10. Bruxelles

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Damiano era a pochi centimetri da me. Riuscivo a sentire il suo respiro dolce sulla spalla, mentre io ero già con gli occhi aperti a fissarlo. La mattina era uno dei momenti che preferivo, mi svegliavo sempre prima di lui apposta per guardarlo dormire, anche solo per qualche secondo prima che se ne accorgesse. Quando lo faceva sorrideva, e mi abbracciava stretta a sè bofonchiando qualcosa che non capiva manco lui.
Stamattina aveva aperto gli occhi di scatto e non sorrideva, si era alzato all'improvviso senza dire una parola e si era subito diretto in bagno con i vestiti della sera prima in una mano. C'era qualcosa di strano in lui e approfittai per dare un occhiata al suo cellulare mentre era sotto la doccia. Davanti ai miei occhi una serie infinita di messaggi da parte di una donna che lo chiamava amore e gli inviava sue foto, tra cui un paio in cui era ritratto anche lui visibilmente felice. Sapevo leggere nei suoi occhi e quello sguardo, bè trasmetteva gioia.

Apro gli occhi di soprassalto e il mio respiro si fa corto ed affannoso. Allungo una mano pensando di trovarlo accanto a me ma l'unica cosa che vedo è che Ludo sta fumando una sigaretta sul balcone.
Un momento, ma stavo sognando? Cerco di recuperare la calma e pian piano inizio a respirare normalmente, sono zuppa di sudore e quello che ho appena sognato mi ha turbato un botto. Ludo se ne accorge e si siede accanto a me chiedendomi cosa avessi fatto.
"Solo un brutto sogno" le dico io cercando di tranquillizzarla.
"Sicura che stai bene? Sei pallida"
"Tutto ok, ho solo sognato che Damiano stava con un altra"
Al sentire questa frase Ludo dapprima si trattiene e subito dopo scoppia in una risata fragorosa e si rotola sul letto come una cretina, mentre io sono ancora sconvolta. Alla fine mi contagia e fa ridere anche me che nel frattempo mi sto chiedendo se i sogni sono mezze verità e quindi premonitori oppure no.
"Sei proprio ridotta male eh!" riesce infine a dire lei dopo essere stata colpita da un attacco di ridarola.
"Lo ammetto, stavolta hai ragione. Ma sei proprio una brutta persona se ridi dei drammi della tua compagna di viaggio" le rispondo sarcasticamente.
"E quindi Vic? Cioè, come siete rimaste?" mi chiede bevendo un sorso d'acqua dalla bottiglia di plastica.
"Ci sentiamo in questi giorni, almeno da quanto ha detto ieri"
"Ma secondo te ci riesce a mantenere il segreto? Daje tempo un giorno e vedrai che Damiano te lo ritrovi sotto la finestra dell'hotel!" esclama lei ridendo ancora una volta.
"Spero proprio di no!" rispondo con mille dubbi nella testa.
"Perchè non ci facciamo un tatuaggio?"
"Che?" dico facendo finta di non aver capito.
"Un tatuaggio, sai per ricordare questo nostro viaggio! Non fare la bacchettona pure su questo eh..dai, è una figata! Almeno potrai raccontare ai tuoi piccoli David quello che hai fatto per riconquistare loro padre! ahahah" e aridaje.
"Io penso che tu sia proprio scema Ludo, ma come ti vengono ste battute? Comunque sai che ti dico, ci sto! così per una volta non mi dirai più che sono sempre la più seria della situazione"

Ebbene, eccoci. In uno di quei negozi di tatuaggi in cui il tatuatore è una specie di centauro della notte, con una barba sale e pepe chilometrica ed il classico gilet di pelle da motociclista incallito.
I muri sono tappezzati di poster di cantanti metal di cui non so neanche il nome, la musica è sparata a palla e dietro il bancone c'è una ragazza piena di inchiostro nero sul viso che le dà un aria maledetta.
Chi avrebbe potuto scegliere un posto simile se non Ludovica? Si, lo so che lo immaginavate.
Dopo un ora buona passata a discutere sul disegno o la frase da farci imprimere sulla pelle, arriva il nostro turno. Avevo già un tatuaggio dietro il collo fatto durante gli anni universitari, per cui non ero tanto spaventata riguardo quello che mi aspettava, dolore eccetera. Ma decido comunque di far andare prima Ludo, in modo da prendere un po' di coraggio di fronte a quell'omone che non mi rassicurata per niente.
Avevamo deciso di farci scrivere una frase, che rappresentava in pieno quel momento e che stranamente aveva messo d'accordo entrambe. Il ballo della vita.
Lei aveva scelto di attuarsi appena sotto il seno, io nella parte interna del polso. Volevo che fosse il più delicato possibile ma nello stesso tempo desideravo anche che si vedesse perché per me era una sorta di orgoglio, un ricordo di uno dei periodi più belli della mia vita.
Felici di questo, usciamo quasi saltellando e sottobraccio ci fermiamo in un bar a prendere un caffè.
"Non credevo che ti piaceva quella frase" dico a Ludo mentre aspetto che si raffreddi la tazzina.
"Embè? A me piace sul serio, ha un bel significato no? E non mi far passare sempre per la selvaggia senza cuore!"
"Ti voglio bene" le dico senza pensarci troppo, non è da me fare simili dichiarazioni.
Lei sorride dolcemente, sa che non mi lascio andare troppo alle smancerie e che non sono poi così affettuosa. Per la prima volta dopo tanto ci siamo prese una giornata tutta per noi, una giornata in cui non ho pensato a niente se non a stare bene, se non a godermi quello che stavo vivendo in quel preciso momento.
Senza drammi, senza paranoie, senza nulla.
Così, sull'onda di quella sensazione, prendendomi la mano Ludovica mi dice "Ti voglio bene anche io, amica mia".

Mai come ieri 2-Il mio punto feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora