~Ritorno al passato~

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Il rumore dei piatti, delle posate e dei bicchieri sovrasta i chiacchiericci dei nostri genitori. Io e mia sorella stiamo pulendo la cucina da brave padrone di casa anche se non è tranquillo e rilassante come sembra. May continua a guardarmi di sottecchi e io non so cosa dirle.

Alan e James sono poco dietro le nostre spalle e seguono con gli occhi ogni nostro movimento. Non so perché siano qui, soprattutto perché non stanno facendo niente e sono al quanto inutili. Dopo aver finito sento mia sorella tirare un sospiro di sollievo e quasi mi metto a ridere. Annunciamo la nostra compiuta missione e in fretta raggiungiamo il salone dove gli adulti chiacchierano vivacemente. Mi siedo accanto a James e May mentre Alan si accomoda sulla poltrona, distante da tutti noi.

«Avete già finito? Come siete veloci!», parla nostra madre entusiasta. «Che figlie d'oro che hai, vorrei tanto fossero così anche i miei maschietti», ammette Candy e il marito la guarda stranita quasi non si aspettasse una simile affermazione.

«Dubito i tuoi figli non siano responsabili, li conosco troppo bene», dice mia madre e James la ringrazia allegro.

Quando lui arrivò la prima volta a casa dei vicini, aveva appena cinque anni; è sempre cresciuto con la consapevolezza che quelli non erano i suoi veri genitori. I suoi l'hanno abbandonato davanti un asilo nido con un solo biglietto: prendetevi cura del nostro amato James.
Ricordo ancora i suoi occhi mentre mi raccontava cose troppo pesanti per un povero ragazzino di dieci anni che confessava tutti a una che ne aveva solo nove.

Quando poi arrivò Alan, solo qualche mese dopo, il quadretto familiare era al completo. Non so cosa sia successo ai suoi genitori e non lo sa nemmeno lui. Quelli di James abitano in Canada e so che conserva nel cassetto della sua scrivania molte loro lettere. Le custodisce come un tesoro. Sa di loro, sa che tengono a lui nonostante gli errori passati, ma sa anche che la famiglia che ha ora lo ama così tanto da riempire il vuoto che si porta nel petto. Credo li abbia ormai perdonati dopo tutto questo tempo.

Alan è diverso, la sua situazione è diversa, lui non sa nulla del suo passato ma non gli dà molto peso. Alan è sempre stato l'opposto di James, più riservato e misterioso, non rideva con tutti, giocava solo con noi e diceva cose carine solo a me. Quanti ricordi bellissimi ho di lui e quanto mi sono sentita fortunata da bambina ad essere il bersaglio della sua dolcezza.

Mocciosa si, ma odiosa mai.

A modo nostro ci siamo sempre voluti bene.

Mia madre propone subito un ritorno al passato e in un batter d'occhio troviamo delle foto scorrere sul grande schermo di fronte a noi. La prima che compare è quella di quattro minuscoli bambini con addosso delle tutine ridicole, ridiamo tutti e sul viso di Alan compare un accenno di sorriso. Per mia madre queste foto sono un tesoro molto prezioso e sapeste quante volte l'ho beccata commuoversi mentre le sfogliava su un album o sul cellulare.

Mentre bellissime foto piene di ricordi continuano a scorrere davanti ai miei occhi, un forte sentimento di speranza riaffiora nel mio cuore. La speranza che tutto questo possa tornare si impadronisce di me e quasi mi commuovo.

Ce ne sono così tante, tutte estremamente belle e gioiose, dove quattro bambini raccontano la loro storia tra un sorriso e un broncio, una risata e un pianto.

Mi concentro su una foto rappresentante un ricordo molto chiaro. Una bambina con i codini biondi sta a braccia conserte in giardino e il faccino baciato dai raggi del Sole; intanto un bambino col ciuffo biondo cenere e lo sguardo da duro, è seduto a terra intento a scrutare la bambina. È proprio la scena del flashback che ho avuto prima della cena.

«Ricordo quel giorno, Roxy si offese così tanto...», dice Candy sorridente e con gli occhi un po' lucidi. «Fortunatamente il nostro Alan accettò il suo aiuto o sarebbe rimasta così tutto il giorno», ride Matthew e sento il mio sguardo addolcirsi. «Non sembrerebbe che quella foto l'abbia fatta May vero?», domanda mia madre e i nostri sguardi si concentrano interrogativi sulla sua affermazione. «Si, credetemi, quella foto la fece lei con il mio telefono. Non dimenticherò mai la sorpresa nel vedere quanto fosse venuta bene», lei ride e io inizio a sentire le fossette comparirmi sulle guance. «Ammetto di essere stata parecchio brava allora», dice mia sorella e mi guarda un istante prima di scorgere qualcosa alle mie spalle.

Mi giro in quella direzione e noto Alan guardare l'immagine con attenzione, i suoi occhi grigi quasi vibrano sotto i colori accesi della foto.

«I diretti interessati non dicono nulla?», domanda qualcuno. «Non so che dire, ricordo molto bene quella scena e mi sembra quasi di poterla rivivere», ammetto gioiosa e rivolgendo loro uno splendente sorriso. Voglio davvero che le cose tornino alla normalità, per quanto possa essere normale e tranquillo il mio rapporto con Alan.

«Io no», dice il coprotagonista. «io non ricordo niente».

Uno squarcio al petto.

«Come puoi dirlo, non puoi esserti dimenticato di una cosa così... soprattutto se si tratta di Roxy», afferma James provando a ironizzare la situazione e fa una risatina nervosa. Gli altri provano a imitarlo ma con scarsi risultati.

«Non è colpa mia se non ricordo nulla...», afferma con la presenza dell'emozione che più odio: l'indifferenza.

Lui è indifferente a tutto quello che ci sta succedendo, al loro ritorno qui, a quello che i nostri genitori stanno cercando di ricostruire e l'impegno che siamo pronti a dare per riparare alla distanza creata.

Vorrei tanto riuscire a stare zitta, per una sola volta, ma è più forte di me e non posso controllarmi. Anzi, non voglio controllarmi.

«Patetico», è un sibilo uscito dalle mie labbra troppo piano e troppo lentamente. L'aria intorno a me è vibrata in modo assurdo. Non guardo nessuno. Non devono capire cosa sto provando ora.

«Scusa?!», domanda lui serio e, girandosi verso di me, mo costringe a guardarlo. Si raddrizza sulla poltrona come per concentrarsi ancora meglio sulla situazione e sulle parole che escono dalle mie labbra... senza pentimento.

«Mi hai sentita, ho detto che sei patetico», dico a voce più alta.

«Io patetico? Sei seria?», continua con un tono così freddo da ghiacciare l'aria intorno a noi.

«Ma certo che no Alan! A lei piace scherzare, la conosci! Non è vero Roxy?», fa una risata nervosa mia sorella. Mi circonda il collo con un braccio guardandomi con oggi sgranati, di nascosto, un finto sorriso dipinto sul viso.

Vorrei darle torto, mettermi a urlare qui dentro quanto sia strano questo Alan ma...non me la sento. Confido ancora nel fatto che tutto possa tornare come prima, voglio continuare a provarci e non rovinare la serata di tutti.

«Si, certo, scherzavo», affermo. May mi guarda per un lungo periodo come per chiedermi: cosa ti è saltato in mente?

Inizio a guardare i presenti partendo da James che mi scruta con labbra serrate, Matthew che osserva la casa per evitare ogni contatto e le nostre madri che sussurrano tra loro.

Poi un tonfo.

Alan scatta in piedi spingendo la poltrona indietro e attirando l'attenzione di tutti. I suoi occhi sono diventati di un grigio più intenso.

«Me ne vado», taglia corto e le mie sopracciglia si alzano d'impulso. Il padre lo chiama a gran voce ma il figlio lo ignora completamente.

«Che hai intenzione di fare adesso?», domanda Matthew con le mani strette in pugni.

«Non tornare qui», sibila e si avvia alla porta per uscire.

Faccio dei respiro profondi cercando di mantenere il più possibile il controllo. Non devo dire altro, peggiorerei solo le cose. Come ho già fatto, d'altronde.

Infine esce sbattendo la porta seguito dal fratello che, dopo essersi scusato e averci ringraziato per la serata, lo insegue fuori.

Lucy si schiarisce la voce attirando l'attenzione di tutti e il cuore mi arriva in gola quando finisco sotto il suo sguardo truce.
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Salve a tutti!

La cena è arrivata al termine e non nel migliore dei modi direi...

Credete ci sia qualcosa sotto?

Spero tanto vi piaccia!!

Firma: Blonde✨

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