7. Stalking a non finire

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Corro verso la mia stanza più veloce che posso, entro e scivolo sulla porta. Porto le ginocchia al petto.

Perché devo sempre soffrire?

Perché sempre io?

Mi alzo da terra, mi butto sul letto e sprofondo la faccia nel cuscino.

Sono esattamente le sette di sera, fra mezz'ora tutti andremo a mangiare in un ristorante, non tanto lontano. I professori hanno deciso che ci divideranno, metà dell'ultimo anno andranno in un ristorante e l'altra metà, in un altro.
Mi alzo a malavoglia e striscio i piedi per terra per andare al bagno. Tiro giù la maniglia e spingo la porta ma non si apre, provo più forte. Niente.

"Occupato!" Strilla una voce da oca, la gallina deve sempre stare in bagno?
Si starà mettendo tutta in tirò per stasera.
Che poi non capisco, è solo una stupida cena.

Rassegnata, vado davanti al l'armadio e apro le ante. Prendo dei jeans neri strappati, una maglietta dei Nirvana e le mie Converse, i cappelli li tengo sciolti e metto solo il mascara.
Guardo l'ora sul telefono e sono le sette e diciassette. Esco dalla stanza e scendo le scale, nella hall trovo Amanda e il suo gruppo, e altri studenti vestiti bene. Poco dopo arrivano la gallina e le sue amiche oche. I professori arrivano e mi squadrano da testa a piedi, poi guardano la vipera al loro fianco e le sorridono.
Non posso crederci, non posso credere che Megan, Mike e il mio ex professore verrano nella mia stessa scuola.
Cioè, questo è tutto un complotto contro di me!

Sei sfigata, che ti devo dire?

Sbuffo e mi dirigo verso l'uscita insieme agli altri.

"Come va?" A parlare è Amanda, alzo gli occhi al cielo, la ignoro e prendo gli auricolari. Le parole della canzone Demons degli Imagine Dragons rimbombano nelle mie orecchie. Così isolata dal mondo, con la mia musica, seguo gli altri diretti verso il ristorante.

***

"Lei non capisce, ho prenotato un tavolo per cinquantun ragazzi più due adulti!" Sbraita un professore.
"Mi dispiace, qui non abbiamo nessuna prenotazione per cinquantun ragazzi e due adulti" dice calmo il cameriere, vestito in smoking sembra un pinguino.

Rassegnato il prof. Wilson, ci fa uscire dal ristorante, tutti insieme decidono di andare al McDonald's, ovviamente quello più vicino, non ho voglia di camminare.

Quando avresti mai voglia di fare qualcosa?

Ma perché sei sempre in mezzo alle scatole?

Non si risponde a una domanda con un'altra domanda.

Quanto sei pesante.

Appena arrivati a destinazione, ci sediamo a un tavolo molto grande e cominciamo a guardare i vari menù. Dopo che tutti, compresa me, abbiamo deciso cosa mangiare, ordiniamo e aspettiamo che sia tutto pronto.

Per far passare il tempo, i due professori hanno deciso di farci ripassare gli argomenti di chimica, matematica, scuola in poche parole. Io non capisco, chi cavolo vorrebbe ripassare e studiare, soprattutto se è prima di mangiare. Poco a poco, i camerieri ci portano le nostre ordinazioni, tutti, anche i professori, mangiano come maiali, non che io sia meglio. Appena arriva il mio Big Mc, lo divoro in pochi minuti, così come tutti.

Dopo che i prof. hanno pagato alla cassa, usciamo dall'edificio e andiamo in una gelateria li vicino.

"Madison, tu non prendi il gelato?" mi si avvicina Amanda con in mano il suo gelato gusto cioccolato e amarena. "No" rispondo secca, lei mi guarda con aria interrogativa ed io alzo gli occhi al cielo. Qualche secondo dopo si avvicinano anche i ragazzi e la gallina, sbuffo frustrata. Perché devono sempre essere in mezzo ai piedi? Prima che possano dire qualcosa mi allontano, vado in un parco dove ci sono ancora un paio di bambini che giocano. Mi siedo su una panchina e li osservo. Un bambino, di circa sei anni si avvicina a me piangendo, "Hey, piccolo che succede?" chiedo prendendolo imbraccio, lui continua a piangere e io lo faccio saltellare un po'sulle mie gambe per calmarlo. Quando finalmente smette di piangere e si calma almeno un pochino provo a parlargli, "Dov'è la tua mamma?". Lui fa spallucce e continua a guardami, "Come ti chiami?" "Leo" risponde lui. Lo metto atterra e lo prendo per mano "Andiamo a cercarla, okay?", lui annuisce, non è di molte parole questo bambino. Cominciamo a cercare e a chiedere in giro. Niente, sembra che sua madre si sia volatilizzata magicamente. "Piccolo, sei qui con la mamma o con il papà?" "Mamma" risponde lui, annuisco e mi guardo intorno, noto dietro un cespuglio delle persone che si muovono, porto gli occhi a due fessure e mi avvicino. "Ma non avete meglio da fare che stalkerare la gente?" sbotto, Amanda e gli altri escono dal loro nascondiglio, la ragazza fa un sorriso imbarazzato, "Ti possiamo aiutare?" dice riferendosi al bambino, "Okay". Dopo minuti passati a cercare non troviamo nessuno, come si fa a perdere un bambino in un parco?

È possibile.

Lo so.

E allora perché dici così?

Sbuffo interrompendo i miei pensieri.

A un certo punto un uomo, sulla quarantina d'anni si avvicina. "Santo cielo, è da più di mezz'ora che ti cerco" dice cercando di prendere Leo per mano, io automaticamente mi metto davanti a quest'ultimo. "Chi è lei?" chiedo, "Mi sembra ovvio, sono suo padre" risponde cercando di prenderlo di nuovo, ma il bambino si nasconde di più dietro la mia gamba. "Lui è venuto qui con sua madre",  lo vedo in difficoltà, sta mentendo di sicuro. "No, c'ero io con lui" ribatte, sembra più sicuro di se, "Okay, come si chiama?" chiedo inclinando la testa di lato. "Ehm...si chiama Ryan" dice più come una domanda, "Risposta sbagliata, ora può andare via" dico con un sorriso beffardo. Lui prova a tirarmi un pugno, ma lo schivo, per poi tirargliene uno io. L'uomo si affretta ad andare via, mi giro verso Leo "Tutto bene?", "Mamma!" esclama indicando dietro di me, mi giro nuovamente e vedo una donna sui trent'anni. Prendo per mano Leo e lo porto dalla donna che appena lo vede lo prende imbraccio, "Grazie, grazie, grazie" quasi urla dandogli dei baci su entrambe le guance, quando finisce si gira verso me e i ragazzi, ci sorride e dopo averci ringraziato di nuovo vanno via. Faccio un piccolo sorriso nostalgico, mi mancano questi momenti, che si sono perduti tanto tempo fa.

Guardo i ragazzi, più Amanda, uno ad uno, "Potremmo essere amici" confesso, non ho mai avuto molti amici a causa del mio carattere, allontanavo sempre tutti, l'unica che ha cercato di essermi amica nonostante il mio carattere di merda è Amanda. Però sono ancora un po' delusa da lei per quello che è successo in passato. "Perché, prima cos'eravamo?" chiede Matt, "Conoscenti" dico io ovvia, se non siete amici e nemmeno qualcosa di più, si è conoscenti, giusto? "Amici?" chiedo di nuovo, loro si raggruppano e ne discutono, "Okay" risponde Nash porgendomi la mano, gliela stringo e poi loro scoppiano in una fragorosa risata e non ne capisco il perché.

Senza aspettare che loro finiscano di ridere, torno dai miei compagni e i professori.

Ciao a tutti, tutto bene?

Scusate per il ritardo del capitolo, ma non avevo ispirazione. Però ho scoperto che se scrivo mentre ascolto la musica riesco a concentrarmi di più.

Spero vi piaccia il capitolo, votate e commentate.

-Umi

Mi fai incazzare ma per questo ti amo|| Cameron DallasDove le storie prendono vita. Scoprilo ora