Capitolo 6

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Siamo rimasti in silenzio dopo quella conversazione a cena e al dire il vero è un pò imbarazzante. Vorrei fargli molte domande, tantissime ma non mi sembra giusto lasciarci così.
Voglio avere un bel ricordo di lui, non solo tradimenti, bugie e tanto ma tanto rancore da parte mia.

Saliamo in macchina e la tensione sembra crescere sempre di più finché Ivan si gira dalla mia parte e riesco ad intravedere un pizzico di tristezza nei suoi occhi.
- Ivan, lo so che non è normale tutto ciò ma io non ci riesco ed è proprio per questo che vorrei che stessimo un pò insieme... - mentre pronunciò queste parole sento le sue labbra sulle mie, le sue mani sul mio viso e non ce cosa più bella di risentire quel profumo, quel sapore, queste emozioni forti che solo lui mi ha fatto provare anche con un semplice bacio.
Ci stacchiamo entrambi col fiatone.
- Sapevo che dovevo farlo, avrei voluto farlo già tre anni fa.- dice guardandomi negli occhi.
- Cosa? - dico non capendo.
- Questo, questa cena, questo bacio,i nostri sguardi dovevo iniziare così con te, non scoparti nella mia macchina la prima volta che ci siamo visti e lasciarti come una qualunque, senza nemmeno una spiegazione.- dice tutto d'un fiato e so che è sincero lo vedo dai suoi occhi.
- Ivan, purtroppo è così, anche se avessi iniziato in questo modo nulla sarebbe cambiato avevi comunque un figlio e beh sfortunatamente una moglie e quindi per favore dimenticami come io cercherò di dimenticare te.- questa è la cruda realtà ed è giusto che io gliela dica. Aggiungo inoltre - e adesso per favore accompagnami sotto casa.- lo dico senza rendermene conto e vedo lui stranirsi.
- Ho detto qualcosa di sbagliato?-
- Ehm si, non posso accompagnarti sotto casa perché come sai ci potranno vedere ma ti posso lasciare all'hotel se vuoi.- dice imbarazzato.
Cazzo, ma come ho fatto a non pensarci prima, certo perché io lo reputo un ragazzo normale non uno con una famiglia alle spalle.
- Beh non pensarci, sono io che logicamente io ti reputo un ragazzo che vuole conoscermi no un uomo sposato che vuol fare di me la sua amante, ora se permetti addio.- scendo dalla macchina correndo verso non so dove  non conosco la zona sento lui che sbatte la porta della macchina e mi rincorre urlando il mio nome. Sento il mio braccio fermato dalla sua mano. E mi giro di scatto dandogli uno schiaffo. La mia rabbia e ben evidente. Lui mi guarda sconcertato da tutto ciò.
- Ivan, lasciami non rispondo di me... ma cosa pensi ? Che io sia la tua sgualdrina? Che mi prendi e mi accompagni dopo averti dato un Po di serenità? Io ho dei sentimenti e se permetti non mi faccio scamazzare da te... io.. io mi maledico per aver accettato questa serata perché sapevo chi sei, sapevo che potevi solo farmi del male. Non cercarmi mai più. Mai. Anzi ed ora fammi salire in macchina e lasciami dove cazzo ti pare. E non dire una parola durante il viaggio verso l'hotel.- mi diriggo verso la macchina, senza lasciare che lui parla salgo e aspetto che metta in moto per la strada verso casa mia.

Ivan non ha fiatato durante il tragitto verso l'hotel, io guardo fuori dal finestrino, sconcertata, triste, arrabbiata. Arrivati, ferma la macchina, si gira a guardarmi.
- Mi dispiace, so che non meriti assolutamente questo, meriti molto di più, non uno come me ma io non riesco a starti lontano, a non baciare queste labbra e Dio da cosa darei per sfiorare il tuo corpo nuovamente.-
- E' questo il punto tu mi vuoi solo per il mio corpo.-
- Non dire così, perché io vorrei tanto instaurare un rapporto con te, farti vedere chi sono davvero è non un'amante non mi serve, voglio te.-
- E se ti scopriranno ? Se tua moglie lo verrà a sapere ? -
- Non lo saprà da altri sarò io a dirlo, sarò io a farla capire che non è lei che voglio e per quanto riguarda mio figlio nessuno me lo toglie è la mia vita.- dice illuminando gli occhi quando dice "mio figlio".
- Ivan non ho voglia di continuare a farti capire che non funzionerà, io so che mi farò male molto male e sarò pazza o squilibrata ma non voglio dimenticarti e non posso.- ma cosa ho detto? Perché? Certo perché lo penso.
Ma bastano veramente tre paroline per farmi cadere ai suoi piedi.
- Allora non farlo. Resta, ti prego.-
Ma come fa ad avere questo potere su di me. Che scema che sono. Ma voglio provarci. Sarò matta, pazza e sicuramente la mia famiglia non sarà fiera di me.
- Vieni ti faccio vedere una cosa.- dico, esco dalla macchina mi diriggo verso l'hotel, che a quest'ora è deserto. Il mio collega Mattia come sempre dorme. Solo io non dormo mai durante il turno notturno mi mette ansia.
Gli prendo la mano e sento quella scossa elettrica, anche lui la sente lo so, lo vedo, lo sento. Senza farci sentire soprassiamo Mattia, rubo le chiavi della mia camera privata che mi è stata regalata da Eleonora per il mio ottimo lavoro durante un convegno e ho fatto vincere l'hotel come il migliore nella zona. Peccato che fino ad ora non avevo mai portato nessuno e non avrei mai pensato di portare lui.
Ci dirigiamo alla Camera ed entriamo.
- Lo puoi fare, cioè puoi rubare una camera all'hotel?-
- No, infatti è mia ma non l'ho mai usata, mi è stata regalata dal mio capo.-
- Sei in gamba, Viola, farai carriera sicuramente.- dice guardandomi negli occhi.
- Grazie, lo spero.- dico
La camera non è molto grande ma vicino al letto a baldacchino porta una favolosa Jacuzzi. E lo stile è molto sobrio.
- Wau, bellissima. Guardami, sei sicura?-
- Certo, preferisco perdermi in te che ramaricarmi per tutta la vita di non averti dato una possibilità.- a queste parole sento il suo tocco sulla mia schiena e tutto svanisce intorno a noi, ci siamo solo noi e questa notte piena di aspettative. Ci perdiamo l'un l'altro. Facendo l'amore finché i nostri corpi non si abbandonano al sonno. E sono certa che non ho mai provato tutto ciò. Mai.

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