~Non giocare~

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Se non fosse stato per le continue richieste di Lauren, adesso non sarei qui ad ascoltare i fantastici racconti di James ed Alan sui loro tre anni passati.

Mi sto annoiando tanto quanto mia sorella, sia perché gran parte di queste cose le sappiamo già, sia perché non ci fa molto piacere sentire quanto fantastica sia stata la loro vita... la loro vita senza di noi.

May è seduta sul divano, il cellulare tra le mani e il dito che scorre sul display. Io invece sono ancora accanto ad Andrew che sembra fin troppo interessato ai loro racconti per chiacchierare con me.

Speravo sinceramente in una serata più entusiasmante o che per lo meno non mi annoiasse a morte. Dalla vita però non si può avere tutto, e infatti a me è toccato niente.

«Quindi per te o tutto o niente?» .

Agito velocemente una mano davanti ai miei occhi socchiusi per togliermi dalla testa quella terribile scena di pochi giorni fa.

«Roxy? Tutto ok?», mi domanda Zoe, l'unica che sembra essersi accorta del mio strano gesto. Annuisco sorridente per poi nascondere il viso dai suoi occhi curiosi.

«Per poi scoprire che erano due persone diverse!», ride a crepapelle James seguito da Lucas, sua sorella e tutti gli altri meno che un paio. Io e May. E Alan.

«Assurdo non vi pare?», continua il mio vicino moro dando una gomitata al fratello. Lui lo liquida con un gesto della mano e abbassa lo sguardo.

A differenza del narratore non sembra molto in vena di racconti, strano visto che riguardano tutti lui e le ragazze che hanno completamente perso al testa per il suo fascino.

«Per non parlare poi di quella ragazza del terzo anno che-», la voce di James viene spezzata da un mio brusco movimento. Mi ritrovo in piedi con le mani strette a pugno e la pazienza arrivata al limite; tra uno sbuffo e l'altro affermo: «Vado a prendere da bere». Mentre cammino verso il bancone sento la voce di Andrew chiamarmi con foga, gli occhi di molti fissi sulla mia schiena e il cuore che non la smette di battere.

Mi chiedo perché le serate iniziate bene debbano poi evolversi in un qualcosa di fastidioso e insopportabile. Non solo per le loro patetiche storie, che solo Dio sa quanto ci sia di vero, ma anche la presenza di quel ragazzo che non ha smesso di fissarmi per tutta la serata.

Passata la folla mi ritrovo davanti ad un lungo bancone di vetro, mi siedo su uno degli alti sgabelli in pelle rossa e lucida.

«Sapevo saresti venuto qui», dico a voce più o meno bassa quando la figura alta ed esile di un ragazzo mi si piazza affianco. Lo guardo con la coda dell'occhio mentre si siede accanto a me e poggia i gomiti sul materiale gelido. «Se sono qui è solo perché l'hai voluto tu», afferma e decido finalmente di voltarmi per osservarlo meglio. Ha il viso più pallido della prima volta che l'ho visto, gli occhi sono ugualmente neri e tenebrosi, il suo ciuffo corvino anche è identico mentre gli copre metà viso. I suoi vestiti sono scuri come quella volta.

«Non mi sembra di averti detto o chiesto qualcosa. Non ancora almeno», gli rispondo e lui alza un lato della bocca. Mi guarda con la coda dell'unico occhio scoperto che ha.

Quando siamo arrivati, lui era dietro di noi e così è stato fin quando non si è seduto al tavolo più vicino al nostro che ci fosse.

Ammetto di non averlo riconosciuto subito ma mi è bastato poco per ricordare quel ragazzo mezzo ubriaco che ci ha provato con me. Si, esatto, lui è il ragazzo che ho pestato fuori dal bagno alla festa di Lucas. Quel ragazzo che ho facilmente rimosso dai pensieri ma che, da qualche giorno, mi è tornato in mente.

Il cameriere arriva e ordino un paio di drink, lo ringrazio. «Allora dimmi, ragazza sconosciuta, cosa desideri da un tipo come me?», mi chiede avvicinandosi all'orecchio. Non mi ritraggo, lo lascio fare e resto in silenzio fin quando non torna nella precedente posizione.

«Non fingere di non ricordarti di me, quella sera non eri davvero ubriaco e so che ti ricordi tutto. Così come so che conosci il mio nome... e chissà cos'altro», ridacchio verso la fine della frase e la sua attenzione per me aumenta. Si volta completamente mentre io resto immutata.

«Inizio a credere che tu mi abbia confuso con qualcun'altro strana ragazzina, non so proprio chi tu sia», continua a fare il vago e io continuo a ridacchiare silenziosamente. «D'accordo, se vuoi fare finta di nulla continua così, non sarò di certo io ad impedirlo. Comunque si, sei qui perché l'ho voluto e se l'ho voluto è perché ho qualcosa da dirti. O meglio, da chiederti», dico.

«Perfetto, sono tutto orecchi», dice.

Pausa.

«Che cosa vuoi da me?», la mia domanda, forse troppo diretta, lo lascia al quanto sorpreso e la sua espressione mi spinge a imitare la sua posizione. Mi squadra per un po' come se non lo avesse fatto per tutto il resto della serata, rovinandomi facilmente l'umore.

Non risponde.

Vuole irritarmi.

E ci sta riuscendo.

«So che c'entri qualcosa anche con quel pomeriggio e quel gruppo di motociclisti, so che mi conosci, so che sei qui solo perché ci sono io e so che hai qualcosa in mente, che vuoi qualcosa da me. Quindi, senza perdere ulteriormente tempo, dimmi che diavolo vuoi e smettiamola con questi giochetti», sputo acida e lui sembra divertito dalle mie parole, dalla mia espressione e da chissà cos'altro.

«A quanto pare hai già capito tutto e so che è inutile continuare a fingere... o sbaglio?», afferma sorridente. «Non sbagli», affermo infastidita.

«Che ragazzina intelligente... D'accordo, ti darò ciò che vuoi, ma non adesso e non qui. Non avrai creduto che sarebbe stato così semplice vero? Se ora ti dicessi cosa voglio da te si rovinerebbe tutto il divertimento, non credi? Non ho più intenzione di smentire quello che mi stai dicendo, perché è tutto vero compreso il fatto che conosco te, le persone a te care, e... Ma una cosa posso dirtela: questa non è l'ultima volta che ci incontriamo».

Finisce di parlare, il mio cuore batte così lentamente da far paura, i suoi occhi sono inchiodati ai miei e ci metto un po' per svegliarmi da questa strana sensazione.

Un mix di paura e rabbia.

Alza lentamente una mano, inizia a girarsi tra le dita una mia ciocca di capelli ma riesco a reagire. Gli afferro il polso, lo stringo con forza facendogli mollare i miei capelli. 

«Non giocare con me», sibilo con gli occhi spalancati.

«Ottima presa, molto solida», afferma. Nel giro di un millisecondo però, mi trovo con le sue dita intorno al mio polso e i ruoli si invertono. «Ma non abbastanza».

Detto questo, si alza silenziosamente e sparisce tra la folla e i miei pensieri, lasciandomi qui a riprendere fiato e ripetermi in testa le sue assurde parole.

Le mie, prima, erano solo supposizioni ma adesso sono certa di tutto: quella sera non era ubriaco e si ricorda bene di me, c'entra qualcosa con quel gruppo di motociclisti, conosce me e molto altro, in più... non si fermerà qui.

Non so cosa quel ragazzo abbia intenzione di fare ma so che, a partire da oggi, sarà il mio pensiero fisso e non potrò più togliermelo dalla testa.

Il gioco è appena iniziato.
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Salve a tutti!

Eccoci con un nuovo capitolo e una svolta, oserei dire, inaspettata... Che ne pensate?

Spero vi piaccia!!

Firma: Blonde✨

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