Dolce

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CAPITOLO 9

Dolce

Eleonora:

Alla fine ero stata colpita anch'io da quei proiettili di crema pasticcera e panna. Proprio sul petto, in mezzo alla profonda scollatura. Non ero generosa di seno, e per questo, alcuni rimasugli di torta erano capitolati anche dentro al vestito, macchiandomi l'intimo. Neanche in sartoria sarebbero riusciti a riportarlo allo stato originale, pensai rattristata. Che tortura essere me, rimuginai. Un completo fallimento. Avrei voluto farmi una doccia e dimenticare l'accaduto. Un banale incidente di percorso poteva rivelarsi catastrofico per una persona fatalista come me.

Irina entrò all'interno dei servizi pubblici di gran lena, imbestialita e furiosa contro la famiglia. Lei, spesso e volentieri, possedeva le sembianze di una bestia mitologica... compreso suo fratello.

I bagni, in porcellana nera, e con un'enorme parete a specchio, proiettavano l'eleganza del ristorante di lusso persino in un luogo tanto comune. La vidi fiondarsi sul lavabo e ammirare il proprio riflesso con ribrezzo. Azionare il rubinetto e sciacquarsi in fretta, ossessionata dallo sporco e l'unto della stoffa. Il suo vestito – proprio come il mio – era a chiazze, sgualcito su tutta la parte finale della lunga gonna morbida. La luce artificiale, proiettava ombre scure su quello scempio, risaltando il danno avvenuto.

Le foto saranno terribili.

Preoccupata, adocchiai la mia interlocutrice, inviperita e nervosa come non mai. «Guarda che disastro, Ele! E ora come farò ad affrontare il resto della giornata?! Come diavolo faremo?!», piagnucolò lei e suggerendomi quanto fosse agitata.

Schiusi le labbra, pronta a parlare. Speravo che ascoltasse la mia soluzione, per tranquillizzarla, ma qualcun altro parlò al posto mio. «Per fortuna ci sono io», udimmo la voce di Dmitri alle nostre spalle.

Incrociai la sua figura allo specchio, notando che reggeva la confezione di qualche prodotto d'alta sartoria. Adagiò l'enorme scatola sul ripiano di porcellana, estraendo fuori non uno, ma ben due tubini dalle taglie differenti, uguali e meravigliosi. Uno bianco e l'altro nero.

Alzai le sopracciglia, colpita dalla sua comparsa improvvisa. Non credevo ai miei occhi. Lessi incredula l'etichetta sulla confezione che conteneva quel tesoro; erano firmati Valentino e provenivano dalla boutique situata alle spalle dell'hotel. Mia madre l'aveva notata al nostro arrivo, e io non potevo permettermi nemmeno di fissarlo quel vestito griffato!

Nostra sorella, stupefatta quanto me, boccheggiò come un pesce fuori dall'acqua: «Dmitri... Ma... Cosa? Come?». Lui le fece cenno di tacere, portandosi l'indice destro alla bocca e offrendole aiuto.

Il tubino che porse a Irina era immacolato, di seta leggera, con la gonna in pizzo, aderente e semitrasparente. Spettacolare. «Ti saranno costati una fortuna», pigolai appena, ancora meravigliata dalla sua entrata in scena. Per tutta risposta mi rivolse un'occhiata molto eloquente. Per lui il denaro non doveva essere un problema.

Nostra sorella divenne raggiante dalla contentezza, tanto da volerlo abbracciare, ma con l'abito nuziale, ancora sporco, non sembrò affatto il caso di farlo. Si limitò ad accettare il suo regalo inaspettato e correre dentro alla cabina del W.C, chiudendosi la porta alle spalle per poterlo finalmente indossare. Ne uscì diversi minuti dopo, sistemandosi l'orlo del vestito in pizzo e la scollatura vertiginosa. Sciolta la treccia e sistemata il trucco, avrebbe potuto risplendere di luce propria. Era divina.

«Sei bellissima», confermò Dmitri, ricevendo l'abbraccio più accalorato. Erano quasi alla stessa altezza – solo che lei indossava tacchi vertiginosi ai piedi. Abbassai il capo e distolsi lo sguardo, sentendomi di troppo fra loro. C'era una differenza abissale fra loro e me, ma non fu questo a straviare il mio disagio.

La sposa prese quello che era stato l'abito nuziale e uscì dal bagno, soffermandosi sull'uscio: «Io vi precedo, devo parlare con lo staff e scusare il comportamento degli ospiti assieme a Sam», si rivolse a entrambi, in seguito poi confidò a Dmitri: «Ti ringrazio ancora, sei stato il nostro eroe. Io non posso restare oltre, puoi aiutarla tu?».

Appena presi coscienza di quelle parole, mi allarmai. Il cuore mancò un battito e il sangue otturò le vene, gelando all'istante. Lui e io saremmo stati da soli, di nuovo?!

Suo fratello parve apatico alla situazione; io al contrario esitai persino a respirare. «Certo. Avvisa gli ospiti che il bagno sarà occupato», scrollò le spalle, come se non avesse avuto nessuna rilevanza. Provai un brivido lungo la spina dorsale quando si voltò a fissarmi: «E quindi la tua amata sorellina potrà avere tutto il tempo che le serve», concluse, squadrandomi dal basso verso l'alto. Possedeva un'espressione così folle e decisa che mi sentii male, sudando freddo. Incapace di proferire una frase di senso compiuto, vidi la nostra congiunta lasciarci da soli, incurante di quello che sarebbe accaduto di lì a poco.

Vol 1 // XXX - PERVERSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora