Capitolo 18

26 3 2
                                    

Guido senza sosta, guido per allontanarmi da tutto, perché mi chiedo?
Sono passati 2 mesi, da quella squallida sera. Mi ha cercata e tanto, inizialmente me lo trovavo dappertutto, sempre ubriaco, sempre distrutto ma sono stata dura, dura come una roccia.
Si perché questo sono diventata, una roccia, non ho emozioni, non ho espressioni, non ho voglia nemmeno di uscire con Tara, non vado a cena da mia madre da ormai non so quanto tempo.
L'unico posto dove mi rintano quando non lavoro è da mia nonna Berta. Lei si che sa mettermi di buon umore, non mi chiede perché la sera, quando dormo da lei vede portare con me la mia amatissima vodka... si è così che stacco quando non vado a lavoro.

Neanche più la mia coscienza si fa viva, anche lei è spenta. D'altronde lei me l'aveva avvisato, non l'ho mai ascoltata.
Stasera, però ho voglia di staccare veramente, ho voglia di bere per dimenticare lo strazio che sta provando il mio cuore.
Ecco, il mio cuore sento batterlo nel petto ma non mi da emozioni.

Quali emozioni?

Proverò mai più emozioni come quelle che ho provato con Ivan?
Riuscirò mai ad essere felice?

Non penso!

Non penso, perché solo lui ha fatto battere questo cuore ormai malato d'amore.

Non riesco a riprendere la mia vita in mano, vado a lavoro e torno a casa da sola.
Ed in questo momento guido senza una meta, d'altronde proprio io ho perso di mano la mia vita.
Avevo tutto sotto controllo, finché non è riapparso dopo tre anni.

Mi fermo davanti ad un parco, parcheggio e mi diriggo su una panchina.
Si sta bene, tranquilli ma all'interno ho un tornado, un tornado di tristezza, malessere e perché no anche di odio.
Provo odio verso quell'uomo.
Apro la mia amica vodka e inizio a bere, la mente inizia a rilassarsi, chiudo gli occhi e bevo un altro lungo sorso.

Il cellulare squilla, cazzo chi potrà mai essere, non rispondo, lascio vibrare il mio cellulare.

Lo sento di nuovo squillare, odio quando interrompono i miei momenti, dove cerco di essere tranquilla, dove metto a tacere la mia mente.
Ora rispondo.
Cazzo, è lui!
Ma perché continua, deve lascermi perdere ed ora glielo dico.

- Cazzo vuoi?- dico con voce impastata.

- Porca puttana, Viola sei ubriaca?- dice urlando.

- Ehiiii, mister maniaco del controllo rilassati! Certo che lo sono, cosa vuoi?-

- Dove sei?-

- Scordatelo che ti dico dove sono!- e stacco.

Cosa vuole? Non gli ho permesso di parlare perché non mi va.
Non mi va sentirmi dire sempre le stesse cose.
Continuo a bere, finché mi accorgo che è finita la vodka.
Chiudo gli occhi e stacco il cervello.

- Viola?? Viola mi senti? Cazzo!- sento imprecare, è lui.
No, impossibile sto sognando.

Mi sveglio di soprassalto, sono nuda nel mio letto, possibile che Ivan mi abbia portata fin qui è quella voce non era un sogno?
Il mal di testa inizia a farsi sentire, devo prendere un antidolorifico se voglio continuare a dormire.

Come mi ha trovata? E perché è venuto a cercarmi?
Mi alzo con affanno dal letto, mi vesto e mi diriggo verso la cucina.
Passo dal salone e lo trovo lì, sul divano. È bellissimo come sempre ma più trascurato. Quelle labbra,nei miei sogni, me le sento ancora addosso.

Non lo vedo da un mesetto ormai, non ho più risposto alle sue chiamate, me lo aspettavo che avrebbe mollato a cercarmi. Ma cosa potevo aspettarmi da uno che una famiglia che lo ama già ce l'ha.

Prendo l'antidolorifico e bevo un bicchiere d'acqua, ho la bocca impastata dell'alcol.
Prendo il mio cellulare dal tavolo e mi ritrovo 10 chiamate perse da lui, mi avrà chiamata mentre dormivo come un alcizzata su quella panchina, mi accorgo che sono le 3 del mattino.

Amami Anche Se Non Puoi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora