Sulla riva del lago ascoltavo i rumori presenti nell'aria, questa volta Ascanio mi aveva portato sul lago di Garda, più precisamente a Malcesine. La primavera riempiva l'aria dandomi modo di assaporare ciò che non potevo vedere. Era quasi passato un anno dalla malattia e io ero in uno stato di cambiamento continuo. Tra la morte di Nicole e la separazione dei miei genitori la mia vita era un continuo di alti e bassi. Eppure mi bastava dipingere per stare meglio.
Le lezioni con Mastro erano giunte al nono mese, la mia voglia di aprirmi verso il mondo era migliorata, avevo ventidue anni e potevo affermare di aver voglia di vivere. Dipingere mi ha portato alla consapevolezza che la vita è una ed è difficile avere una seconda possibilità.
Come per i malati di cancro, che sono riusciti a concludere la loro battaglia vincendo, la vita mi appare diversa. Ho deciso che l'esistenza mi aveva concesso una seconda opportunità nella quale avrei potuto finalmente amare l'universo in tutte le sue sfaccettature.
«Maestro, lei cosa pensa della vita?»
«Che è importante, Sebastiano, la nostra essenza si basa sulle esperienze che solo qui possiamo fare.»
«Ha mai pensato di morire, Maestro?»
«Sono vecchio, Sebastiano, ho pensato tante volte alla fine della mia vita»
«E come le piacerebbe morire?»
«Ah, che domande difficili che mi fai ragazzo mio, ho passato tutta la mia vita tra i pennelli, le tavolozze e le tele, non saprei proprio dove morire. Ho girato il mondo, visto panorama spettacolari e osservato ogni paradiso terrestre, eppure nella è come il mio bellissimo studio. Ecco, ecco come mi piacerebbe morire: le mie tavole a circondarmi, pennelli sporchi, chiazze di colore sul viso e camice ancora indosso. Vorrei morire nel mio studiolo, nella mia normalità, perché non c'è niente di meglio della famigliarità» strofinò le mani sui pantaloni e poi continuò: «E tu Seba, cosa ne pensi della vita?»
Rimasi sorpreso: a lui avevo rivolto domande sulla morte, eppure con grandissima normalità non si era fatto scrupolo a ribaltare la mia domanda, per correttezza decisi di rispondergli: «La mia realtà la sto ancora scoprendo, passo dopo passo, con lei, con mia sorella e con la pittura. Non so ancora cosa dirLe di questa vita qui, purtroppo e per fortuna l'ho appena incominciata. Maestro, in conclusione, non mi può chiedere com'è la vita se non l'ho ancora vissuta, è come fare questa domanda a un neonato.»
Il profumo di limoni mi arrivò al naso. Da quanto avevo capito sia dai profumi che dai racconti di Mastro Ascanio a Malcesine erano soliti piantare alberi di arance e limoni, che davano all'aria un tocco quasi magico.
Mi immaginai come fosse la strada e tirai fuori dalla mia borsa a tracolla di pelle il mio bellissimo taccuino di cuoio, in cui ero solito schizzare i paesaggi che più mi colpivano.
E, da dentro il mio buio, mi immaginai quella bellissima strada ciottolata, costellata di piccoli alberelli in fiore, di arance e limoni. Una grande villa sovrastava tutto alla fine di questo vicolo.
La strada, però, se percorsa con attenzione, non portava alla casa, ma la costeggiava e giungeva in una piccola spiaggetta privata, formata da piccoli sassolini dalle forme assortite e dai colori più variopinti. Presi le matite colorate su cui erano attaccate le lettere di Braille, ed incominciai a colorarlo.
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Luce oltre i miei occhi
Aktuelle LiteraturLa pittura è una professione da cieco: uno non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a sé stesso riguardo a ciò che ha visto. (Pablo Picasso) Cover Credits: @skadegladje