~Roxenne Wilson~

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Guardo il riflesso nello specchio di camera mia, lo guardo con tutta l'attenzione che ho in corpo e con tutta la lucidità che una persona normale può avere alle sei e mezza del mattino, consapevole che un altro anno di superiori sta per iniziare.

Passo una mano davanti agli occhi annebbiati, poi la faccio scivolare su tutta la faccia e mi lamento a voce alta. Ho i capelli ridotti a un nido per uccelli e la faccia di uno zombie appena uscito dalla tomba e che ha fame di cervelli: ma che pensieri mi saltano in mente?

Ho troppo poco tempo per prepararmi e invece di darmi da fare me ne sto qui a contemplare la mia immagine in questo maledetto specchio circondato da accecanti e fastidiose lucine bianche. Non sono una VIP tranquilli, è stata solo un'idea di mia madre e io non c'entro nulla.

Mi alzo dallo sgabello di fronte alla specchiera e mi avvicino all'armadio che apro lentamente sperando di trovare qualcosa di bello da indossare. Io e i preparativi anticipati siamo su due fronti opposti.

La mia mente, che continua a girovagare per gli affari suoi, viene completamente svegliata dalla voce acuta di mia madre che piomba in camera mia. «Buongiorno fiorellino!», trilla lei stampandomi un bacio sulla guancia.

Passo una mano sulla pelle per togliermi la macchia di rossetto e ricambio il saluto. Con meno vivacità ovvio. La gioia con cui si presenta ogni santa mattina di ogni santo primo giorno di scuola di ogni santo anno nella mia stanza, è diventata una tradizione e se non facesse così ogni volta penserei che sia morta. Forse lo farebbe anche in quel caso... Quando mi sveglio ho bisogno di prepararmi e fare colazione prima di avviare una conversazione, se lo facessi prima probabilmente distruggerei l'autostima di qualcuno. Non sono cattiva a tal punto... più o meno.

Appoggio la schiena al muro consapevole che lei ha qualcosa da dirmi, probabilmente su cosa dovrei indossare per fare colpo il primo giorno. La conosco da ben sedici anni e ho imparato a memoria come va questo giorno, dopo un po' è difficile dimenticarsene. «Ho già una fantastica idea per il tuo look di oggi!», afferma allegra e batte le mani un paio di volte. «Sarai ancora più bella dell'anno scorso». La classica frase che dice ogni anno, il classico sorriso eccitato che indossa ogni volta che è al culmine della gioia.

Forse lei è l'unica a cui non distruggerei l'autostima di prima mattina mentre sono ancora in pigiama e a stomaco vuoto. Lei è tutto per me e non potrei farne a meno.

«Sentiamo», dico con tono annoiato accorgendomi del suo insistente sguardo. Poi sbadiglio. «Che ne dici di quel bel pantalone nero nuovo e quella camicetta bordò che tanto ti piace?», propone ricordandomi quando odi quella camicetta. Faccio una faccia inorridita e lei mette il broncio come una bambina, non si arrenderà mai. Lucy è fissata con i colori scuri, almeno per quanto riguarda me, è convinta che più ciò che indosso è vicino al nero più risaltano i miei capelli rigorosamente biondi. Nonostante il mio caratteraccio mattutino, sono sempre una ragazza allegra che ama la vita e i miei outfit sono sempre pieni di colori. Tutto contro le ideologie di mia madre. Mi spiace ma su questo non vincerai mai.

«Credo che anche quest'anno non seguirò i tuoi consigli», sbuffo e lei si mette a braccia conserte guardandomi storta. Faccio spallucce e le do un piccolo bacio sulla guancia facedole spuntare di nuovo un sorriso.

«Non posso ancora crederci... il tuo terzo anno di superiori... potrei quasi mettermi a piangere...», afferma Lucy e finge di asciugarsi una lacrima. «Ma sappiamo bene che non lo farai», la prendo in giro e le do un colpetto sulla spalla per intimarla a uscire così da farmi preparare. «D'accordo fiorellino», dice e mi accarezza la guancia. «Vado dall'altra peste». Le sorrido a pena e la guardo attentamente mentre esce dalla stanza chiudendo la porta alle sue spalle.

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