Prologo

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Ci sono persone che nascono avendo il mondo nelle loro mani e altri che come me se lo sono dovuti conquistare a caro prezzo.
Non mi sarei mai immaginata che la mia vita prendesse questa piega, che avrei fatto ciò che ho fatto e continuo a fare.

Ma una cosa la sapevo ed è che ero nata per sopravvivere a tutto e tutti e non mi sarei fermata. Mai.

Avevo dieci anni quando persi i miei genitori, troppo piccola per potermela cavare da sola e troppo grande per le famiglie alle quali volevano darmi in adozione.

Il rifiuto constante e quel dolore che non potevi far emergere perché dovevi pensare a sopravvivere alle angherie dei ragazzini più grandi, alle loro violenze e a quelle che ricevi dalle istitutrici che ti chiamavano bugiarda pur vedendo i segni che avevi addosso.

Una bambina che si chiude già al mondo, avendo già sperimentato e vissuto così tanto....beh non credo dovrebbe succedere.
Così smisi anche di parlare e le rare volte in cui venivo costretta tendevo anche a balbettare senza potermi fermare, per poi ricevere le dovute punizioni.
Risucchiata da quella spirale di violenza decisi che sarei scappata, quella fredda serata invernale.

Pioveva a dirotto e io correvo senza mai guardare indietro per paura di essere ripresa e costretta a subire il doppio di quello che avevo già patito.
Ma ad un certo punto mi fermai in un vicolo stanca e stremata e mi accovacciai per terra, fredda e bagnata fradicia chiedendomi per cosa correvo? Dove sarei potuta andare?

La mia stessa famiglia, i miei stessi zii non avevano voluto prendersi cura di me. Chi lo avrebbe fatto.

Ancora in quel vicolo oltre alla pioggia a rigarmi il viso furono anche le lacrime che mi ero tenuta dentro per quasi un'anno. Non avevo potuto piangere la morte dei miei genitori, per la mia infanzia rovinata, per il semplice fatto che non mi avrebbero vista crescere mentre io volevo renderli così orgogliosi di me anche se nei loro occhi leggevo di essere la cosa più importante.

Mi venne un mal di testa tremendo, il freddo stava cominciando a diventare insostenibile e io non avevo la forza di alzarmi. Sarebbe stato inutile in ogni caso.
Con questi pensieri mi stavo lentamente abbandonando al buio intorno a me finché non vidi una macchina accostare al mio vicolo e un uomo vestito di tutto punto scendere ed accovacciarsi sulle ginocchia per stare alla mia altezza.
Ero spaventata ma lui mi sorrise, in un modo che tutt'oggi non riesco a definire con precisione.

<<Come ti chiami? Che ci fai qui da sola?>> mi domandò ma io non risposi cercando di capire le sue intenzioni, e da come mi guardò sembrò capire le mie intenzioni e la mia diffidenza

<<Non voglio farti del male, perché sei qui da sola?>> provò a richiedermi e io continuai a non rispondere ma continuai a piangere, era troppo da sopportare per una bambina.
Lui mi accarezzò una guancia, gesto che mi fece riaprire gli occhi di scatto e mi disse la frase che avrebbe cambiato la mia vita per sempre, non dimenticherò mai il suo sguardo. Allora non conoscevo bene a cosa andavo incontro ma dovevo iniziare a combattere per me stessa.
Si alzò e mi tese una mano.

<<Non dovrai più piangere>> mi disse<<Gli Eredi non piangono>> e con la mano ancora tesa verso di me decisi di afferrarla, diventando così una degli eredi.

-Spazio Autrice
Heiii eccomi qui con una nuova storia, mi sembra possa avere del buon potenziale e vorrei sapere cosa ne pensate.
Domani aggiornerò anche l'altra mia storia.
Alla prossima piccole mezze lune 🌙

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