Capitolo 3

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Continuo a rigirarmi nel letto senza trovare pace.

La caviglia brucia parecchio e anche senza le lenzuola continuo a sentire un caldo tremendo.

Le giornate qui a New York sono ancora calde. L'autunno è ancora lontano.
Anche se resto dell'idea che la stagione più bella sia la primavera né troppo caldo né troppo fredda.
Una perfetta via di mezzo.

Guardo sul comodino e la sveglia segna le due e trentacinque del mattino e l'unica cosa a cui pensavo oltre la caviglia era la voglia di qualcosa di dolce, sebbene fosse passata l'ora dello spuntino di mezza notte.

Scendo dal letto ed esco dalla mia camera facendo meno rumore possibile. Non indosso nemmeno le pantofole per ammortizzare i miei passi.

Raggiungo in fretta la cucina illuminata dalle luci della città che non dorme mai.

Apro il frigo e trovo una fetta di torta al triplo cioccolato che non so come sia sopravvissuta, ci aggiungo anche un bicchiere di latte vicino.

Mi isso sul balcone della cucina e inizio a gustarmi questo dolce fantastico preparato da Ilya la nostra domestica/mamma all'occorrenza.

Ricordo ancora quando ebbi il primo ciclo e sporcai il divano bianco in soggiorno. I miei fratelli correvano urlando e ridendo del mio panico, non capendo perché perdessi sangue.
Ilya dopo averli ripresi mi accompagnò in bagno e mi spiegò tutto ciò che c'era da sapere. Forse in maniera troppo dettagliata ma gliene fui grata e lo sono ancora sapendo tutto ciò che ha fatto per noi durante gli anni.

<<Non riesci a dormire?>> sobbalzo a questa domanda e alzo il mio sguardo.
Poco distante dal bancone c'è Aaron con indosso solo dei pantaloni della tuta, a piedi nudi.

Mi perdo nel l'osservare i suoi tatuaggi e indugio sul mio preferito quello sulle costole "Nulla avviene senza sacrificio". Quanto è vera questa frase.

Mi riprendo dalla mia semi trance e mi affretto a rispondere.

<<Avevo voglia di qualcosa di dolce>> mi limito a rispondere e riportando la mia attenzione sulla torta.

Sento i suoi passi finché non me lo ritrovo di fianco intento ad osservarmi.
Passa qualche secondo finché non sento la sua mano calda sulla guancia e poi il pollice accarezzarmi l'angolo dalla bocca per qualche istante. Porta il pollice alla bocca e succhia lentamente. Dio come è possibile.

<<Buona>> mugugna, non stancando mai i suoi occhi dai miei.

Non riesco a parlare, non credo di connettere in questo momento.
Non mi si è mai avvicinato così tanto.
Si sposta davanti a me e di riflesso mi sposto anch'io di fronte a lui restando sul bancone. Solo seduta qui sopra riesco ad arrivare all'altezza del suo sguardo.
Sto tremando e lui se ne accorge.

Si avvicina di un passo, uno soltanto finché non sento le sue mani sulle mie coscie.
Le accarezza piano prima di stringerle più forte e attirarmi ancora di più verso verso di lui. Si mette in mezzo alle mie gambe e ora sono faccia a faccia con lui.
Non riesco a muovermi e non so nemmeno se sto respirando correttamente ma sento il suo respiro e il suo odore investirmi con prepotenza.
Non può essere reale.

Guardo i nostri corpi e non posso fare a meno di arrossire.
Lui sposta l'attenzione sulla mia caviglia che tocca solo con la punta delle dita.
Mi faccio coraggio e con movimenti lenti tocco le sue spalle con le mani e traccio i contorni di alcuni tatuaggi che ha sul petto. Sembra impnotizzato e io lo sono senz'altro con lui. Lo sento irrigidirsi sotto le mie mani.

Mi cattura una mano con un gesto veloce prima che possa toccarlo ancora.
Riporto l'attenzione sul suo viso e i suoi occhi incontrano ancora una volta i miei.
Vedo il suo sguardo indugiare sul mio viso per poi concentrarsi sulla mia bocca che continuo a tenere serrata.

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