17. Monaco

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Il giorno dopo quella tragica serata Ludovica ha deciso di non rivolgermi la parola.
Il suo silenzio però non è durato molto, soprattutto quando ha capito che avevo meno voglia di parlare di lei. Quindi ha preparato le valigie e siamo salite su un aereo verso Monaco. Già, secondo lei non era tutto perso e a detta sua non gliene fregava un tubo se la pensavo diversamente, si doveva fare così e basta.
Damiano mi aveva mandato un messaggio, aveva scritto che voleva vedermi e parlare. Ma parlare di cosa poi? A me sembrava che ci eravamo già detti tutto, anche se non personalmente.
Io però avevo ancora voglia di vederlo, anche se sapevo già cosa voleva dirmi. Sembrava si fossero invertiti i ruoli, fino a poco tempo prima ero io che avevo troncato quella storia ed ora sembrava proprio che dovesse essere lui quello a mettere la parola fine a quello che stavamo vivendo.
Avevo un po' di ansia addosso, sull'aereo non riuscivo a trovare una posizione comoda e Ludovica mi trattava come un madre severa che deve punire la propria figlia per essersi comportata male.
"Adesso basta" decido di dirle una volta scese dall'aereo e arrivate all'ennesimo hotel.
"Come scusa?" dice lei facendo finta di essere sorpresa.
"Hai capito bene, adesso basta. Sono stanca di essere messa a processo da te, lo so che ho sbagliato a lasciarti sola al concerto. Ma cosa vuoi che ti dica? Mi sento di aver perso, sento che essere venute qui è solo una perdita di tempo perchè ho già trovato la risposta che cercavo" dico un po' alterata.
"E sarebbe?" ribatte lei in tono leggermente antipatico.
"Che voglio tornare a casa. A quanto pare io e Damiano non abbiamo molto in comune, lui mi ignora mentre io lo inseguo come un cagnolino. E sinceramente non mi sembra il caso di continuare a fare lo zerbino"
"Ma cosa stai dicendo? Sono tutte cazzate! Non hai capito che lui sta facendo così solo per vedere la tua reazione? Sembra che lo conosco più io che tu, e lo sai che non mi sta tanto simpatico!"
"Lo so. Comunque mi ha scritto" le rivelò aspettando una sua reazione.
"E non mi dici niente?"
"Ma non eravamo in una specie di faida noi due?" le chiedo accennando un sorriso.
"Bè, ti comunico che la nostra faida è ufficialmente terminata. Adesso mi dici per favore cosa ti ha scritto?"
"Mi ha chiesto di vederci, per parlare. Non so cosa voglia dire dato che mi ha ampiamente dimostrato che vuole prendere le distanze da me. Era proprio vero quando mi ha detto che adesso per lui al primo posto c'è solo la musica, e forse anche qualche fan che urla quando si toglie la camicia" dico ironica.
"Devi andarci. Voglio dire, magari sarà anche come dici tu ma magari no. Cosa ne sai? E poi smettila di fare la pessimista paranoica, le cose a volte possono anche avere un lieto fine o no? Tutto può cambiare in un attimo anche quando sembra tutto perso, quindi dagli una chance. E se te lo dico io che tra l'altro.."
"Si lo so, ti sta pure antipatico! Già l'hai detto tipo un milione di volte. Comunque ok, ci andrò"

Stavo cercando di recuperare il pacchetto di fazzoletti nella borsa ma mi è caduto e nel rialzarmi ad un paio di metri di distanza c'era lui. Non gli piaceva dare appuntamento in un bar, o in un locale, insomma niente spazi chiusi. Mi aveva detto di vederci per strada, come se fosse un incontro casuale e non ci fossimo mai visti prima. L'idea mi piaceva ma nello stesso tempo mi terrorizzava, io lo conoscevo. Eccome se lo conoscevo.
Quindi fare finta di essere una ragazza qualsiasi che cammina per la strada ed imbattersi in uno dei ragazzi più belli e dannati del pianeta mi risultava un tantino difficile. Comunque cerco di stare al gioco.
Di solito quando si pensa a Damiano lo si immagina sempre con qualche vestito stravagante, un completo che ti dà un colpo nell'occhio, un cappello d'altri tempi. Invece lui era anche il ragazzo con la maglietta bianca, era anche quello da jeans e scarpe da ginnastica. Già, i primi tempi rimasi sorpresa anche io di questa sua semplicità. D'altronde era un ragazzo come tanti altri, solo con una manciata di talento in più.
Non mi stava guardando, avevo lo sguardo fisso sul cellulare ed io ero già partita con le paranoie dell'ultimo minuto chiedendomi se stesse parlando con qualcuna. Ma facendo un respiro profondo e ricordandomi le parole di Ludovica mi faccio coraggio e mi avvicino.
" E' da molto che aspetti?" inizio con la domanda più banale di questo mondo.
Lui alza gli occhi di scatto, è sorpreso ma sfoggia uno dei suoi sorrisi più belli e stavolta chi non si aspettava quest'accoglienza sono io.
"No, sono arrivato da cinque minuti. Tutto bene?" mi chiede, ma perchè dobbiamo fare gli sconosciuti?!
"Scusa, ma non riesco a recitare la parte dell'amica o di quei conoscenti che una volta all'anno si incontrano per strada. Comunque la risposta alla tua domanda è sto bene, credo di stare bene. Ho l'ansia e il cuore mi sta per scoppiare. La mia domanda invece è, perché siamo qui?" dico in un colpo solo.
"Siamo qui perché volevo vederti. E poi, ma quanto cazzo sei filosofa Ire?" mi risponde ridendo.
"Mi conosci, no? Hai detto che dobbiamo parlare, quindi voglio sapere cos'hai da dirmi. Dato che l'ultima volta sei stato molto esaustivo" ribatto in tono quasi arrabbiato.
"Ho pensato molto a quella sera" inizia a dirmi "e hai ragione tu. Noi non siamo due sconosciuti, anzi. Abbiamo puntato l'uno sulle forze dell'altro, debolezze comprese, abbiamo persino condiviso una casa insieme quindi neanche io ce la faccio a far finta di niente. Mi dispiace se sono stato cattivo con te, era l'ultima cosa che volevo e vederti sotto al palco mi ha riempito di gioia. Ma anche di dubbi. Tu sei venuta per me, giusto?"
"Sono venuta solo per questo, sono qui per te. E non ti nascondo che avrei voluto mollare varie volte"
"Chi ti ha fatto cambiare idea?"
"Ludovica. Sai come fa, no? Cerca di incoraggiarti in tutti i modi, e sai bene che mi abbatto facilmente. E poi anche il fatto che quello che provo per te non è mai cambiato" dico timidamente cercando il suo sguardo.
"Quanto sei bella oggi" mi dice dandomi una carezza sul viso. Raga mi sto sciogliendo, troppo caldo.
È così passeggiando lungo la bellissima Marienplatz, Damiano mi dà un abbraccio inaspettato che mi ha fatto venire un sorriso gigante come non so che. L'atmosfera era perfetta, il sole era alto nel cielo e le persone scorrevano lungo le strade costellate di negozi e ristorantini caratteristici. In quei momenti ti senti innamorata, ti senti che love is in the air e sei invincibile.
Sinceramente non sapevo dove saremmo andati a finire, cioè non é che quell'abbraccio voleva significare chissà cosa. O meglio, per me era un grande passo avanti ma per lui non saprei. Quello che sapevo era che per quel paio d'ore trascorse insieme avevo ritrovato il Damiano di una volta, quel ragazzo bello e irresistibile che crea dipendenza dal primo minuto dopo averlo conosciuto.

Mai come ieri 2-Il mio punto feliceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora