1. Figura da psicopatica

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Quando esco dal bagno mi fermo a guardare i dettagli della camera. Le pareti sono di un azzurro chiaro, il letto è a due piazze, un comodino di fianco, una scrivania bianca, un divanetto e una televisione al plasma...wow.

Guardo l'ora sul telefono, è mezzogiorno. Quanto tempo ho passato in bagno?

Eddai, ammettilo hai cagato.

Sempre fine.

Tu non sei tanto meglio

Pff, io sono meglio di te

Siamo la stessa persona

Shhh

Scendo le scale dove trovo tutti a tavola per mangiare, mi unisco anch'io e poi mangiamo in silenzio le lasagne.

"Vado a fare un giro in spiaggia" dico appena mi alzo.
"Non conosci la città, è meglio andare un altro giorno" dice mio padre, sto per ribattere ma qualcuno mi precede: "La spiaggia è qui vicino, e poi io e te dobbiamo fare altre cose" dice Jane indicando se stessa e mio padre. Sul mio viso probabilmente compare una smorfia di disgusto visto che tutti scoppiano a ridere per la mia faccia.

Prendo la mia giacca di pelle, esco di casa e salgo sulla mia moto.
Qualche minuto dopo arrivo in spiaggia, non c'è molta gente.

Beh, ci credo è lunedì saranno tutti a scuola.

Cazzo! La scuola è vero! Dato che è già cominciata avrò tutti gli sguardi addosso e tra parentesi odio essere osservata.

Mi tolgo le scarpe, cammino sulla sabbia per qualche minuto finché non mi imbatto in un gruppo di ragazzi e ragazze che giocano a calcio.
Un ragazzo moro tira il pallone che invece di finire in porta finisce verso di me, sta volando troppo per i miei gusti. Sta per arrivarmi in faccia ma faccio un passo indietro, salto e prendo il pallone con i piedi incastrandolo tra le caviglie. Guardo il pallone, poi guardo i ragazzi che mi guardano stupiti.

Ora una ragazza non può nemmeno saper giocare a calcio.

Appunto

Prendo il pallone in mano e lo lancio al moro di prima, mi sorride maliziosamente e io per risposta alzo il dito medio verso di lui. Il suo sorriso scompare, mi giro per tornare a casa.
Metto la mia giacca di pelle nera e salgo sulla mia moto.

Entro in casa dove trovo solo la nonnina di cui non ricordo il nome, mi sorride e io ricambio con un sorriso tirato.

Vado in cucina e prendo del succo d'arancia dal frigo. Quando lo richiudo trovo un post-it di mio padre.

Io e Jane siamo usciti, nel seminterrato c'è una palestra, Jane ha attaccato un sacco da boxe solo per te. Ti voglio bene,

Papà

Salgo in camera mia, apro la valigia e sistemo i vestiti nella cabina armadio. Prendo i miei guantoni blu e rossi da boxe, dei pantaloncini sportivi e un top sportivo. Scendo in cucina, riempio la mia borraccia d'acqua, ed esco di casa. Di solito prima di allenarmi alla Boxe corro un po'.
Faccio il giro dell'isolato, ci sono ancora quei tipi sulla spiaggia. Sono le quattro e mezza del pomeriggio, meglio che torno se voglio allenarmi.
Entro in casa 'mia' e noto che c'è ancora la vecchietta sul divano a guardare Titanic.

Sto per scendere nel seminterrato ma la nonnina mi chiama. "Dove vai?"

"I cazzi tuoi" vorrei dire, ma devo essere cortese, "Nel seminterrato per allenarmi".

"Okay io vado a cena fuori con mio figlio" si alza ed esce di casa.

Scendo le scale, cerco con lo sguardo il sacco ed eccolo, in tutta la sua bellezza.
Appoggio la borraccia e il telefono per terra, mi metto i guantoni e cominciò a tirare pugni.
Dopo un po' che ci faccio la mano, mi tolgo i guantoni per poi tirare pugni di rabbia, rabbia per essermi trasferita, per non essere morta con mia madre, per avermi fatto crescere solo da mio padre. Sento tanto dolore alle nocche, sta uscendo sangue ma non mi fermo, ormai sono abituata a fasciarmi le mani per aver tirato i pugni senza i guantoni. Continuo a tirare pugni, non mi fermo, comincio a pensare ai ragazzi e le ragazze in spiaggia.
Sento la porta di casa sbattere, probabilmente sono tornati papà e Jane.

Mi fai incazzare ma per questo ti amo|| Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora