeste privo di nuvole e il profumo dei fiori che mi entrava nei polmoni.
Era una giornata favolosa, la scuola stava per iniziare e Konoha era più viva che mai. Con Rin avevamo in piano di andare al ruscello a giocare e stare insieme tutto il giorno, così passai a casa sua ad aspettarla, nel mentre controllai nuovamente se avessi portato tutto nel mio zainetto rattoppato.
Non ero molto organizzata, ma c'erano degli oggetti in particolare con la quale non potrei stare più di qualche minuto.

"Oh ciao Aisaka! Prego entra"
La mamma mi fa entrare e accomodare in salotto con un dolce sorriso in volto. Continuavo a muovere le gambe su e giù mentre mi guardavo attorno sorridente. Non riuscivo a stare ferma.
"Vuoi qualcosa prima di andare?"
Ci pensai neanche qualche secondo, non volevo recare disturbo e non vedevo l'ora di andare.
"No la ringrazio!"
Era una donna molto gentile e pacata, una donna silenziosa ma con un grande cuore. Mi aveva sempre trattato come una di casa, con molto affetto.
"Non fare complimenti!"
Con occhi luminosi e splendenti mi risponde per poi guardare verso le scale del piano superiore. Sentivo i passi svelti di una bambina energica, era sicuramente Rin.
"Eccomi! Andiamo!"
Rin era la mia migliore amica, una ragazza dolcissima e simpatica.
Sorrisi mostrando una finestra tra i miei denti. Scesi dal divano e con un cenno del capo diedi inizio alla giornata.
"Oggi fa molto caldo! State attente!"
"Certamente! Arrivederci!"

Portavo dei pantaloni a pinocchietto neri e una felpa rosa con i sandali da ninja, mentre Rin indossava una gonna nera sopra dei pantaloni simili ai miei, una maglietta senza maniche a girocollo nera con sopra una felpa di un delicato celestino.
Era una bella bambina e sempre molto educata, simpatica ma spesso troppo gentile nei confronti di persone che non se lo meritano, ma a questo ci avrebbe pensato il tempo. Avrebbe imparato da sé come comportarsi.
Tenendo le maniche dello zaino con fermezza, cominciammo a correre per le strade della cittadina, saltando di tetto in tetto e facendo lo slalom tra le persone che stavano sbrigando le commissioni mattutine.
"Sei lentissima Rin, ti sei rammollito"
Erano solo le 9 di mattina, ma noi eravamo già piene di energie.
Ridendo andammo al ruscello verso la nostra solita casetta sull'albero che avevamo trovato tempo fa, era diventata un punto di ritrovo. Era pericolosamente traballante e piena di buchi.
Lungo lo strada ci imbattemmo in un gruppo di bambini che stava giocando facendo acrobazie e salta la cavallina, mentre altri parlavano seduti sui rami di un albero.
Tra loro c'era anche Obito, un nostro amico non che parte del nostro gruppetto di amici.
Andammo da loro e li salutai facendo oscillare la mano.
"Ciao!"
Disse Rin con una piccola voce da bambina, facendoli girare verso di noi, Obito sorrise, felice di vederci, e scese dal ramo dove sedeva.
Era un ragazzo simpatico, altruista e buono come il miele, a volte impulsivo e testardo ma anche altrettanto divertente. Gli piaceva molto giocare con noi, e a noi piaceva stare con noi.
Io sbuffai in modo esagerato fingendo che la sua presenza mi fosse d'intralcio.
Mi piaceva dargli fastidio, gli volevo molto bene nonostante non lo mostrassi spesso. Era più semplice far capire all'altra persona quello che sentivo attraverso piccoli gesti, non riuscivo ad esprimermi, ma avevo tempo per conoscermi.
"Buongiorno anche a te Aisaka"
Mi diede una leggera spinta in segno di amicizia, facendo roteare gli occhi.
Non ero una bambina appassionata di gonne o di femminilità, ero solita pensare a divertirmi e giocare, sembrare carina non era una priorità. Non mi piaceva sentirmi oppressa in vestiti scomodi e scoperti, che non mi permettevano di muovermi come volevo, ero ancora troppo piccola per rinchiudermi nei canoni della società.
"Rin oggi... si insomma, stai bene"
Lei ridacchia e si tocca i capelli imbarazzata, mentre io mi guardavo attorno distratta da ciò che mi circondava. Con loro era sempre così, io ero come la terza tra i due. Ma mi piacevano assieme, lui la guardava in un modo particolare, cosi dolce da farmi venire il diabete.
Gli alberi coprivano il cielo e la natura faceva sentire la sua presenza sfoderando profumi forti e inebrianti. I grilli, invisibili, si nascondevano e al nostro passaggio saltavano improvvisamente facendomi spaventare, mentre i fiori colorati erano il manto che più prevaleva tra tutti i fili d'erba.
Corsi verso un albero aggrappandomi ad un ramo per poi arrampicarmi e sedermi su di esso. Era bello sentirsi così liberi, se avessi saputo che quella libertà non l'avrei più provata sarebbe stato tutto più magico ed unico.
Come solito, mi guardai attorno grazie all'uso del mio cannocchiale che tenevo sempre nella tasca principale del mio zaino mentre facevo dondolare le gambe nel vuoto.
Quel cannocchiale lo aveva costruito mia nonna, non era molto grande infatti entrava perfettamente nel mio zaino.
La nonna era una donna incredibile, ogni cosa le chiedevi lei la sapeva. Era in grado di fare tutto. Quando mi guardava con i suoi occhi rosei mi sentivo abbracciata e coccolata, sapevo che con lei avrei potuto parlare di tutto. Purtroppo era venuta a mancare un anno addietro e ancora non riuscivo a sopportare la sua assenza. Era proprio come mio padre.
Il festival di primavera era ormai una ricorrenza, mi faceva ricordare il kimono che mi aveva comprato apposta per questa festività. Aveva speso molti soldi, solo per me. Aveva ancora il suo profumo, non riuscivo a metterlo, troppo presto.
"Sta mattina la foresta risplende!"
Mentre parlavo da sola ad alta voce presi un grande respiro, riempiendo i polmoni di ossigeno e la mente di sensazioni.
Intanto Rin continuava a conversare con Obito, lui la guardava ammaliato e sempre roseo sulle guance. Sapevo che a Obito piaceva Rin, ma non dicevo nulla perchè lui si era espressamente raccomandato di starne fuori. E così facevo, ma era veramente un'imbecille.
Glie lo chiesi giorni fa e lui era esploso dall'imbarazzo, non riusciva a tirare fuori una frase concreta ma l'unica cosa che capì era che erano affari loro. Quando ci ripenso mi viene ancora da ridere.
Mi misi in piedi sul ramo e con agilità salta da una parte all'altra per poi raggiungere la riva del fiume.
"Su muovetevi voi due. Quanto siete noiosi"
Ridendo, andai verso l'acqua gelida che scorreva in modo continuo, una rana saltò davanti ai miei occhi facendoli brillare. Erano molto carine le rane, piccoline e con gli occhi enormi.
"Una rana!"
Cercai di prenderla ma nella foga del momento scivolai e cadi nell'acqua, era fredda ma con la giornata afosa non era stato troppo terribile.
Con una mano mi tolsi i capelli bagnati dal viso trovando un ragazzo davanti a me che mi guardava, il viso era coperto da una maschera nera di un tessuto leggero, occhi profondi del medesimo colore e i capelli grigi.
"Fatta male?"
Mi guardai attorno e presi velocemente la rana.
Mi alzai e nonostante avessi freddo, volevo mostrargli la piccola rana che ero riuscita a prendere. I miei occhi magenta brillavano illuminati dal sole, era un bel bambino.
"Guarda ho preso una rana!"
Gli porsi la rana davanti il viso, allontanò un poco il busto per poi rendersi conto che era solo una rana.
Mi guardò e vedendo il mio sorrisso, e la mancanza di un dente, il suo sguardo confuso si ammorbidì.
Avvicinò una mano alla rana accarezzandola con un pizzico di ribrezzo. Forse perchè era un tantino appiccicosa, ma come sappiamo non è melma quella ma muco.
"E adesso?"
Era ovvio che veniva poco al fiume. Si era tolto i sandali prima di entrare in acqua e si era fatto i risvoltini ai pantaloni grigi per non bagnarli, chiunque veniva al fiume da tanto tempo realizzava che era inutile avere queste precauzioni.
Osservai attentamente la rana mentre gli diedi una risposta.
"Beh, adesso la lasciamo andare"
Mi chinai sull'acqua lasciando la rana che subito nuotò lontana seguendo la corrente. Rimasi a guardarla per poi girarmi verso di lui.
"È la prima volta al fiume?"
Portai le mani nell'acqua cercando i sassolini che più mi piacevano e che attiravano la mia attenzione, solitamente lo facevo con Rin ma in quel momento l'avevo persa di vita.
Lui aveva le mani in tasca e sembrava rigido, statico. Non riusciva a rilassarsi a quanto pare, mi faceva ridere. Era buffo.
"In realtà no, ci vengo spesso con Obito non so se lo conosci"
"Certo che si! Sta sempre con Rin, tieni per favore"
Gli passai un sasso che sembrava come gli altri ma nella mente di una bambina era visibilmente diverso dagli altri.
Lui lo prese titubante senza capire, osservando quello che facevo. Presi dei sassi e li raccolsi nella felpa che avevo trasformato in una sacca. Mi girai verso il bel bambino che gentilmente mi faceva compagnia.
"Come ti chiami?"
Lo guardavo attentamente, i suoi lineamenti erano dolci e delicati, la pelle chiara ed i capelli ordinati nonostante il ciuffo di capelli grigi. Gli sorrisi con affrtto, lo vedevo come un ragazzo fuori luogo che voleva divertirsi come tutti noi. Con un po' d'amore sapevo che si sarebbe lasciato andare.
"Kakashi Hatake"
Mi incamminai verso la riva riflettendo sul suo nome, era divertente il significato.
"Spaventapasseri campo coltivato?"
Ridacchiai lanciandogli un'occhiata. Lui sorrise a sua volta, a riva lasciai i sassolini raccolti sul prato. Mi tolsi la felpa mettendola al sole per farla asciugare e rimasi con un top a fascia nero che nulla reggeva. Sospirando presi una boccata d'aria, era una giornata stupenda. Lo guardai, continuava a guardarmi il busto, mi chiesi cosa visto che era una tavoletta.
Mi guardai anche io la pancia per poi darmi una pacca su di essa.
Subito dopo sentì la voce di Obito richiamare il suo amico. Entrambi ci girammo verso di lui.
"Ah ma sei qui!"
Rin venne verso di me sorridente.
"Ho trovato delle bacche!... ma sei tutta bagnata! Ti sei portata un asciugamano? Spero di si!"
Io scossi la testa e sbuffai.
Era più responsabile di me, mentre io spesso e volentieri, non pensavo alle conseguenze ma solo al presente. Se volevo fare qualcosa la facevo, senza rifletterci troppo.
"Sai che me lo dimentico"
Incrociai le braccia e guardai verso il fiume. Lei posò a terra il suo zaino e cominciò a cercare sperando di trovarne uno. Sapeva quanto era facile ammalarmi per me.
"Io ne ho 2, uno lo porto per Obito in realtà"
Kakashi tirò fuori dallo zaino un asciugamano bianco, si avvicinò e stese la mano con il tessuto morbido tra le dita.
Era gentile da parte sua, lo accettai con educazione e gli sorrisi.
"Grazie. Sai mia madre non vuole io mi sporchi o mi bagni, si arrabbia molto"
Lui ridacchiò per poi guardarmi. Ero contenta di averlo fatto ridere.
Restammo a guardarci per qualche secondo, Rin e Obito sorrisero maliziosi.
"Beh Kakashi allora hai conosciuto Aisaka!"
Gli mise un braccio attorno al collo sorridendo, lui rimase sorpreso pensando che, effettivamente, non mi aveva chiesto come io mi chiamassi.
"Ah vero non ti ho chiesto come ti chiami!"
Si porta una mano dietro la nuca imbarazzato. Mentre noi iniziamo a ridere.
"Aisaka Busujima!"
Faccio cenno con la testa, più rilassato di conoscere il mio nome.
Decisi poi di andare di nuovo verso il fiume. Ero veramente felice di aver conosciuto Kakashi, mi faceva battere il cuore.
Mi arrampicai su un albero e mi appesi a testa in giù arrivando a toccare l'acqua con le punte dei capelli.
"Aisaka, ti farai male attenta!"
Rin corse verso di me lasciando i due ragazzi da soli.
L'acqua trasparente creava musica al suo passaggio.
Il sole baciava a chiazze la superfice del ruscello velato dai rami coperti di foglie.
"Quindi, Kakashi..."
Iniziò Obito con l'indice e il pollice tesi sotto il mento malizioso ma Kakashi, al contrario, sembrava tranquillo quasi indifferente alle parole di Obito.
"Come la trovi Aisaka?"
"Fatti gli affari tuoi"
Neanche un secondo che cominciarono a bisticciare ma l'arrivo di nostri altri amici li fece fermare. 
"Ehi Kakashi! Non pensavo tu fossi qui! Ciao Obito!"
Gai li salutò e sorridendo lasciò il suo zaino vicino gli altri dei suoi amici per poi dirigersi verso il ponte fatto da un tronco posizionato da una sponda all'altra del fiume. Stava sicuramente andando alla casetta sull'albero.
"Kakashi visto che ci sei ti aspetto alla casetta!"
Salutò di fretta il suo amico, o forse conoscente, difficile da dire, Kakashi non sembrava entusiasta.
"Ciao ragazzi!"
Asuma li superò correndo verso il ponticello andando verso il solito luogo d'incontro anche lui.
Obito voleva andare con loro ma prima decise di chiedere a Rin cosa avrebbe fatto, che intanto stava giocando con me sul ramo di quell'albero. Prima era importante sapere cosa pensava lei, poi avrebbe deciso.
"Rin che fai vieni con noi?"
Lei si girò e allegramente si allontanò per andare da lui. Io rimasi a cavallo del ramo, la guardai allontanarsi con Obito. Non mi piaceva la sensazione che provavo, mi sentivo abbandonata.
Mi sdraiai sul ramo sospirando. Lei era la mia migliore amica eppure mi aveva lasciato lì da sola. Non dico fosse più importante Obito, ma in quel momento aveva scelto lui.
"Non voglio essere triste..."
Gonfiai le guance cercando qualcosa da fare. Ogni volta che sentivo la tristezza prevalere cercavo un modo per scacciarla. Spesso però la evitavo, ferendomi più del previsto. Ma come potevo saperlo?
"Tu non vai con loro?"
Kakashi era sul ponte creato dal tronco che mi guardava.
Era posato, sembrava già un ninja, se non sbaglio suo padre è Sakumo Hatake ed è un ninja infatti. Inoltre un ninja molto abile e dotato.
"Mah... io volevo fare altro... volevo stare con Rin e giocare con lei"
Mi alzai e scesi dall'albero prendendo l'asciugamano, aveva un buon profumo era stato lavato di recente.
Lo misi sui capelli ancora un poco bagnati e presi il mio zaino con la felpa, avevo intenzione di andare da loro, anche se contro voglia.
"Se vuoi posso giocare io con te"
Le sue parole mi resero euforica, non me lo aspettavo ma la sua proposta mi cambiò l'umore.
Presi i sassi che avevo raccolto in precedenza mostrandoli a lui.
"Guarda che bei sassolini!"
Lui cominciò ad osservarli, sembrava interessato e mi faceva piacere.
Forse non lo era veramente ma se fingeva probabilmente ero io che gli interessavo.
"Allora adesso con il mio pennarello ci scriviamo qualcosa e poi li buttiamo nel fiume!"
Gli porsi il pennarello nero che avevo nello zaino e poi presi un sasso, confuso cominciò a ridere.
"Perche dovremmo farlo?"
Tirò il sassolino in aria per poi riprenderlo al volo. Io mi sedetti davanti a lui e mentre mi toglievo i sandali gli risposi.
"Cosi che dopo li cerchiamo, so che è impossibile ritrovarli tutti ma è divertente giocare nell'acqua! Il primo che trova tutti quelli dell'avversario vince!"
Sorrisi e aspettai la sua risposta.
"Mi sembra giusto"
Si sedette e scrisse varie cose su 5 sassi, mentre io sui restanti. Ci alzammo e li buttammo nel fiume per poi entrare in acqua a cercarli.
Cominciai a spostare i sassi rimasti sul letto del fiume, a spostare foglie e bastoni.
Trovai un sasso con una scritta e stupidamente lo urlai.
"Ne ho già trovato uno!"
Lo presi e guardai la scritta sopra di esso, pensavo lui avesse scritto una lettera oppure un disegnino invece no.

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