~Un passo alla volta~

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«Smettila di toccarmi i capelli!», disse con voce acuta Roxy provando ad allontanare un antipatico bambino. Lui continuava a toccarle i codini dorati con le sue mani fastidiose. Il suo nome era Marcus e non la smetteva di girarle attorno; ogni mattina la aspettava davanti scuola facendola infuriare. Roxy continuò a correre nella speranza che Marcus la lasciasse in pace. «Adesso ti prendo!», gridò lui a un passo dal raggiungere la sempre allegra bambina dai capelli come il Sole. Roxy continuò a correre senza smettere mai, fino a quando non andò a sbattere la piccola fronte contro la schiena di qualcuno. Alan la guardò con aria infastidita e le chiese: «Che stai combinando?». Roxy, intenta a riprendere fiato e continuando a guardare dietro di lei, gli rispose: «Marcus mi sta rincorrendo, non vuole lasciarmi in pace!». Lei iniziò a calmarsi mentre guardava il viso di Alan cambiare fino a dargli l'aspetto di un bambino molto arrabbiato. Marcus arrivò subito dopo e a Roxy prese un colpo. Stava per riprendere a correre quando la sua mano venne afferrata da quella di Alan che, trattenendola, stava fissando intensamente Marcus.
«Che diavolo fai?», domandò a Marcus.
«Sto giocando con lei», gli rispose.
«Lei ora gioca con me, vattene», lo informò mentre la sua mano era ancora unita con quella di Roxy. Lei guardava la scena in silenzio, si fidava ciecamente di Alan.
«D'accordo, me ne vado», disse Marcus alla fine per poi girarsi e sparire. Le dita di Alan lasciarono quelle di Roxy che, con un enorme sorriso sul volto, gli gettò le braccia alla gola e lo strinse fortissimo. «Ti ringrazio tanto! Sei il mio eroe!», disse lei nel suo orecchio mentre rideva. Lui non la abbracciò ma in fondo quel gesto gli fece piacere. Lui odiava quando altri bambini  giocavano con lei e aiutarla sempre era la sua priorità assoluta.
Lo faceva anche quando lei non lo sapeva.
Roxy poteva sempre contare su Alan, lui l'avrebbe sempre protetta.

Mi sveglio di colpo. Ho il fiatone, le braccia che stritolano il cuscino, la fronte gocciolante di sudore e il cuore che mi batte così forte da spaventarmi. Il labbro inferiore mi trema mentre provo a dire qualcosa, ma mi esce solo: Alan. Lentamente mi metto seduta, i capelli annodati mi ricadono sulla faccia e una ciocca mi finisce in un occhio accecandomi. Inizio a strofinarlo, faccio lo stesso con l'altro, tiro i capelli indietro e cerco di regolare i miei respiri.

La scena che ho sognato mi torna in testa, mi passa davanti agli occhi come fosse la scena di un film nonostante non voglia affatto pensarci.

Non sono brutti ricordi ma... diamine... fanno davvero male.

La prima cosa che faccio è prendere il cellulare dal comodino e controllare l'ora: 8:50.

L'ultima volta che l'ho controllato è stato poco più di un'ora fa; non ho chiuso occhio tutta la notte, è stata davvero orribile. È uno di quei momenti che vanno rimossi completamente dalla testa. L'ennesimo.

Mi alzo dal letto, la testa mi gira e sono costretta ad appoggiarmi alla finestra da cui mi è possibile vedere un cielo grigio, triste e perfettamente combaciante con il mio umore.

Ho davvero caldo.

Faccio per togliermi la felpa rossa che ho addosso quando... ma di chi è?

Il senso dell'olfatto si sveglia completamente quando un profumo familiare mi riempie i polmoni e mi rilassa come non succede con nessun'altro. È la sua felpa.

Perché ce l'ho io?

Per qualche motivo decido di tenermela addosso.

Esco da camera mia e arrivo al piano di sotto nel totale silenzio che regna in questa casa. Trovo mia sorella seduta sul divano, sveglia, a guardare fuori dalla finestra mentre è raggomitolata nella sua coperta di lana a quadri rossi e neri.

«Sei sveglia», dice con tono tranquillo appena si accorge di me. Annuisco e mi avvicino a lei.

Mi siedo anch'io sul divano ma dalla parte opposta in confronto a lei, gesto che non sembra stupirla più di tanto. Mi guarda un po', ha delle scure occhiaie sotto gli occhi, le labbra secche e screpolate e tutta l'aria di una ragazza che non ha chiuso occhio tutta la notte. Forse anche io sono in queste condizioni ma guardarmi allo specchio non è la mia priorità al momento.

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