14. Il passato ritorna sempre

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Sono le 9 di una mattinata stranamente soleggiata qui a Londra. Sarà una giornata fortunata? Chi può dirlo.
Stanotte avrò dormito qualche ora, mi giravo di continuo e guardavo il telefono nella speranza che Damiano mi scrivesse. Ma niente.
Quando fa così é odioso, anche se non lo biasimo. Rivedersi dopo anni é sempre strano, soprattutto dopo aver condiviso cose abbastanza importanti. Non ho provato nessun tipo di imbarazzo nel rivederlo, l'unica cosa che ho sentito sono state un milione di farfalle che vorticavano nello stomaco. E tanta voglia di abbracciarlo.
Non mi piace essere lasciata così, nel silenzio assoluto.
Ieri sera sono partita col mio bel discorso che poi é andato in tutt'altra direzione, io che andavo alla ricerca di risposte adesso mi ritrovo a non averne neanche una. So che essere piombata qui di colpo è stato sconvolgente per lui, ma se non facevo qualcosa non sarei mai arrivata a parlarci e questo era l'unico modo. Vorrei solo che mi parlasse, che mi scrivesse un messaggio, che ci incontrassimo non so, qualunque cosa pur di sentire quello che ha da dire. Le parole di ieri sera non credo le pensasse sul serio, almeno in parte.
Comunque dopo aver fatto colazione ed essermi preparata, lascio Ludo in hotel per andare ad un appuntamento speciale. Non so come sentirmi al riguardo, sicuramente mi aiuterà a non pensare.
"Ciao Irene!" mi urla da lontano Joe mentre agita la mano per farsi vedere. Gli rispondo facendogli un sorriso e pian piano mi avvicino a lui, si sistema la camicia azzurra abbinata ai suoi occhi e mi da un bacio sulla guancia. "Joe!" gli dico io contenta di rivederlo dopo un po'.
"Come stai?" mi chiede col suo adorabile accento anglosassone "è da un po' che non ci si vede!"
"Sto bene, tu invece?" rispondo mentre ci avviamo a prendere qualcosa da bere in un bar non molto distante.
"Alla grande, ho cambiato lavoro. Faccio sempre l'insegnante ma in un altra scuola, mi trovo molto meglio. E tu cosa hai combinato in tutto questo tempo?" mi chiede aggiustandosi il ciuffo biondo.
"Eh. Vorrai dire cosa non ho combinato..ho qualche tempo dopo essere stata qui ho lasciato qualsiasi cosa mi legasse a Roma. Sono tornata nel mio paese natale e ho cominciato a lavorare come traduttrice per un casa editrice".
"Cool! Sei sempre stata portata per le lingue" mi dice sorridendo "scusa se mi permetto, hai detto che hai lasciato qualsiasi cosa ti legasse a Roma. C'entra anche quel ragazzo per cui mi hai mollato?" mi chiede scherzando.
"Esatto. In realtà è una storia lunga, parecchio lunga. Adesso anche lui è qui, è il cantante di un gruppo molto famoso in Italia e stanno facendo un tour europeo" gli dico un po' imbarazzata.
"Dai, ma sul serio? Quindi adesso state insieme?" bella domanda.
"Anche qui è difficile rispondere, comunque al momento direi di no. Sono venuta qui apposta per vederlo, ho seguito tutto il tour ma ci siamo visti solo ieri sera e non è andata esattamente come speravo" ma perché gli sto dicendo tutto questo?
"Cioè tu ti sei girata l'Europa solo per vederlo?" mi chiede incredulo.
"Si, però non mi guardare male. So che è una cosa abbastanza fuori dalla norma ma che ci posso fare, bisogna cogliere l'attimo no?" dico cercando di cambiare discorso.
"You're crazy! E mi dispiace se le cose non sono andate come volevi. Io invece mi sono sposato"
"Cosa? Congratulazioni! Sono davvero contenta per te, sarà una ragazza molto fortunata credimi"
"Adesso devo andare" mi dice lui prendendo la giacca ed il cellulare "ho una lezione che mi aspetta! È stato un piacere rivederti, resti una ragazza speciale per me. Ma non perdiamo i contatti e aggiornami sulla tua love story! E non dimenticare, anche lui è fortunato ad avere una ragazza come te".
Mi stringe in un abbraccio e sempre sorridendo prende la sua strada e va via.

Sto tornando a piedi verso l'hotel, vedere Joe è stato piacevole. È una di quelle persone che ti mette a tuo agio, ha un modo di parlare tranquillo e pacato, sorride sempre e diventa rosso quando si imbarazza. Insomma un vero principe azzurro col fascino dell'inglese, roba che se non avessi il casino che ho ci avrei perso la testa.
Mentre cammino sento vibrare il telefono e sul display vedo il nome di Damiano. Faccio un respiro profondo che è un misto di sollievo perché non si è scordato di me e nello stesso tempo ansia pura. Paura che da un momento all'altro possa mandarmi a quel paese, così proprio.
"Damiano?" rispondo quasi vergognandomi. Poi perchè?
"Vedo che non hai perso tempo, brava" mi fa lui rimproverandomi, ma io non capisco.
"A quanto pare non è vero quello che dici. Ieri sera hai dichiarato il tuo amore per me e stamattina ti trovo già a consolarti con un altro, complimenti davvero". Ok, adesso ho capito.
"Mi lasci spiegare per favore? E poi dove mi hai visto scusa?"
"Questo non ha importanza. E comunque non devi spiegarmi nulla, hai la tua vita"
"Se mi lasciassi parlare un attimo capiresti che stai sbagliando. Quel ragazzo che hai visto è un insegnante della scuola che frequentavo quando ero qui, dalle foto che ha pubblicato Ludovica ha capito che ero a Londra e mi ha chiesto di prenderci un caffè. Contento ora? Ma tu non eri quello che pensava solo alla musica?"
"Non fare la simpatica, poi non ti credo" mi dice con un tono da sbruffone.
"Mi dici dove sei? Stavo rientrando in hotel ma se mi dici dove sei ti raggiungo" rispondo speranzosa.
"Rientra pure in hotel" ribatte e mi chiude il telefono in faccia.
Bene, molto bene. Siamo passati anche alle scenate e si sono pure invertiti i ruoli dato che la psicopatica di turno un tempo ero io, fantastico.

Ludovica mi sta aspettando seduta sul letto a leggere delle riviste, quando vede la mia faccia capisce subito che ho qualcosa che non va. Le racconto l'accaduto come l'episodio numero 435 di una telenovela argentina e lei si innervosisce ad ogni passaggio, facendomi divertire anche se non dovrei essere dell'umore adatto.
"Ma perchè nun te sei messa cò Joe dico io! Quello era cento mila vorte mejo!" sentenzia.
Si lo so, sarebbe la frase che ogni migliore amica direbbe all'altra in casi come questo. E sinceramente per un attimo anch'io ho avuto lo stesso pensiero, ma le cose non sono mai facili e chiedersi chi me l'ha fatto fare? sul più bello non vale a questo punto della storia.
Rimango comunque decisa sul da farsi e, dato che oggi abbiamo una giornata libera, decidiamo di andare a pranzo fuori e farci un giro per la città che Ludo non ha mai visto se non in cartolina.
Non sto qui a descrivere per l'ennesima volta quanto sia bella questa città perché ormai già lo sapete.
Dico solo che Ludovica ha attaccato bottone con un commesso di Harrods ed è da mezz'ora che sta parlando con lui in non so quale lingua dato che l'inglese lo mastica poco, diciamo niente.
Il ragazzo è carino, devo ammetterlo. Ma non so come faccia lei a rapportarsi così velocemente con qualcuno e soprattutto cosa ci trova di tanto eccitante nell'uscire con una persona che non rivedrai mai più nella tua vita. Infatti, come avevo previsto, lei torna da me che nel frattempo mi stavo facendo un giro tra le bellissime e costosissime cose del negozio (non potevo di certo starmene a reggere la candela per tutto quel tempo) e mi dice che stasera va a prendere una cosa con lui. La prima cosa che mi viene da chiederle è come ha fatto a spiegarsi se lei l'inglese non lo parla, ma mi ha assicurato che anche se non conosce tutte le parole alla perfezione stavolta ha afferrato il concetto. Mah, speriamo bene.
Qualche ora dopo è già pronta, si è impegnata nel vestirsi bene e devo dire che il risultato non è niente male.
"Stai attenta e chiamami se qualcosa non va, resto sveglia finchè non torni ok?" le dico un po' in pensiero.
"Va bene mammina" risponde sorridendo, mi da un bacio e sbatte la porta alle sue spalle.

Mai come ieri 2-Il mio punto feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora