Sadico

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CAPITOLO 16

Sadico

Dimitri:

La voce squillante di Irina interruppe la nostra conversazione, avvertendoci di unirci alle foto di famiglia.

Un'altra. Cazzo. Di. Volta.

C'era del masochismo in tutto questo.

Ci avviammo da lei. Eleonora camminava con l'andatura dei condannati a morte mentre raggiungevo la calca eccitata, stizzito. Mi prudevano le mani dalla voglia di schiaffeggiare il bel visetto che si ritrovava. Il suo sguardo ripugnato aveva scatenato il mio disgusto. Provai dell'amaro in bocca e l'irritazione mi rovinò l'umore. Ci voleva poco, davvero troppo poco per guastare il mio stato d'animo altalenante.

Проклятая маленькая девочка.

Maledetta ragazzina.

Fummo gli ultimi ad aggregarci per gli scatti matrimoniali. Costretti a stringerci, e col faro in lontananza, subii il contatto umano che tanto disprezzavo. La condivisione del proprio spazio vitale non mi aggradava affatto, ma avrei subito la tortura se questo avrebbe reso felice la sposa. Una grande famiglia unita era sempre stato il sogno di Irina, mai avveratosi.

Due ore dopo, al sorgere delle luna, valutavo i pro e i contro del mio suicidio scenico. Non avrei tollerato un altro abbraccio – con tanto di altre foto. Sperai che fossimo arrivati alla conclusione della giornata quando successe. «Мое дорогая, ты скоро уедешь в медовый месяц?», cinguettò melliflua mia madre, fastidiosa e stomachevole. Adoperò il gergo cirillico, per non farsi comprendere dai presenti.

Tesoro mio, presto partirai per la luna di miele? Alzai gli occhi al cielo, infilandomi le mani nelle tasche dei pantaloni.

Lei scosse il capo: «Al momento non possiamo. Sam e io dobbiamo restare per lavoro. Il tribunale di Mestre è oberato di documenti da registrare e archiviare. Saremo liberi a fine agosto, e partiremo per Parigi. La città dell'amore», le rispose in italiano, stringendosi a braccetto con suo marito.

Отвратительный.

Disgustoso.

«E poi Dmitri soggiornerà da me, era già stato deciso. Non te l'ha riferito?» aggiunse, ed entrambe si voltarono, in attesa d'una conferma.

Mi avvicinai a loro e scrollai le spalle, unendomi anch'io alla conversazione: «Non c'è nulla da spiegare. Sono stato convocato dai miei sponsor a partecipare alle selezioni pubbliche per la famosa gara di Motocross freestyle estiva, e visto che tu abiti a Maestre, ho preferito chiederti il favore di stare da te il tempo necessario per esibirmi», spiegai con indifferenza, «Inoltre, Rina mi ha confermato essere un posto sicuro e terrà gli avvoltoi dello scoop lontano dai falsi gossip sul mio conto». La figura snella di Eleonora si irrigidì, tentennando il capo nella nostra direzione. Con la coda dell'occhio la osservai: era accanto a sua madre, a pochi passi da me, e sembrava distratta, attenta ad ascoltarmi piuttosto che seguire i rimproveri di suo padre. La sua espressione, un miscuglio di tormento e terrore, mi confusero. Corrugai le sopracciglia. Cosa mi ero perso?

«Aspetta, ti devo avvertire», intervenne Irina. Tornai a guardarla, interdetto a riguardo. «Ogni pomeriggio, intorno alle sette di sera, Ele passa da me, perché il corso di danza che frequenta tutti i giorni, all'Arabesque, è vicino al nuovo appartamento. È un problema per te se la vedrai bazzicare all'interno di casa per un'ora o due?», domandò premurosa – e ignara di ciò che mi stesse offrendo. Senza neanche rendermene conto percepii una smorfia trionfante sul viso, e migliaia di fuochi d'artificio scoppiettarono nel mio cervello.

Mi passai una mano fra le ciocche rosso mogano, liberando la fronte da esse: «Ah...», affermai, girandomi verso la ragazzina, la piccola ballerina, e sussurrai con perfidia, in modo tale che potesse intuire solo lei il vero significato delle mie parole: «No, nessun problema. Sarà divertente».

Vol 1 // XXX - PERVERSODove le storie prendono vita. Scoprilo ora