11. Londra

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London is my happy place.
Si, quel posto che non è la tua casa ma ci si avvicina molto. Un luogo in cui hai lasciato una parte di te, un luogo in cui riconosci te stessa e provi quella sensazione di essere nel posto giusto, nel famoso posto del mondo che ognuno di noi ha. Lei era il mio.
Il fatto di tornarci era per me fonte di grande gioia ed emozione, per tutto il volo non stavo nella pelle di arrivare, non vedevo l'ora di respirare a pieni polmoni quell'aria così carica di pioggia e ricordi.
La conoscevo come le mie tasche ormai e sapevo muovermi con sicurezza, era il posto in cui Damiano era venuto a prendermi. Dove avevo rinunciato a tutto per tornare a casa con lui, il mio punto felice.
Ovviamente all'atterraggio piove, ma non è una pioggia fastidiosa anzi. È una sorta di cornice che abbellisce ancora di più lo spettacolo di questa città, anche se devi quasi sempre andare in giro con l'ombrello in borsa.
"Ire, non si vede che sei felice eh!" scherza Ludovica mentre recuperiamo i bagagli.
"Lo sai" le rispondo io, sono un sorriso che cammina.
Quando sei nel posto giusto arrivano anche le occasioni giuste, è un circolo di positività che si attiva.
Vic mi aveva mandato un messaggio e mi aveva fornito un dritta preziosa: dal momento che avrebbero suonato qui per due sere, avevano trovato un posto dove provare lontano da occhi indiscreti. La biondina tutto pepe mi aveva anche detto che, durante un breve sopralluogo in quel locale, aveva notato una specie di vetrata che separava la sala prove da un corridoio. Ebbene chi stava all'esterno del vetro poteva vedere ciò che accadeva al suo interno, ma non viceversa. Insomma, una specie di Grande Fratello dei poveri.
Mi aveva suggerito quindi di recarmi in quel luogo e di mettermi praticamente a spiare loro che facevano le prove, in modo da vedere Damiano. La mia risposta la sapete già.
Dopo esserci sistemate e docciate a dovere, ci avviamo verso il luogo fatidico suggerito da Victoria.
Fermata dopo fermata, scendiamo dalla metro e dopo aver fatto due passi ci troviamo davanti ad un edificio malmesso, dava l'idea che fosse stato abbandonato per molto tempo. La porta era socchiusa, io e Ludo ci scambiamo diverse occhiate che tradotte vogliono dire "Entriamo o no?".
Non siamo sicure di essere nel posto giusto, l'atmosfera è abbastanza inquietante e non facciamo altro che guardarci le spalle con la paura che qualche serial killer possa aggredirci e farci a pezzettini.
Ma ad un tratto sentiamo il suono della batteria e finalmente capiamo di averci azzeccato, ormai sollevate troviamo quasi immediatamente il corridoio che diceva Vic e vengo colta di sorpresa.
Damiano è proprio di fronte a me, sta parlando con Thomas e mentre gesticola improvvisa qualche passo di danza. Vic è incollata al suo cellulare, Ethan controlla il suono della batteria, è sempre stato il più timido ed introverso del gruppo.
C'era un vetro. C'era solo una sottile parete di vetro che ci separava, ma lui non lo sapeva. Aveva appoggiato le sue mani su quella superficie trasparente ed io avevo fatto altrettanto, era come toccarlo. Certo, sarebbe stato meglio se avessi davvero potuto sfiorarlo, ma andava bene anche così.
Il suo respiro disegnava dei piccoli aloni di fiato, io avevo appoggiato la testa contro il vetro nell'illusione di poter ancora provare la sensazione di essere tra le sue braccia.
"Sono qui" urlava la mia testa, ma la mia bocca restava in silenzio. Ad un tratto alza lo sguardo e sembra proprio che mi stia fissando, sembra che stia guardando proprio me. I suoi occhi scuri e segnati da due occhiaie leggere non sanno che sono proprio davanti a lui, eppure mi sembra che questo vetro non sia mai esistito. Quanto vorrei che sapesse che ci sono, quanto vorrei che passasse oltre questo muro e mi stringesse a sè, quanto vorrei riascoltare la sua voce e vedere il suo sorriso.
"Ed eccoci amici, siamo qui nella sala prove dei Maneskin! Ire saluta, su!" urla Ludo col telefono in mano.
Stava facendo una story per instagram. No, ma sul serio? Io ero nel mio momento perfetto, mi stavo facendo le solite paranoie mentali da film e lei che fa? Mi filma! No, dai.
"Ma che cazzo fai?" le dico strappando il telefono dalle mani.
"Un video per Instagram, ma che vuoi?" mi risponde con gli occhi spalancati.
"Nessuno deve sapere che siamo qui! Damiano mi segue, non deve vedere assolutamente quel video"
"Oh cazzo! Scusa, non ci avevo pensato..meno male che m'hai fermato n'tempo! Bella zia" e fa per battere il cinque, ovviamente non ricambiato dalla sottoscritta.
"A volte mi sembra di avere a che fare con una bambina" continuo io "sai che potevano anche sentirci?"
"E quanto la fai melodrammatica! Guarda, hai persino sbavato sul vetro pè guardà ar ragazzetto tuo, vergogna!" dice ridendo e girandomi intorno.
"Quanto sei scema, adesso andiamo via da qua prima che tu faccia qualche bravata delle tue"
Appena fuori, con un sorriso che mostra tutti i denti, mando un messaggio a Vic: Grazie❣️

Era sabato e non potevo non mostrare a Ludo il mercato di Portobello Road a Nottingh Hill. Le case color pastello, i cortili e le porte bianche come quelle dei film, il vociare della gente tra le bancarelle erano per me una cosa da vedere almeno una volta nella vita.
Sapevo che Ludovica amava le cose vintage, vestiti, collane ed anelli vari e mi era sembrata davvero felice in quel momento. Per me era una sorta di "regalo" per ringraziarla di essere stata la migliore compagna di viaggio che si potesse desiderare. In più sapevo che anche lei, nel suo pazzo mondo, aveva qualcosa che nella sua vita privata non funzionava a dovere e, anche se non me ne aveva parlato, a volte vedevo nei suoi occhi un ombra scura e capivo che in quel momento metteva da parte il suo essere esuberante per lasciare spazio a qualcosa che magari nessuno si aspettava da lei. Certe cose, se sei una vera amica, le capisci anche se lei non vuole dirtelo.
Comunque sembrava una bimba al luna park, volteggiava tra una bancarella ed un altra, toccava quello che le piaceva e chiedeva i prezzi ai commercianti con un inglese a dir poco maccheronico. Ma che importava, il suo bello era anche questo, lei era bella così com'era e la sua personalità era una delle cose che chiunque le invidiava. Anche io avrei voluto essere almeno qualche volta come lei, cercare di accantonare i problemi e pensare in grande, pensare ok passerà anche questa. Senza stare lì a rimuginarci sopra, facendosi bastare una canzone o un caffè per ritornare dell'umore giusto e ricominciare come se niente fosse successo.

La sera si avvicinava, noi eravamo ancora in giro: come ogni città che si rispetti, Londra illuminata regalava sempre uno spettacolo agli occhi di chi la visitava. Eravamo euforiche, più delle altre volte e non so, sarà stata l'atmosfera ma ci sentivamo davvero felici, sembrava che non ci mancasse niente.
Quando saliamo in hotel iniziamo a vestirci, prendo il telefono e vedo che sul display appare la notifica di un messaggio. Penso sia Vic, invece con mia grande sorpresa scopro che è Joe.
Già, il famoso professore con cui ho avuto un flirt quando ero qui qualche hanno fa. Mi ero completamente dimenticata di lui, non è che lo avevo cancellato ma avete presente quando pensate ad altro e certe cose le accantonate? Ecco, la mia missione qui era un altra.
Comunque scopro che aveva visto una nostra foto pubblicata da Ludo (grazie Ludovica) su Instagram e quindi aveva visto che eravamo qui e mi chiedeva di vederci. Solo per un caffè e per raccontarci cosa è successo nel frattempo nelle nostre vite, niente di più.
Gli rispondo che devo pensarci ed inizio a mettere delle scuse a cui non credo manco io per cercare di evitarlo. Certo, è sempre un piacere incontrare una persona che fa parte dei tuoi ricordi, ma sentivo che non era quello il momento giusto e poi in fondo la nostra era stata una conoscenza un po' più..approfondita.
In mio soccorso arriva una chiamata di Vic, e subito i miei pensieri iniziano a vorticare da tutt'altra parte. Mi precipito a recuperare il cellulare che avevo messo in carica, dopo un paio di squilli rispondo.
"Vic?" rispondo già in preda al panico.
"Abbella! Come ti trovi? Sei pronta?" mi chiede con un tono decisamente impaziente.
"Ehm, si quasi..Perché me lo chiedi, c'è qualcosa che non va?" le rispondo ancora più allarmata di prima.
"Niente di grave, o forse si" mi dice prendendo tempo e facendo una pausa di qualche secondo "devi farti vedere. Da Damiano, intendo"
"Che? Ma di cosa stai parlando? Non capisco"
"Ti spiego, si è creata una specie di..'situazione' tra Damiano ed una ragazza che gli gironzola intorno da un po'. Capito che intendo? Bè, forse mi sbaglio, ma prima che si arrivi a qualcosa di più grande credo che dovresti farti vedere. Sai com'è fatto, forse se ti vedesse cambierebbe tutto. Mi andava solo di darti questo consiglio, so che lo ami e se sei venuta fin qui per giocartela bè..giocatela fino in fondo, questo è il momento"
Stavolta quella che sta prendendo tempo sono io, parecchio tempo. Faccio scivolare il telefono dall'orecchio, non so come sentirmi adesso che ho ascoltato quello che mi è stato detto.
"Hei, ci sei?" urla Vic dall'altro capo del telefono.
"Si, scusa. Ho capito, sto arrivando" le dico bella determinata.
"Stai facendo la scelta giusta, io sono con te!"
"E..Vic?" le dico prima di rigganciare. "Si?" mi fa lei. "Magari fossero tutte come te, ti adoro" e chiudo.

Mai come ieri 2-Il mio punto feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora