Capitolo 5

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Ieri sera si prospettava una serata pessima e così è stata, se non peggio.

Tornata a casa, ho letto negli occhi di Ethan comprensione e curiosità ma vedendo lo stato in cui ero avrà capito che non avrei parlato in ogni caso.

Ethan con i suoi occhi blu e un sorriso comprensivo mi hanno lasciata libera di correre in camera mia, togliermi le scarpe per poi lanciarle in un punto impreciso della mia camera. Togliermi anzi strapparmi le mille forcine dai capelli per lasciare che un mare di onde castano chiaro scendessero sulla mia schiena. Il vestito buttato sul letto e io che mi rannicchiavo sul pavimento con indosso solo le mutandine.

È stato così brutto, triste come lo si può immaginare.
Così come rivedo quella scena adesso.

Ho già indossato la divisa per andare a scuola quando scendo a fare colazione.
Incrocio lo sguardo amorevole di Ilya dietro il bancone che sta finendo di preparare la colazione per tutti.

Mi siedo al fianco di Dom che è a capotavola alla mia destra mentre alla mia sinistra ho Kaleb che mi scruta con fare pensieroso mentre gli altri sono ancora assonnati. Il mio sguardo scivola fino a lui, non posso evitarlo e lo vedo intendo già ad osservarmi.

Mi concentro sul piatto di pancake ai mirtilli che Ilya mi serve e alla sensazione della sua mano quando mi accarezza la testa con fare materno. L'unica volta che posso sentirmi come se fossi ancora una figlia è proprio questa.
Amavo le coccole della mia mamma, rannicchiate sul divano davanti a un film e anche quelle silenziose di mio padre fatte sempre quando credeva che dormissi.

Le rivolgo un sorriso e anche se ricambia è uno dei suoi soliti sorrisi da "sochequalcosanonvaevuoteraiprestoilsacco", perché proprio come una mamma Ilya ti farebbe confessare anche cose che non hai fatto!

<<Sei sparita ieri sera, come mai?>> chiede Dom, portandosi un'altra forchettata di pancake alla bocca per poi prendere la tazza di caffè alle labbra.

Decido di dire la verità o almeno parte di essa <<Non mi sentivo bene e ho chiesto ad Ethan di portarmi a casa, avrei dovuto avvisarti mi dispiace>>.

<<Mi da fastidio non essere avvisato, sai bene quanto io tenga alla regole>>

<<Lo so e mi scuso>> dico abbassando di poco lo sguardo e giocando con il mio braccialetto.

<<So che sei spaventata per il tuo ingresso ufficiale negli affari di famiglia ma devi stare tranquilla. Ognuno di voi ha il suo ruolo e io sono fiero di tutti voi. Te inclusa>>
Incrocio di nuovo il suo sguardo e so che è sincero. Sappiamo tutti che sebbene Dom abbia regole sue e sia  fedele ad esse, è sempre stato sincero con noi. Peccato che al momento non sia ciò che tormenta i miei pensieri.

Ci ha sempre chiesto fedeltà e di essere onesti.

<<Ma sembra che tu ed Ethan non siate i soli ad essere spariti, non è così?>> guardagli altri che si lanciano sguardi prima di iniziare a ridere, incluso Aaron che si limita ad un sorrisetto.

<<Voi sapete che io so vero?>> chiede Dom.

<<Allora sai che rinunciare sarebbe stato impossibile, specialmente dopo ciò che abbiamo scoperto>> risponde Parker sbadigliando rumorosamente.

<<Del tipo che la dolce figlia del sindaco, volontaria di giorno è molto cattiva di sera, così come le sue amiche, non hai idea di quello che sanno fare...>> continua Gabriel.

A volte fanno schifo.
Dom capisce e sorride a tutti loro.
Controllare il nemico è uno dei loro compiti, che però a quanto pare non è così pesante per loro. Li ha sempre lasciati liberi, forse fin troppo.

<<Adesso fatela finita, c'è Davina qui>> dice Kaleb posando un braccio intorno alle mie spalle.

Sono stanca di essere trattata da bambina, e di questi comportamenti da finto buonista dopo aver preso parte anche lui a tutto questo.

<<Facile passare per buono dopo esserti fatto anche tu una scopata con loro>> ribatto togliendomi il braccio dalle spalle e alzandomi.

Sento applausi e fischi alle mie spalle, saluto Ilya e mi indirizzo verso la porta finché Kaleb non parla <<vengo a prenderti nella sua pausa pranzo, mangiamo insieme>>.

<<Non scomodarti ho altro da fare>>

Trovo giù l'autista di Dom che mi saluta con un cenno e mi fa accomodare.
Prima gli sguardi di Kaleb, poi il bacio di Aaron, poi di nuovo i complimenti di Kaleb e di nuovo Aaron che mi viene a cercare e mi stringe.

Sono sempre stata legata a Kaleb, si è sempre comportato meglio di altri per esempio di Aaron fin dal mio arrivo ma adesso non so cosa pensare. So solo che Kaleb non mi fa provare nemmeno un pizzico di ciò che Aaron scatena solo guardandomi o sfiorandomi appena.

La giornata scolastica passa in fretta, ho ricevuto un messaggio da Kaleb che mi diceva di ripensarci per il pranzo ma ho preferito ignorarlo.
Appena entrata a casa mi libero subito dalle scomodissime ballerine e mi dirigo verso il frigo per bere qualcosa di freddo e dopo un bicchiere di limonata mi sento decisamente meglio.

Vado verso la mia stanza, e  dopo essermi messa comoda con dei pantaloncini, un top che mi lancia la pancia scoperta mi dirigo nell'ala dedicata alla palestra e alla piscina.
Casa nostra è enorme, dieci camere da letto, undici bagni, zona giorno e cucina che creano un grande open space e poi la palestra con la piscina. Ci troviamo al quarantesimo piano del Wood, un bellissimo grattacielo situato nell' Upper East Side.

Ovviamente di proprietà di Dom che ha tenuto per se il nostro appartamento all'ultimo piano mentre gli altri sono occupati da altri ricchi imprenditori che pagano affitti stratosferici solo per potersi vantare di dove vivono.

Corro sul tapis roulant fino a perdere fiato, ho bisogno di spegnere tutto almeno per qualche momento.
Inizio a rallentare, prendendo  un sorso dalla bottiglietta d'acqua finché non alzo lo sguardo e gli specchi della palestra proiettano l'immagine di Aaron che mi guarda. Mi giro verso di lui mentre lo vedo avvicinarsi, si toglie la maglia e la poggia su una delle panche. È lo spettacolo più bello che si possa vedere. Ci ritroviamo  così, ancora una volta faccia a faccia.
Sento il suo respiro sul viso finché non si abbassa per guardarmi negli occhi e sciogliermi la coda per far ricadere i miei capelli, non più tanto mossi sulle spalle.
Non riesco a mettere un suono. Sono stregata dai suoi occhi.
Alza una mano e la immerge nei miei capelli, si avvicina piano affinché possa capire che ha intenzione di baciarmi di nuovo e lo fa.

Cerca di andarci piano ma capisco da come respira che per lui debba essere una tortura.
Immergo le mani nei suoi capelli e glieli tiro leggermente, facendogli capire che può baciarmi come vuole. Sembra capirlo perché poco dopo il ritmo aumenta, mi prende sotto le ginocchia e io gli allaccio le gambe intorno alla vita. Si siede su una delle panche e mi mette le mani sui glutei per incitarmi a muovermi.

Inizio a dondolarmi su quella che è un erezione credente.
Lo sento duro. Lo sento.
Sembra in trance finché non si stacca lasciandomi ansimante oltre che eccitata come mai prima d'ora. Mi accarezza di nuovo la guancia, si alza per rimettermi in piedi e io lo guardo andare averso l'uscita finché non si arresta di colpo e guardandomi da sopra una spalla mi dice <<Stai lontana da lui>> con tono minaccioso per poi andarsene.

Si avvicina e si allontana allo stesso tempo.
Mi tremano ancora le gambe che devo sedermi per non rischiare di cadere.
Il respiro si regolarizza ma ciò che provo non fa altro che impazzire ancora di più se possibile.

Il giorno dopo fa finta che non sia successo nulla, non incontra il mio sguardo né a colazione né a cena e dopo di essa esce con Gabriel e Parker mentre io rimango chiusa in camera mia, raggomitolata su me stessa pensando alla tempesta che si sta abbattendo su di me.

-Spazio Autrice
Non va affatto bene, dico bene?
Davina di sicuro non ha idea di ciò prova Aaron!
Come al solito spero che vi piaccia
Al prossimo capitolo piccole mezze lune🌙

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