Capitolo 3

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Aprì gli occhi sentendo la sua mano accarezzarmi il mento con l'indice.
La bocca socchiusa e il respiro mozzato dall'improvvisa paura.
Rokiko era proprio davanti a me, solo in quel momento notai i suoi occhi.
Il colore dei suoi occhi.
"Ma quello..."
Quasi non riuscivo a parlare, un colore violaceo con una conformazione ottica formata da 7 iridi concentriche.
Il primo che ebbe quell'abilità oculare fu l'Eremita delle sei vie della trasmigrazione.
"Il rinnega... "
Komuro stava per allontanarmi da lui ma, con entrema velocità, Rokiko tirò fuori un kunahi puntandolo contro il viso di Komuro.
Sentivo qualcosa fremere dentro di me, era come rabbia, ma avvolgente e protettivo. Allungai una mano verso komuro facendogli cenno di allontanarsi non staccando gli occhi dal rinnegan, tanto affascinante quanto terrificante.
"Komuro, allontanati."
Lui strinse i denti innervosito, tirò fuori il kunahi facendolo girare in aria per poi prenderlo al volo e prepararsi per combattere.
"Komuro. Dammi ascolto."
Lo guardai irremovibile, sperando abbassasse l'arma, e così fece.
"Aisaka..."
Uno sguardo inquieto e spaventato, ma non tanto dalla straordinaria abilità oculare di Rokiko ma più dall'idea che lui potesse farmi del male. Perché trovo tanto straordinario quello che avevo tra le mani?
"Cavoli, Komuro, lasciala respirare. Sei cosi appiccicoso."
Il tono della sua voce era rilassato e al contempo scherniva la situazione in cui noi ci trovavamo.
Komuro girò la testa facendo muovere i suoi capelli marroni e leggermente ondulati davanti al suo viso a coprirgli occhi.
Per quanto era irritato vedevo i suoi pugni tremare e le nocche sbiancarsi.
"Rokiko, cosa succede?"
Lui portò l'indice sulle mie labbra rosee facendomi provare ribrezzo.
"Non ho finito di parlare."
Prova a ripeterlo.
Pensai. Lasciai finisse di parlare ma ad una condizione.
"Non toccarmi."
Essere spavenati è normale. Siamo ragazzi giovani e questo è surreale, inoltre siamo umani e questa è una condizione della vita umana. La paura.
Ma farmi mettere i piedi in testa da essa no, non direi proprio.
Il sorriso che aveva sulle labbra svanì alle mie parole.
Mi avvolse le dita attorno al collo stringendo leggermente, modestamente speravo un ninja venisse ad aiutarci.
Però non fu così, alchè decisi di prendere le redini della situazione.
"Aisaka, sai che potrei ucciderti seduta stante vero?"
Sembrava intento nel farlo ma qualcosa lo fermò, sospirando mi lasciò il collo e si spostò i capelli per vedere meglio me e il mio chakra.
"Ma no, non posso."
"Non lo ripeterò un'altra volta. Cosa succede?"
Mi aveva spaventato, il mio cuore mi saltò in gola e appena mi lasciò il collo non volevo far altro che scappare.
Ero stufa di tutti i suoi discorsi, volevo frasi concise, dirette. Presi posizione e senza paura feci un passo verso di lui.
Nessuno dei due rideva, ne tanto meno Komuro, che non poteva fare altro che guardare inerme.
Rokiko, ti sto ascoltando.
"Io voglio distruggere i ninja e portare in alto chi merita davvero."
Sorrisi e portai una mano sul mio fianco cercando di sembrare rilassata.
Era un piano assurdo, persino per lui.
Non riuscivo a capire a pieno cosa intendeva dire.
"Eppure stai cercando di diventare ninja"
Sentivo il suo chakra aumentare e la sua rabbia era palpabile. Rabbia... Non è rabbia.
Sta di fatto che se mi avesse sfiorata non sarebbe stato un bel mento per lui.
"Rokiko, cosa vuoi da noi?"
Komuro si intromise, era stufo di questo teatrino e di restare ai margini. Si avvicinò a lui e fissò con un filo di timore i suoi occhi marroni in quelli violacei di Rokiko.
"Ma allora è vero che le femmine sono più sveglie"
Senza farlo finire di parlare Komuro si corresse innervosito.
"Intendo dire che non saresti in grado nemmeno di far fuori i maestri. Quindi mi chiedo, vuoi ucciderci? Ma a cosa ti porterebbe? Alla prigione insanguinata seduta stante."
Komuro mentre si avvicinava al ragazzo dai capelli neri teneva le mani in tasca e gli occhi taglienti come non mai per intimorirlo.
Non pensavo Komuro fosse un ragazzo sveglio, non è per cattiveria ma non avevo ancora mai visto questo suo lato.
Era più alto di Rokiko e questo lo avvantagiava.
"Non mi pare un buon piano. Non credi?"
Gli sorrise mostrandogli il migliore dei suoi sorrisi. La frase era quasi bisbigliata, sapeva che non era in torto e questo risvegliava il suo lato vanitoso e pieno di se. Per una buona volta ero contenta di vederlo vantarsi delle sue doti.
"Komuro, non è mio intento ucciderti. Semplicemente non dovrai metterti tra i miei piani."
"Cosa ti fa pensare che non lo diremo all'Hokage?"
Mi misi in mezzo sentendo la sua risposta. Sorrise guardandomi senza distogliere lo sguardo dai miei occhi, la sua fermezza mi fece titubare.
"Angelo, non mi sembra prima abbiate fatto qualcosa quando c'era il maestro Minato"
Aveva usato il nomignolo che solamente Komuro usava con me, questo mi fece arrossire un poco ma allo stesso tempo mi aveva innervosito. Per un secondo mi ero sentita vulnerabile.
Komuro gli prese la maglia blu e lo alzò da terra in preda alla rabbia.
"Mi hai stufato vediamo come riderai appena lo diremo-"
"A chi? A Rin? Ad Asuma? I vostri amichetti e voi non farete nulla."
Komuro stava per assestargli un pugno ma non glie lo permisi, le nostre iridi si incrociarono per qualche secondo ma bastarono per farlo tornare in se.
Lasciò Rokiko e si girò posandomi una mano sulla spalla.
"Andiamo Aisaka, non mi va di ascoltarlo un secondo di più."
Appena mi girai Rokiko aprì nuovamente bocca. Aveva bisbigliato una semplice parola.
"Babbeo."
Senza pensarci chiusi le dita a formare un pugno, caricai il braccio e con velocità li assestai un pugno sulla guancia sinistra facendolo cadere.
"Non si insultano i tuoi compagni di team."
Detto ciò presi la maglietta di Komuro e velocizzai il passo così da non doverlo nemmeno sentire.
"Cavoli angelo! Ricordami di non farti innervosire!"
Fortunatamente Komuro mi fece tornare il sorriso in poco tempo.
La mattina seguente andai al ruscello sapendo che Rin si trovava lì assieme al suo team. Dopo gli allenamenti andavano sempre lì a rilassarsi.
"Rin!"
Decisi inoltre di chiarire ogni tipo di pensiero che avevo riguardo lei e Kakashi.
Arrivata alla casetta, Obito si trovava appeso sottosopra ad un ramo mentre Rin si stava allenando con il chakra su un pesce, purtroppo, morto. Kakashi era nella casetta sull'albero che leggeva.
"Rin!"
Lei saltò facendo però resuscitare il pesce che riprese a respirare e con qualche salto tornò a vivere nell'acqua tanto ambita del fiume.
Ridacchiai a quella scena.
"Aisaka! Hai visto!"
Mi sedetti vicino a lei, la mia espressione era come quella della rivista più ricca di notizie di Konoha. Effettivamente avevo molto da raccontarle.
Non avevo dormito molto e quelle poche ore erano state un tormento. Purtroppo il mio aspetto ne risentiva, ero terribile. Con occhiaie scure ed infossate e pelle più pallida del solito.
"Cavoli, sembra proprio tu abbia molto da dirmi"
Mi sedetti davanti a lei per poi sdraiarmi sul prato verdeggiante e prendere un sospiro di sollievo.
"Amica, tu non puoi neanche immaginare."
Portai le mani verso il cielo, ero cosi ansiosa di raccontarle tutto l'accaduto della notte scorsa.
"Posso ascoltare?"
Obito si intromise tra me e la ragazza oramai impazziente di sapere.
Feci segno a Obito che poteva ascoltare ma subito dopo mi guardai attorno con una serietà apparentemente inquietante.
"Sembra roba seria. Percaso è successo qualcosa tra te e Komuro?! Lo sapevo!"
Subito scoppiai a ridere e le diedi una gomitata sulla spalla.
"Sai che non accadrà mai!"
Mi alzai e li portai dentro la casetta sull'albero. Così da stare più appartati.
"Riguarda Rokiko."
Tornai seria.
Con la coda dell'occhio notai Kakashi distogliere gli occhi dal suo libro e posarli su di me.
Il mio cuore al sol pensiero di quella serata accellerava, mi metteva ansia anche solo ripensarci.
Mi portai una mano sul petto e presi un bel respiro.
"Aisaka...?"
"Che ha fatto quel moccioso?!"
Obito subito partì in terza digrignando i denti. Ma Kakashi intervenne.
"Siediti, se fai cosi non sento."
L'Uchica si innervosì ancora di più alle parole del suo compagno di team che non distoglieva gli occhi da me.
"Allora..."

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