Fuoco

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CAPITOLO 14

Fuoco

Dimitri:

Il tempo era qualcosa di inquantificabile. Un secondo poteva durare un battito di ciglia o una vita intera. Tutto si limitava a cogliere l'attimo... e io vivevo per questo.

Stentai a credere alle mie orecchie. La fissai come se mi avesse detto di provenire dal pianeta Marte. Avevo sentito bene?! Per un breve momento credetti sul serio che quella ragazzina si stesse burlando di me; ma quando scorsi il rossore sulle sue gote, accentuarsi sempre di più, non riuscii a trattenermi. Scoppiai a riderle in faccia in un impeto d'enfasi. Una vera risata delirante, di quelle che non si riesce a fermare, né a trattenere, neanche volendo. Mi poggiai col fondoschiena alla balaustra della scogliera che delimitava la strada dallo strapiombo – era un bel salto da quel precipizio – poiché non riuscivo a stare in piedi tanto ero divertito. Provai a trattenere le risa mentre mi asciugavo gli occhi umidi col pollice destro. Avevano iniziato a lacrimare senza rendermene conto: «Era da tanto tempo che non ridevo in questo modo. E quindi?», confessai, scosso da diversi risolini. Paonazzo in volto, non riuscii a smettere tanto presto. Provai a soffocare l'ilarità, riprendendo fiato, ma solo alla fine della crisi inalai lunghi e calmi respiri, che acquietarono le risa.

Questa volta fu lei a guardarmi come fossi stato un marziano su una navicella spaziale. La sua mimica facciale era un miscuglio di sentimenti che dovevano essere proprio sgradevoli: «Sono senza biancheria intima sotto a questo vestito! Se salgo su quella moto mi si vedrà praticamente tutto il sedere», sbottò di colpo, e sul visetto delicato, si accentuò il già evidente rossore. Finalmente aveva tirato fuori quel pizzico di grinta che avevo notato la stessa mattina.

Presi un ultimo bel respiro e finalmente smisi di ridere, riacquistando l'autocontrollo perso: «Hai un culo raggrinzito e brutto, per caso?», le chiesi.

Aaggrottò la fronte, lo sguardo interrogativo che notai fu una risposta più che eloquente, sembrava volermi dire: "E questo cosa centra?".

Sospirai con rassegnazione, e mi passai una mano fra i capelli. L'impellente bisogno di fumarmi uno spinello piuttosto che d'una banale sigaretta, per non irritarmi, era quasi frustrante da ignorare. «Intendo che, se non hai un brutto culo, e non è il tuo caso, non capisco dove sia il problema», commentai, inclinando il capo di poco. I miei orecchini a cerchio, in argento, attirarono la sua attenzione, luccicando agli ultimi raggi del sole e distraendola dalle mie parole.

Forse stentava a crederci e sperava che stessi scherzando. Quando comprese la mia serietà, le sue pupille tornarono sulle mie. Eleonora era scioccata, e quasi le risi di nuovo in faccia. Doveva essere proprio una puritana, o provenire da un'altra epoca – oppure entrambe le cose – per fissarmi in modo tanto sconcertato, scandalizzata da chissà quale sconceria, come se avessi detto un'oscenità perversa.

Наивный.

Ingenua.

«Sei così pudica?!», domandai per provocarla e sogghignante. Ero senza pudore.

Lei compì un passo indietro, uscendo dall'ombra da cui si riparava, spaesata e in balia dei dubbi. Tentava spesso di allontanarsi, ma mai abbastanza. Nastri di luce aranciata le incendiavano i capelli sciolti e la carnagione lattea apparendo una vivida fiamma. E proprio come le fiamme singole era muta e distante, inetta a esprimersi. Era diversa dalle altre ragazze. Un enigma incomprensibile. Chissà cosa si provava a essere una persona incapace? Mi posi il quesito, annoiato dal totale stato catatonico e allibito della mia controparte. Alzai gli occhi al cielo. Una disabilità orrenda, la timidezza.

«Sei... Sei un pervertito!», mi accusò infine.

La brezza marina fu una carezza leggera, portandosi via le ultime sillabe. Ai miei occhi era lacrimosa e sanguinante. Lei stessa faceva sangue. Sangue e proibito. Una pessima combinazione per poter resistere.

Eleonora divampava come la fiamma di una candela, ma io possedevo la forza bruta di un incendio; eravamo cose ben diverse. Scossi il capo, indifferente alla sua inquietudine. L'ingenuità era la peggiore delle condanne. Sogghignai, deridendola: «Oh no, Nora. Sono molto peggio».

* да: sì, risposta affermativa.

Vol 1 // XXX - PERVERSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora