Capitolo 6

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Sono passate quasi due settimane da quel bacio e sempre da quasi due settimane ceno in camera mia per evitare di far cadere il mio sguardo su Aaron e trovarmi davanti il suo solito muro di indifferenza.

La mia routine ormai si basa su scuola, corsi extracurricolari e poi quando torno a casa mi fiondo in camera mia e ci resto fino al mattino.
Ilya che mi conosce bene come le sue tasche non ha aspettato nemmeno un giorno e si è presentata in camera mia con quello sguardo da mideviqualchespiegazionesignorina. Ho cercato di convincerla che il carico di studio fosse  pesante ma quando ho iniziato a balbettare senza riuscire a smettere è stato chiaro ai suoi occhi che le nascondessi qualcosa.

Qualcosa che che non mi aspettavo e del tutto imprevedibile.
Io di certo non l'avevo prevista e non potevo prevederla.

Ma eccomi qui quattordici giorni dopo a rimuginarci ancora sopra, rivivendo la scena in un loop continuo, cercando sempre più dettagli per mettere insieme pezzi di un puzzle che non sembra avere soluzione.

Il lato positivo è che ho avuto molto tempo per perfezionare DOMINO che è quasi del tutto ultimato. Sono fiera della mia creazione e mi piace pensare che anche mio padre sia  fiero di me. Ma so che mi sto solo illudendo perché mio padre non userebbe un sistema così potente per scopi così disonesti.

Dom ci ha sempre detto che nel mondo degli affari bisogna essere disposti a tutto pur di raggiungere i propri scopi, incluso distruggere se necessario.
E lui ne ha distrutte di vite grazie ad Aaron e agli altri.

Ha distrutto matrimoni,ha ricattato e spezzato un quantitativo di persone di cui ignoro il numero e preferisco non sapere, solo per trarne vantaggio negli affari.
Non so se siano arrivati a gesti ancor più estremi, in cuor mio so già che siamo macchiati di peccati di per già troppo pesanti per una persona sola o un gruppo di persone.
Di tutti noi sono sempre stata definita la più fortunata perché avevo una famiglia che mi amava, l'ho persa in circostanze non chiare ma avevo qualcuno. Non si può dire lo stesso degli altri.

Aaron perse sua madre per overdose quando aveva tre anni, lasciato solo con un padre violento che aveva la predilezione di picchiare con la cinghia solo perché respirava, finché all'età di sei anni scappò di casa e divenne uno di quei bambini senzatetto degni di un romanzo di Dickens. Dom lo trovò all'uscita del suo ufficio, stava cercando di rubare un'orologio ad un passante che si stava per accanire su un bambino la cui unica colpa era il voler sopravvivere.
Fu preso in custodia da Dom che da allora si è preso cura di lui, di noi, a modo suo. Dopo di lui è arrivato Kaleb e inseguito tutti gli altri. Il suo piccolo esercito personale.

Domando sempre a me stessa quando la vita mi presenterà il conto delle mie scelte e ho paura delle azioni che ancora dovrò commettere. Ne sento talmente il peso che a volte mi sembra di soffocare.

La porta della mia camera si apre e vedo entrare Kaleb con un piatto di cous cous alle verdure tra le mani, uno dei miei piatti preferiti e una faccia che urla scusa.
Incrocio le braccia e aspetto che sia lui a parlare.
Appoggia il piatto e la posata sul tavolino e si avvicina a me.

<<Ti chiedo scusa per ciò che ho detto,più che altro per il mio modo di comportarmi>> inspira profondamente e continua <<non volevo che sentissi ciò che fanno....che facciamo>>

<< Lo saprei lo stesso. Ricordi dei marchi e che vivo qui vero?>>

<<Ciò non mi rende meno preoccupato nei tuoi confronti e di ciò che affronterai in futuro>>

<<Sono abbastanza grande per affrontare ciò che troverò sulla mia strada>> tento di voltargli le spalle ma lui mi afferra per un braccio e mi tira contro di lui.
Sento le sue braccia serrarsi intorno a me in una morsa d'acciaio. La sua testa è fra i miei capelli e la sua voce mi arriva ovattata.

<<Ti prego per domani, non sai quanto tu sia improntate>>
Mi ha sempre detto di volermi bene, si è sempre comportato in modo protettivo nei miei confronti ma adesso le parole mi arrivano con un'intensità diversa.
Le sua mani si spostano sui miei fianchi per poi salire delicatamente  sul mio viso.
<<Non ne hai idea..>> mormora più fra se e se.
Lo vedo avvicinarsi, oddio non vorrà mica?

Prendo uno slancio e gli circondo il collo con le braccia e lo tengo stretto in un abbraccio.

<<Ti perdono>>

Il mio sguardo viene calamitato proprio sulla porta della mia camera dove Aaron con un'espressione disgustata ci guarda per poi andarsene. Ha ascoltato tutto?
Mi stacco da Kaleb con il mio più convincente sorriso finto per ringrazialo per la cena.
Mi accarezza di nuovo la guancia, e poi lo vedo chiedersi la porta alle spalle.
Cosa diavolo sta succedendo?
Non riconosco più la mia vita da quando ho compiuto diciotto anni.
Il mio stomaco è completamente chiuso.
Non riesco a togliermi dalla testa lo sguardo di Aaron e le sue parole dette in palestra stai lontana da lui. Ora so a chi si riferiva. Kaleb.
Ma perché? Perché ammonirmi su di lui? Sa decisamente qualcosa.

Con queste domande metto la testa sul cuscino e piano piano scivolo in un sonno agitato.
Sento una mano accarezzarmi i capelli molto delicatamente e un profumo inconfondibile che mi arriva al naso tanto. Dovrò essermelo immaginato.

-Spazio Autrice
Aaaah i sogni! Sono il posto preferito della maggior parte delle persone.
Che ne pensate? Avete qualche teoria?
Spero che il capitolo vi piaccia anche se leggermente più corto rispetto al solito, ma è un capitolo di transizione.
Alla prossima piccole mezze lune 🌙

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