7.

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-Jimin, lasciami andare!-

Non sono più tra le sue braccia, mi ha messo sulle sue spalle, trasportandomi come un sacco di patate.

-Smettila di lamentarti.- Dice divertito.

Dove diavolo mi sta portando?

Mi ritrovo a guardare i suoi piedi, mentre cammina tranquillamente, ma poi i miei occhi si spostano sul suo culo, che bella vista.

Oh mio dio, che diavolo sto pensando?

Sento il sangue andarmi alla testa.

-Jimin, mi fa male la testa.-

Smette improvvisamente di camminare, e la mia testa va a sbattere contro la sua schiena.

Mi appoggia delicatamente a terra e mi prende il viso.

-Stai bene?-

-Davvero?- Dico sarcasticamente, alzando un sopracciglio.

Lui si limita a sorridere, e i miei occhi si posano sulle sue labbra.

Fisso le sue labbra carnose, e il suo sorriso diventa più grande mentre si avvicina a me.

-Hai finito di guardarmi?-

-Non ti stavo guardando.-

-Un giorno lo ammetterai.- Dice facendomi l'occhiolino. -Siamo arrivati, comunque.-

Indica con la mano una porta di legno enorme.

-Cosa c'è dentro?-

-Apri la porta.-

Sospiro profondamente e apro la porta.

Entro nella stanza e i miei occhi si spalancano leggermente. È una piccola libreria, con finestre enormi che permettono di vedere i dintorni della zona.
C'è un grande divano al centro della stanza, e tanti scaffali riempiti di libri. Non sapevo ci fosse un posto come questo, qui.

Jimin mi passa accanto e salta sul divano, mettendo le sue mani dietro la testa.

-Quando sono annoiato vengo qui.- Dice, per poi picchiettare sul divano. -Vieni, siediti.-

Obbedisco, ma lascio una certa distanza tra di noi.

Guardo fuori dalla finestra, la vista è fantastica.

-Questo posto è così tranquillo.-

Jimin apre una delle finestre, e l'aria fresca mi accarezza il viso. Non posso fare altro che chiudere gli occhi, mi sento così rilassata.

-Y/N.-

-Hm?-

-Apri gli occhi.-

-Perchè?-

-Sei brutta con gli occhi chiusi.-

Apro gli occhi e lo guardo storto, ma poi sorrido.

-Stai dicendo che sono bella quando i miei occhi sono aperti?-

-No.- Risponde velocemente e distoglie lo sguardo, ma io sorrido vittoriosa.

Poi abbassa lo sguardo sulle sue mani.

-Vengo qui ogni giorno.-

-È qui che vieni quando passi dalla mensa a pranzo?

Lui annuisce, e lo guardo ancora. In qualche modo, riesco a vedere la solitudine nei suoi occhi. Come può qualcuno di così attraente, così sicuro di sè, sembrare così solo?

-Hai amici qui?-

-No.-

Mi fingo ferita. -E io?-

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